Rocco Schiavone, interpretato da Marco Giallini, è il protagonista dell‘omonima serie tv e della collana di romanzi a lui dedicati, entrambe nate dalla penna di Antonio Manzini. Nella storia narrata nelle (finora) tre stagioni del prodotto televisivo targato Rai 2, l’uomo è un vicequestore aggiunto che svolge le sue funzioni ad Aosta. È una personalità macchiata da molti traumi fin dall’infanzia, e anche per questo un soggetto molto difficile da trattare. È burbero, scortese e indisponente, poco avvezzo all’osservanza delle regole, cosa che lo costringe all’esilio in Val d’Aosta: infatti, viene lì inviato dai superiori per motivi disciplinari, facendogli perdere la possibilità di continuare a lavorare nella sua città natía, Roma.
Ha un rapporto ambivalente e contraddittorio con il suo lavoro, scelto per necessità più che per vocazione vera e propria, ma dimostra a più riprese di essere capace e di sapere il fatto suo. Potremmo descriverlo come un poliziotto dai modi al limite dello sprezzante, tanto con i colleghi quanto con i criminali, esageratamente irascibile, nonché abituale fumatore di spinelli. Per una persona proveniente dalla cruda realtà romana di Trastevere risulta estremamente complicato adattarsi alla nuova, fredda e all’apparenza piatta realtà valdostana, fin troppo aderente a quelle regole che invece Rocco Schiavone si ritrova a spesso e volentieri a infrangere.
Le risse compiute nel difficile quartiere di Trastevere hanno temprato il suo carattere fin dall’infanzia, rendendolo un uomo brusco e incline alle maniere forti, ma sotto quest’apparenza Rocco nasconde un lato gentile (a modo suo), bonaccione e saggio, soprattutto con Gabriele (il suo giovane vicino di casa, il quale vede in Rocco una sorta di figura paterna).
Sul versante privato, nonostante la recente relazione intrapresa con Nora (Francesca Cavallin) e la reciproca simpatia con la collega Caterina (Claudia Vismara), dopo tanti anni l’uomo non riesce ancora a dimenticare l’amata moglie Marina (Isabella Ragonese): e infatti il suo ricordo rimane una presenza costante, sotto forma di allucinazione, nella quotidianità di Schiavone. Con Caterina, invece, ispettrice timida e riservata che risulterà esser entrata in polizia grazie all’interessamento di un pezzo grosso della polizia che vive a Roma, amico della madre, la relazione non decollerà. Infatti, anche se adocchiata fin da subito da Rocco, Caterina si frequenterà prima con Pierron.
In seguito, dopo un primo bacio con Rocco in un momento di debolezza, quando lui le racconta come ha perso la moglie Marina, andrà anche a letto con Rocco, ma quando sembra iniziare una relazione tra loro tutto finisce per un colpo di scena: è lei, infatti, a essere la “spia” interna alla Squadra Mobile che informa Roma (Questura e Ministero degli interni) sugli spostamenti di Rocco, il quale non appena la scopre chiuderà immediatamente la relazione appena iniziata, incontrandola di persona al ristorante.
A livello lavorativo, invece, l’unico con cui Schiavone riesce a stabilire un rapporto è l’agente Italo Pierron (interpretato da Ernesto D’Argenio), valdostano, fidato collaboratore del vice-questore aggiunto. Soprannominato “donnola”, uno dei pochi a stargli simpatico all’interno della questura, probabilmente a causa del fatto che anche lui non ha scelto la divisa, ma l’ha trovata per caso e necessità. Di Verrès, si è trasferito ad Aosta al seguito di una sua fidanzata e ha deciso di rimanervi anche dopo la fine della relazione. In più occasioni lui e Rocco si mettono d’accordo per dividersi i soldi presi nelle varie retate. Un aneddoto potrebbe dare un’idea del rapporto tra i personaggi: dopo la storia finita male con la collega Caterina Rispoli, Pierron si rifugia nel poker finendo malmenato dagli scagnozzi di un delinquente, Kevin (Luigi Di Fiore) per i suoi debiti di gioco. Sarà proprio Schiavone a tirarlo fuori da questa situazione con l’aiuto di Brizio (Tullio Sorrentino).
Nei romanzi viene raccontato (e in parte è ripreso nella serie) che la mattina, prima di cominciare a lavorare, Rocco Schiavone fuma una canna di marijuana contenuta in un apposito cassetto chiuso a chiave nella scrivania in ufficio. Questa abitudine, che lui definisce la sua “preghiera laica del mattino“, citazione di Hegel, il quale si riferiva però al giornale, gli dà immediati benefici.
Inoltre, quando incontra una persona ha l’abitudine di schedarla grazie alla somiglianza con qualche animale, fissazione che risale ai molti pomeriggi della sua infanzia passati a sfogliare i volumi di una enciclopedia degli animali regalatagli dal padre.