Era il 16 dicembre 1997 e in Giappone andava in onda l’episodio numero 38 della prima stagione della serie animata Pokémon. Era un giorno come tanti altri all’apparenza, e i bambini si apprestavano a godersi un altro capitolo di quello che sarebbe diventato uno dei fenomeni mediatici più grandi degli anni ’90 e dei primi anni 2000.
Non potevano immaginare quel che sarebbe successo, e probabilmente neanche tanti adulti, ma quel 16 dicembre segnò la storia non solo per la saga dei Pokémon, ma per tutte le serie animate che vennero prodotte da quel momento in poi.
Nell’episodio 38 intitolato in giapponese “Dennō senshi Porygon” (Soldato computer Porygon), i nostri protagonisti Misty, Brock, Ash e Pikachu (le cui origini stanno per essere svelate) si ritrovano dentro un sistema operativo di un computer di un centro medico per un malfunzionamento del sistema di trasferimento Pokémon. Scoprono che questo è causato dal Team Rocket il quale ha rapito un esemplare di Porygon (Pokémon che può vivere nel cyberspazio) con lo sco di rubare tutte le sfere poké degli allenatori.
Verso la fine dell’episodio, Pikachu per salvare i suoi amici da una situazione critica usa l’abilità tuonoshock contro dei missili provocando una serie di effetti visivi che hanno avuto ripercussioni su una modesta porzione di telespettatori.
Trovandoci nel cyberspazio e non nel normale universo di Ash, è chiaro che anche l’esplosione dovesse essere diversa dal normale. Per questa ragione, gli ideatori hanno alternato immagini rosse e blu in rapidissima sequenza, attraverso una particolare tecnica stroboscopica di 12 hz, esposta a tutto schermo.
A causa di questo, in tutto il Giappone 12.000 persone denunciarono malanni dopo la visione dell’episodio. I casi più gravi furono portati in ospedale e furono ben 685. Vennero riscontrati i più disparati disturbi: dal semplice mal di testa o nausea, a un molto più grave blocco temporaneo della vista o crisi epilettiche.
Il tuonoshock di Pikachu fu talmente potente e pericoloso da dare il nome al fenomeno che verrà poi ricordato negli anni a seguire: Pokémon Shock.
Quel 16 dicembre 1997 la finzione entrò a gamba tesa nella realtà, con un sorriso beffardo stampato in volto. A seguito di questo episodio, le conseguenze non si fecero attendere. Il giorno dopo i notiziari nipponici si scusarono pubblicamente con la popolazione, e la serie venne bloccata per 4 mesi, fino al mese di aprile del 1998.
Ma questo non fu tutto
Lo stesso giorno delle scuse pubbliche, la Nintendo perse il 5% delle sue azioni nonostante non avesse nessun tipo di colpa in merito, e in futuro cambiarono molte cose, sia per i Pokémon che per la produzione di future serie animate.
L’episodio fu censurato e mai più trasmesso, in nessun paese del mondo. Effettuate le dovute analisi e riflessioni sul fenomeno che fece sentire male tutte quelle persone, si decise di prendere delle precauzioni: animazioni con strisce e cerchi concentrici non potevano più essere visualizzate a tutto schermo, le immagini non potevano più lampeggiare per più di due secondi. Il lampeggio di scene contenenti il colore rosso, venne estremamente ridimensionato.
Sebbene oggi non se ne parli molto, il fenomeno di Pokémon Shock (che si somma agli aspetti macabri di altri cartoni, come quello di Hello Kitty) è rimasto nella memoria di tante persone. Nella mente di tutti quei bambini che quel giorno di dicembre volevano solo seguire la loro serie animata preferita e invece si sono ritrovati a passare la notte nell’ospedale di quartiere.