Non ho visto Poldark, ho letteralmente bevuto la prima stagione di Poldark.
Di recente ho visto diverse Serie Tv made in England, perché sentivo un po’ la mancanza di crinoline e sospiri d’amore, quindi, quando sulla rete dal nome un po’ così, “LA EFFE”, (ma la Effe sta per la Fimmina o ha altri fini commerciali? Dovrò documentarmi…) ho trovato la prima stagione di Poldark, mi sono detta: ma sì, dai, perché no?
Grave errore, molto grave.
Infatti poi non ho più avuto una vita sociale e ho dovuto spedire i figli in esilio nella loro cameretta, perchè, diciamolo, Poldark non è visione per quattrenni.
In breve, la storia narra di Ross Poldark che parte per la guerra di Indipendenza Americana, lascia una prosperosa tenuta di famiglia, possedimenti terreni e una pseudo fidanzata, la svenevole Elizabeth.
Torna dalla guerra e che accade? Soldi andati, famiglia disintegrata, padre suicida e pseudo fidanzata promessa al cugino, l’inutile Francis. Roba da mandarti dallo psicanalista per anni.
E invece no, Ross Poldark non si abbatte, si rimbocca le maniche e riparte da zero, risistema la casa, riavvia l’attività di famiglia, prende sotto la propria ala protettiva l’apparentemente brutta, ma in realtà bellissima Demelza (che io ho continuato a chiamare Demenza fino all’ultima puntata, ma va beh).
Ross Poldark è un uomo buono, totalmente anacronistico rispetto ai tempi in cui vive: è populista, difende i diritti dei poveri e dei lavoratori, si prende cura dei reietti e dei dimenticati, se ne frega delle convenzioni e delle norme dell’epoca. È retto fino al punto che vorresti prenderlo a ceffoni e gridargli di ripigliarsi.
Oggi lo chiamerebbero “buonista”.
Lotta contro dei cattivi malvagi e pessimi, che mettono in risalto quanto lui sia retto e giusto (il tutto senza renderlo stucchevole, cosa che raramente accade nelle Serie Tv di questi tempi). È un Romantico molto prima che il Romanticismo arrivasse nella zona in questione. Certo, ha anche dei difetti, ma sono difetti che lo rendono solo reale e fallibile.
Che, poi, sia uno gnocco atomico, è un dettaglio pressoché irrilevante (non per la sottoscritta).
È un eroe a tutto tondo, anche quando cade, anche quando ti viene voglia di dargli dello scemo: perché solo uno scemo autolesionista potrebbe ancora prendersi cura della ex fidanzata che correva con te sull’orlo della scogliera, ridendo con gli occhi a cuore e mentre partivi in guerra, e pensava solo a sposare il partito migliore in circolazione. Tanto, agli occhi del mondo, tu eri morto, quindi chi se ne frega.
A parte Ross Poldark, un personaggio così romantico nel senso letterario e letterale del termine, anche altri personaggi mi hanno molto colpito.
Io li divido tra quelli che detesto e quelli che adoro, nel bene e nel male.
Adoro Demelza: solo per quello che ha passato e soprattutto per la passione che mette nel suo amore per Ross. Supera i propri limiti, da brutto ragazzino mascherato, pestato, umiliato, diventa una donna, una madre, una padrona di casa meravigliosa.
E quei capelli rossi sono un sogno.
Ho un debole per il minatore Mark, un vero sfigato atomico, che, poverino, non ha fatto niente di male se non sposare la donna sbagliata. L’amore non basta e Mark ne è un esempio: il suo amore non era sufficiente, non bastava alla volitiva e sfuggente Karen, che cercava sempre altro, sempre di più. Tutti hanno tentato di dissuaderlo, ma lui ci ha provato lo stesso, anche se i presupposti erano negativi.
Errore che, anche oggi, commettono in tanti.
Verity che ama l’uomo sbagliato, sbagliato per il fratello, non certo per lei. Ho tifato per lei dal primo momento, con tutti i suoi limiti, perché all’epoca erano rare le donne emancipate.
E che dire del Dottor Enys? Sta a Ross Poldark come Robin sta a Batman.
Odio Karen. Tutto ciò che detesto in una donna.
Elizabeth, la classica “vedo/non vedo”, gioca con Ross Poldark dall’inizio alla fine, perché sa di avere un ascendente su di lui, gioca col marito, geloso alla follia, gioca con la propria situazione, perché al primo posto c’è solo lei. Lei e quei suoi occhioni ingannevoli. Non le perdonerò MAI lo sguardo da cucciola ferita, quasi offesa, quando Ross le chiede, al capezzale della moglie moribonda, di pregare per la sua salvezza.
La bella cerbiatta quasi non ci crede: come, non sono io l’amore della tua vita?
No, cara, mi hai sostituito col cugino scemo.
Parliamone.
Francis Poldark, il cugino inutile, vanesio, arrogante, così diverso da Ross da farti quasi provare pena per lui: Francis affronta un mostro di rettitudine, determinazione, cocciutaggine, risolutezza. Un signorotto arricchito, protetto da papà per molto tempo, non può reggere il confronto.
Provo compassione per Elizabeth solo per la sequela di volte in cui il marito insicuro le propone l’ennesimo paragone con Ross.
Ma anche basta.
Menzione speciale per la coppia Prudie/Jud, quanto meno perché lei mi ha insegnato rocamboleschi modi per insultare il genere maschile.
Poldark è un piccolo gioiellino per gli amanti della fiction britannica in costume: ha tutti i requisiti, dai personaggi avvincenti, alle sceneggiature realistiche, le musiche coinvolgenti, la trama appassionante.
Insomma, che chiedere di più?
La stagione due, ecco cosa chiedere. La trasmettono ora sempre su La Effe.
Corro.