Anni Novanta: gli anni degli 883, di Non è la Rai, di Clinton presidente e dell’ascesa del berlusconismo. Gli anni delle prime Playstation, del Tamagotchi e del film Titanic, delle Spice Girls e di Beverly Hills 90210. Vabbè, finiamola qua e risparmiamoci il solito viaggio nostalgico tra le memorie di un trentennio fa. Con un ultimo appunto: gli anni Novanta sono stati, in ambito sportivo, un periodo floridissimo per il calcio italiano. Un periodo nel quale il calcio italiano era ancora un’icona esportata in tutto il mondo, e rappresentava un simbolo di bellezza del nostro Paese (ben al di là delle storture che portava con sé). Il calcio italiano occupava un posto speciale nell’immaginario comune di chiunque fosse appassionato di sport in ogni angolo del mondo. Per molti versi, era altrettanto anche per chi era disinteressato al calcio. In tal senso, un posto speciale è stato ricoperto dalla Sampdoria.
Dove vogliamo andare a parare? Cosa ci fa la Sampdoria in un articolo di Hall of Series?
Beh, non sarebbe manco la prima volta. Alcuni mesi fa, in occasione del rilascio della prima stagione della serie Netflix Il problema dei 3 corpi, avevamo riportato una notizia interessante all’interno di un breve articolo. Secondo quanto ammesso dall’autore del ciclo di romanzi fantascientifici da cui è tratta la serie, Liu Cixin, Il problema dei 3 corpi, una delle opere sci-fi più significative dell’ultimo trentennio sarebbe nata grazie… alla Sampdoria. Disse: “Una partita di calcio mi ha ispirato. È stata la prima partita in un grande stadio a cui abbia mai assistito: una partita tra la nazionale cinese e l’italiana U.C. Sampdoria allo Stadio dei Lavoratori di Pechino”.
Cosa successe, esattamente? “Ho pensato: se nell’universo ci sono civiltà intelligenti, viste le distanze enormi, anche i loro pianeti sembreranno puntini di uno schema”. Evitiamo di avventurarci in ulteriori dettagli, visto che non è manco questo il punto della questione che affronteremo oggi. Tenete a mente, però, due aspetti che esplicheremo tra poco. Rudd Gullit, allora militante nella Sampdoria, fu associato letteralmente a una stella in virtù di una connessione “matematica” tra il gioco e il nostro sistema solare. Inoltre, la Sampdoria era allora popolarissima in tutte le parti del mondo. Giappone incluso, se non soprattutto il Giappone. Appuntato? Bene: stiamo per arrivare ai Power Rangers.
La Sampdoria, vincitrice di uno scudetto storico nel 1991 grazie alla straordinaria coppia formata da Roberto Mancini e da Gianluca Vialli, oltre che alla guida esperta e saggia di Boskov e a una squadra fenomenale, era quindi uno dei team più riconoscibili del mondo. Tanto da arrivare a connettere il proprio destino con quello di una saga sci-fi giapponese.
Merito dei successi sul campo, arrivati dopo una storia che non li aveva mai caratterizzati a quei livelli, e di una maglia che ha rafforzato l’immaginario comune. Ancora oggi, è considerata una delle maglie più belle del mondo.
Tutto ciò ci porta, finalmente, al nocciolo della questione. A un certo punto, questa bella storia d’amore tra la Sampdoria e il mondo si sublimata… in una puntata dei Power Rangers. L’abbiamo presa un bel po’ larga, ma il contesto è fondamentale per dare un senso razionale a quello è successo nel 1997, anno in cui avvenne uno degli scontri più assurdi nella storia dei manga – sì, esiste pure un fumetto – e degli anime. Forse, nella storia dell’uomo.
Tratto da Denji Sentai Megaranger, la 21esima serie di Super Sentai (è il franchise da cui hanno origine i Power Rangers), l’episodio 34, presentato con un titolo che sarebbe traducibile con qualcosa tipo “Ti farò vedere il tiro miracoloso del fratellone!”, presenta una battaglia campale tra i Power Rangers e un gruppo di giovani bambini vestiti con la maglia della Sampdoria, assoggettati al volere di un’entità malvagia. L’entità malvagia è un alieno, il Porcospino Nejira, un “allenatore” che circuisce Shinji, fratello minore del Power Ranger (sarebbe un Megaranger, in realtà) Koichiro.
Il giovane ragazzo sognava di diventare un calciatore d’alto livello. Tuttavia, visto che non è finito in una puntata di Holly e Benji, incontra il Porcospino al posto di un mentore brasiliano che si infila di soppiatto nella vita della madre.
Shinji, dal canto suo, si era prima rivolto a suo fratello Koichiro. Oltre a essere un supereroe affermato, il più carismatico tra i Power Rangers era infatti un calciatore d’ottimo profilo. Dopo aver rimandato più volte l’impegno col fratellino, il giovane si è imbattuto nel losco figuro. Non Jeff Turner, continuando attraverso gli inevitabili parallelismi con Holly e Benji, bensì il famigerato Porcospino. L’entità trasforma così il gruppo di bambini gioviali in terribili macchine assassine. Armi terribili che attaccavano l’avversario attraverso i tiri di vere e proprie cannonate. Con ogni probabilità, non erano pari ai siluri tirati in quegli anni da Sinisa Mihajlovic (anch’egli calciatore della Sampdoria all’epoca), ma erano comunque sufficienti per mettere in forte difficoltà i Power Rangers.
Visto che potreste non credere – legittimamente – a quello che state leggendo e potreste imputare tutto ciò a un colpo di sole subito dal sottoscritto, troverete qui di seguito un filmato che prova la reale esistenza di questo straordinario momento della televisione anni Novanta.
https://x.com/CalcioEngland/status/1776620548367245573In ogni caso, Shinji ottiene così l’ambito dono e diventa un calciatore fortissimo. Abbastanza da superare in bravura il fratello maggiore con una terribile pallonata.
Le sue pallonate sono devastanti. Il numero dieci della squadra è ancora più forte di Roberto Mancini, e arriva addirittura a distruggere una colonna in cemento con un tiro. Il resto è storia: come potete facilmente immaginare, l’inquietante minaccia aliena, vestita di blucerchiato, verrà sventata dall’eroe Koichiro con una prodezza balistica, e tutto è bene quel che finisce bene. Shinji non diventerà mai la stella della nazionale giapponese, né vestirà mai le maglie della Reggiana e della Juventus come invece farà Mark Lenders, ma avrà l’opportunità di vivere una vita rispettabile all’ombra del fratello.
Non abbiamo un’idea precisa del perché sia nato tutto ciò, ma è doveroso sottolineare che lo sponsor tecnico della Sampdoria di quegli anni fosse giapponese (la Asics), e vale tutto quello che avevamo detto in apertura. La squadra ricopriva un ruolo speciale nell’immaginario comune dei nipponici.
Genova, tra l’altro, aveva un rapporto stretto col Giappone: sempre in quegli anni, una delle stelle del Genoa (acerrima rivale della Sampdoria) era il nipponico Kazuyoshi Miura (ancora in attività). Con ogni probabilità, è un’informazione non attinente alla storia dei sampdoriani cattivi di Power Rangers, ma la riportiamo per completezza.
A distanza di 27 anni da quella incredibile battaglia, tutto è cambiato. I Power Rangers sono ancora tra noi ma non sono più gli stessi di tempo, e altrettanto si può dire a proposito della Sampdoria. Della coppia formata da Vialli e Mancini sono rimasti solo i dolci ricordi. Al posto di Boskov e del Porcospino c’è Pirlo e la squadra si appresta a disputare il secondo campionato consecutivo in Serie B. Non sarà semplice, affatto: la gloria dei giorni migliori è ormai alle spalle, e non sono previste invasioni aliene che potrebbero condizionare le prestazioni della squadra. Peraltro, gli avversari che dovranno incontrare nella prossima stagione saranno davvero temibili. I Power Rangers si occupano d’altro, ma i blucerchiati dovranno vedersela coi terribili fabbri della cadetteria. Secondo le ultime informazioni, non ci saranno in ballo le sorti del mondo.
In compenso, però, la sfida per la promozione sarà altrettanto complessa.
Antonio Casu