Eccoci a un nuovo appuntamento con Preacher 4×05 (qui trovate la recensione della precedente puntata). Nel precedente episodio, Jesse ha avuto la riconferma di quanto Dio lo stia mettendo alla prova (e si diverta a vederlo soffrire). Come in tutte le storie bibliche, il credente deve dimostrare la propria ubbidienza alla sua divinità attraverso una serie di imprese. Non c’è però alcun intento benevolo o purificatore dietro le azioni di Dio. L’obiettivo del Santo Padre è quello di mettere in difficoltà il predicatore per vedere fin dove si spingerà.
Ma in Preacher una cosa va finalmente per il verso giusto.
Jesse arriva in Australia e ad aspettarlo ci sono il Santo degli Assassini e Eugene. Tutti i personaggi si stanno riunendo. L’incontro tra Jesse e Eugene era annunciato fin dalle precedenti stagioni e tutti eravamo curiosi di sapere come sarebbe andato a finire il conto in sospeso tra i due: d’altronde, Jesse ha bandito Eugene all’Inferno, ma non sembra averci pensato troppo durante i suoi viaggi. Così non è stato invece per Eugene, che ha avuto modo di rifletterci sopra.
All’inizio mi ero fatta un’idea precisa di come avrebbe potuto svolgersi l’incontro. Jesse avrebbe chiesto perdono a Eugene e il ragazzo lo avrebbe perdonato. Il predicatore chiede la grazia al membro della sua congrega che più ha creduto in lui, mentre all’inizio della prima stagione era Eugene a chiedere il perdono a Dio e a Jesse per tutto quello che aveva fatto. I ruoli si sono simbolicamente rovesciati. Però non mi sarei mai aspettata che Eugene sparasse a Jesse e lo consegnasse nelle mani del Santo.
Mi ero fatta un’idea precisa di Eugene che adesso si è completamente frantumata. Arseface (come viene chiamato il ragazzo nel fumetto) è buono per natura, è quel tipo di persona talmente credente e fiduciosa nel piano divino da riuscire a perdonare chiunque perché tutti meritano l’assoluzione. Pensavo che lo stesso sarebbe valso anche per Jesse, ma così non è stato. Anche Eugene è un essere umano che ha sofferto per tutta la vita. Ha sempre dovuto scontare lui la pena al posto degli altri. Non voleva e non doveva finire all’Inferno: non potrà mai perdonare Jesse per questo. Perfino il più buono tra gli uomini si piega davanti all’ingiustizia. O forse l’influenza di Hitler lo ha cambiato parecchio durante il suo soggiorno all’Inferno.
Anche Tulip e Cassidy sono di nuovo insieme.
Hanno finalmente modo di raccontarsi quello che è successo finora, dalla congrega dei vampiri fino alla fuga di Gesù, che adesso gioca tranquillo a un cabinato del motel. Nonostante possa sembrare un intermezzo inutile, al pubblico fa piacere vedere la coppia tornata insieme e assistere al lacerante e insoddisfatto amore di Cassidy per Tulip. Dopo interi episodi in cui non hanno fatto altro che cercarsi, vederli di nuovo insieme è quasi un lieto fine. Perfino l’arcangelo è riuscito a riunirsi con la sua amata, un demone dell’Inferno con cui inizia a ballare sulle note dei Queen (i fan di Good Omens possono aver visto un sottotesto molto implicito a Aziraphale e Crowley).
È a quel tipo di amore che Cassidy aspira, per poi ricredersi subito quando li vede combattere e cercare di uccidersi perché, come gli spiega l’arcangelo, è nella loro natura (“Perchè la amo troppo!“). E in qualche modo è anche un’allusione al rapporto tra Cassidy e Tulip: per quanto possano amarsi, la loro natura e il loro destino sono ben diversi e superano l’affetto che provano l’uno per l’altra.
Cassidy è finalmente pronto ad aiutare Jesse e a seguirlo. Ha rifiutato il suo aiuto per orgoglio (e per la questione irrisolta di Tulip), ma ora ha bisogno di fare la cosa giusta. Non vuole più fuggire e lasciare un suo amico nel fuoco nemico, anche se ha ancora dei conti in sospeso con lui.
Preacher è fatto di violenza e di intermezzi interessanti dove i personaggi possono parlare tra di loro e maturare.
Il brevissimo viaggio verso Las Vegas di Tulip e Gesù serve appunto per capire meglio le intenzioni della donna. Lei vuole andare a divertirsi, dimenticare Jesse e i suoi problemi, rapinare delle banche e continuare così fino alla fine dei tempi. Gesù è affascinato da questo mondo ma sente che non è la sua strada. Proprio come Tulip, Gesù ha cercato di fuggire dai suoi obblighi perché ne è spaventato: ha sempre fatto quello che voleva nella vita perché non ha mai avuto una guida. Ma un giorno suo Padre, Dio, gli dà uno scopo: partecipare alla riunione del Graal. Per la prima volta Gesù sente di avere finalmente un ruolo in qualcosa di importante, si sente indirizzato. E per quanto questo compito lo spaventi, non vuole tirarsi indietro: è l’unica cosa che gli abbiano mai chiesto di fare.
Perciò il Messia decide di tornare indietro e portare a termine i suoi doveri. Capisce che una vita a vagabondare senza scopo non può durare per sempre: tutti hanno bisogno di un punto fisso. Anche Tulip finalmente lo capisce e sa che il suo punto fisso è Jesse. Così anche lei torna indietro, carica in macchina Cassidy e parte per svolgere il suo compito: salvare la vita all’uomo che ama.
Nel frattempo al centro di comando del Graal si svolge la riunione per l’Apocalisse. Hitler, Starr (che finora abbiamo visto molto indebolito come personaggio) e Gesù sono seduti al tavolo per partecipare al vertice che hanno atteso da tutta la vita. La fine del mondo e la fine di Preacher sono molto vicine.