ATTENZIONE! L’articolo può contenere SPOILER della miniserie Presunto Innocente.
Un terribile omicidio scuote la città di Chicago e più precisamente il dipartimento di polizia. Il corpo brutalizzato e torturato che viene ritrovato è infatti quello di uno dei suoi avvocati di prestigio. Da questo macabro incipit e dalla bufera mediatica che ne consegue prende avvio Presunto Innocente, la nuova miniserie Apple TV+ creata da David E. Kelley e prodotta da J.J. Abrams. Rozat Sabich è un marito devoto, un padre amorevole e un procuratore rispettato da tutta la sua comunità. Praticamente il pacchetto completo. Una vita perfetta, condivisa con Barbara e con i loro due figli, che lo prendono a modello e lo considerano il padre dell’anno.
Stesso discorso a lavoro, dove sia come braccio destro del procuratore distrettuale, sia come avvocato brillante, Rusty si è costruito una brillante carriera. Così brillante da guadagnarsi il rispetto di molti colleghi ma anche l’antipatia di due in particolare: Tommy Molto, capo a interim della divisione omicidi, e Nico della Guardia, che ha appena vinto le elezioni.
I rapporti già incrinati tra questi protagonisti si sfaldano completamente quando viene ritrovato il corpo senza vita di Carolyn, alimentando gelose, ossessioni e dissapori celati da lungo tempo. La vita perfetta di cui parlavamo poco fa si sgretola in un battito di ciglia. Rusty diventa il sospettato numero uno. Il movente? Crimine passionale. Perché dietro quella facciata di famigliola da Mulino Bianco, Rusty nasconde parecchi segreti e uno di questi è proprio la relazione extra-coniugale con la collega. Ad accrescere le accuse si aggiunge, poi, la gravidanza inaspettata di Caroly, scoperta durante l’autopsia, e le tracce di sangue della donna nella macchina del protagonista.
La vita perfetta di Rusty Sabich diventa, in men che non si dica, un lontano ricordo.
Gli sguardi colmi di rispetto si sono trasformati adesso in lunghe occhiate di disprezzo. Ci sono giornalisti alla porta, poliziotti che entrano in casa per prendere campioni di DNA, per controllare i computer e rivoltare l’abitazione da cima a fondo. Fino a prova contraria Rusty è innocente ma tutti lo trattano come se fosse lui l’assassino. E, di conseguenza, anche tutta la sua famiglia deve passare sotto la gogna pubblica. Così, in Presunto Innocente, non è solo la vita di Rusty ad andare in mille pezzi ma anche quella di Barbara e dei figli. Distrutta non solo dal giudizio spietato della comunità ma da quelle stesse bugie che, innocenza o meno, rimangono.
Presunto Innocente distrugge il sogno americano, trasformando il modello perfetto di self-made man in (potenziale) spietato assassino.
La miniserie (che potete vedere sul catalogo Apple TV+ qui) esplora diverse tematiche che si intrecciano tra loro in maniera ingarbugliata e confusa: amore, ossessione, politica e potere. Unite insieme, ci ritroviamo di fronte a una matassa di bugie e segreti che è difficile sbrogliare. In verità, non siamo nemmeno sicuri di volerlo fare, temendo di scoprire quale sia l’origine di tutto. Con il progredire degli episodi, la faccenda si fa ancora più confusa. Presunto Innocente gioca con lo spettatore e lo fa in maniera spietata e calcolatrice. Ogni episodio ci regala un indizio in più ma piuttosto che avvicinarci alla risoluzione del caso, instilla in noi maggiori dubbi sull’identità del colpevole. Non abbiamo idea di chi sia innocente e chi no.
Contrariamente all’interpretazione di Harrison Ford nell’omonimo film del 1990, Jake Gyllenhaal porta in scena un personaggio molto ambiguo e indecifrabile (come quello in Enemy, tra i film più difficili secondo Reddit). Laddove, il Sabich di Ford era un uomo tutto d’un pezzo, figlio degli anni Ottanta e di quella mascolinità del “mai mostrarsi deboli, mai mostrarsi fragili”, questa versione risulta molto più sfaccettata. Gyllenhaal (possibile protagonista della seconda stagione di Beef, leggete qui) indossa Rusty come una seconda pelle, donandogli tridimensionalità attraverso le parole, gli sguardi e i gesti. Per alcuni tick, l’attore ha detto di essersi persino ispirato a Paul Newman. Interprete dal talento straordinario e, spesso sottovalutato, ancora una volta Gyllenhaal riesce a rendere un personaggio di finzione, come quello di Presunto Innocente, vero e tangibile. Un personaggio di cui non sappiamo mai veramente se fidarci o meno.
Dove si staglia il confine tra ossessione e amore? Presunto Innocente ci invita molto spesso a chiedercelo.
Perché Rusty Sabich non indugia mai, non mostra segni di colpevolezza eppure si mostra, al contempo, difficile e calcolare. Ci sono parecchi momenti, nel corso della serie (qui la nostra recensione dei primi due episodi), in qui siamo portati a domandarci se non si tratti forse di un narratore inattendibile. Sulla scia di quel giovane Holden di cui c’era davvero poco di cui fidarsi. Alle scene di tenera vita familiare, si alternano flashback della selvaggia e passionale relazione con l’amante. Se da un lato, abbiamo un Rusty amorevole, dolce e paziente con Barbara e i figli, lo vediamo poi perdere il controllo con i colleghi e, soprattutto, con Carolyn. Siamo davvero sicuri che un uomo del genere non possa compiere un omicidio efferato?
L’interpretazione di Jake Gyllenhaal è così viscerale da piazzare l’asticella troppo in alto per i colleghi. Non fraintendeteci, tutti gli interpreti di Presunto Innocente, dal primo all’ultimo riescono brillantemente a costruire la narrazione e a farcene appassionare. Ma lo standard posto da Gyllenhaal (protagonista di uno dei 10 crime più spaventosi di sempre, insieme a questi qui) è davvero alto, come d’altronde accade quasi sempre nei lavori in cui è coinvolto. Quella che poteva benissimo trasformarsi nell’ennesima miniserie thriller di buona qualità ma dalla trama scontata, viene plasmata dalle sapienti mani di Gyllenhaal in un ritratto di psicologia maschile.
Attraverso la versione di Gyllenhaal, la storia di Rusty Sabich diventa un piccolo spaccato sull’uomo moderno. Sulle sue paturnie, le sue ossessioni e ambizioni, su quella pulsione alla distruzione e il richiamo, opposto, all’ordine.
Questo Rusty è l’emblema stesso dell’uomo borghese moderno. Scisso tra una vita che gli è stata cucita addosso e che risponde alle esigenze della società (famiglia, lavoro, soldi) e quel primordiale desiderio di avere e sentire di più. Carolyn incarna la fuga dalla realtà, dalle responsabilità e dal ruolo che deve svolgere per tutti gli altri. Con l’amante, invece, Rusty può evadere ed essere altro da sé, concedendosi di immaginare una vita altra in quella piccola bolla di sesso e corpi nudi che è l’appartamento di Carolyn. Jake Gyllenhaal eccelle nel lasciarci, tuttavia, con una domanda, anzi l’ennesima di Presunto Innocente: chi, tra queste due versioni, è il vero Rusty Sabich?