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Pretty Little Liars: Original Sin – Straordinariamente diverso da come immaginavo

Pretty Little Liars: Original Sin
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L’idea di un ennesimo prodotto legato a Pretty Little Liars non mi ha convinto all’inizio. Non avevo nessuna voglia di guardare Original Sin, a maggior ragione dopo aver visto che tra i produttori esecutivi c’era Roberto Aguirre-Sacasa. Vi spiego il perché. Roberto è stato produttore esecutivo e/o sceneggiatore di Riverdale, Glee, Supergirl e anche di Chilling Adventures of Sabrina e c’è un fattore comune che lega tutti i suoi lavori: dopo prime stagioni entusiasmanti, ti crea roba folle e assurda che finisce inevitabilmente per diventare assurda, improbabile e trash.

Ma trash non nel senso che piace a tutti noi, non in modo divertente e in qualche modo appagante, no, diventa trash in quel modo fastidioso che il solo pensiero di dover guardare un episodio ti fa venire voglia di bendarti a vita o di trasferirti dove sono attualmente in vacanza io, dispersa nel nulla e con una connessione così pessima che per sperare di vedere un prodotto audiovisivo devi mandare una raccomandata alla Madonna di Lourdes chiedendo la Grazia con tanto di marca da bollo da sedici euro solo per ottenere in risposta un “siamo spiacenti, il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a riprovare più tardi”.

Pretty Little Liars: Original Sin

Inoltre, dopo aver visto il promo di Pretty Little Liars: Original Sin e dopo aver visto che la protagonista era incinta al liceo, mi sono chiesta dove potesse arrivare questa storia e se effettivamente aggiungere così tanta carne al fuoco su un personaggio centrale in una serie legata all’universo di PLL fosse effettivamente una mossa intelligente proprio dal punto di vista strutturale della storia. Perché, nonostante a noi piaccia vedere la gente bloccata per sempre al liceo in uniformi scomode e cliché ormai vecchi come il mondo, a una certa sto ragazzino sarebbe dovuto nascere e a quel punto gestire un neonato in una serie del genere sarebbe diventato un vero macello, a meno che Pretty Little Liars: Original Sin non volesse funzionare tipo I Simpson che non importa quante stagioni sono state girate, i personaggi hanno sempre la stessa età e non crescono mai, una specie di scenario alla bambini sperduti di Peter Pan sull’Isola che non c’è, insomma.

E poi, bisogna dirlo, avevo da poco concluso un rewatch della serie madre proprio perché avevo scritto un articolo sulle 10 cose che ho pensato dopo aver rivisto la prima puntata di Pretty Little Liars ed ero finita in questo loop pericolosissimo fatto di messaggi anonimi, morti assurde e – non posso non citarlo – maiali nel bagagliaio senza ragione alcuna. Perciò, anche solo l’idea di un nuovo prodotto legato a questa, mi faceva storcere il naso perché il confronto sarebbe nato spontaneamente.

Eppure, devo dirvi – e con mia assoluta sorpresa – Pretty Little Liars: Original Sin mi ha sorpreso, mi ha sorpreso in positivo. Sì, è vero, quando ho visto il pilot l’ho trovato estremamente simile a quello di Scream Queens e ho letto dei tweet in cui altra gente aveva notato la somiglianza, cosa che mi ha rassicurato circa il mio attuale stato di coscienza. A quanto pare conservo ancora un minimo di attenzione per i dettagli, cosa che francamente credevo di aver perso tempo fa e che non mi dispiace nemmeno un po’.

Pretty Little Liars: Original Sin

Ad ogni modo, continuo a guardare Original Sin e devo ammettere che seppur mantenendo sempre una lineare sottotrama trash, si tratta di trash piacevole e la serie – di per sé – è davvero carina e interessante. Sono rimasta talmente stupita da questo sviluppo che mi sono ritrovata a distogliere lo sguardo dalla borsa che stavo creando a maglia e ho effettivamente guardato tutti gli episodi senza neppure spostare il mio interesse sul telefono una volta.

Sì, perché Pretty Little Liars: Original Sin riesce a catturarti nonostante le premesse siano le più classiche e usurate della serialità televisiva americana. Infatti, questa serie brulica di stereotipi e luoghi comuni che però – straordinariamente – funzionano. E seppure la trama (soprattutto per chi è familiare con l’universo di PLL) sia possibile capirla già dal secondo episodio, comunque ti tiene incollata allo schermo senza lasciarti possibilità di scampo. Oddio, proprio così drastico no, quando ha suonato il ragazzo del ristorante greco con il mio Gyros, mi sono allontanata eccome dallo schermo, ma per una questione di vitale importanza come avete potuto leggere.

Ad ogni modo, seppure le basi siano tremendamente usurate, questa serie funziona. La ragazza più popolare della scuola litiga con la protagonista e comincia a bullizzarla, succede qualcosa per cui la protagonista riceve un minimo di attenzioni e in una classica mossa alla The Breakfast Club, in un pomeriggio di punizione, un gruppo improbabile di ragazze (in questo caso) che non c’entrano niente l’una con l’altra si ritrova a unirsi a causa di questo inconveniente.

E di là nasce l’amicizia, ovviamente trovano nell’ape regina della scuola un nemico comune e si alleano per farla fuori, un po’ in stile Cady Heron in Mean Girls con Janis e Damian, ma si fanno prendere la mano e siccome questo è l’universo di Pretty Little Liars ci scappa il morto. Chiaramente c’è il momento ballo della scuola, evento in cui alla sfigata che per ovvi motivi è la nostra protagonista, Imogen – tra l’altro anche incinta – dovrebbe diventare vittima del crudele scherzo alla Carrie e lo sguardo di Satana, ma come dicevo prima, qualcosa va storto e nessun sangue di maiale viene versato sulla protagonista, ma bensì quello vero dell’apparente mean girl, Karen.

Pretty Little Liars: Original Sin

Sempre per la questione che siamo nell’universo di Pretty Little Liars, c’è un elemento che proprio non può mancare in questa storia e quell’elemento, ovviamente, sono i gemelli. Karen, figura dominante ha una gemella che è chiaramente l’elemento sottomesso in questa coppia di bulle, Kelly. E – signori – io sono convinta dal secondo episodio, da quand’ancora doveva mettersi in moto tutto, che le gemelle sarebbero state scambiate. Perciò, ad oggi, nonostante non ne abbia la più lontana certezza, sono sicura che a crepare sia stata la gemella sbagliata. Tutti credono sia morta Karen, ma io sono certa come sono certa che Aria è il personaggio peggiore di Pretty Little Liars che in realtà sia morta Kelly.

Ad ogni modo, nonostante tutti questi stereotipi che sembrano cucire una trama tremendamente trash e probabilmente ridicola, vi assicuro che Original Sin non è affatto così trash come può apparire. È fatta tecnicamente bene. Bella fotografia, bella regia, le attrici sono almeno dieci volte più brave di quanto non lo fossero le Liars originali nella loro prima stagione. Certo, il nuovo -A dovrebbe essere più inquietante di quello a cui siamo abituati, probabilmente hanno cercato di fare un omaggio a Michael Myers di Halloween visto che la serie brulica di riferimenti al genere horror, ma ne è venuta fuori una versione più scadente e con poca attenzione all’igiene.

Ma, tutto sommato Pretty Little Liars: Original Sin non è affatto male. Ci sono tanti riferimenti cinematografici, soprattutto – come accennavo prima – ai classici dell’horror, dalle menzioni al nostro Dario Argento, ai tentativi – sicuramente poco riusciti – di omaggiare capolavori come Psycho (che poi definirlo solo horror è riduttivo e limitante) di Alfred Hitchcock e la celebre scena della doccia e ancora – come dicevamo prima – l’omaggio a Carrie e lo sguardo di Satana di Brian De Palma. Probabilmente sono elementi inseriti per aiutarla a rientrare nel genere horror, sì perché c’era stato promesso un prodotto horror/slasher, ma in realtà non è altro che un comunissimo teen drama che sa prenderti.

Sarà anche merito della storia parallela ambientata anni prima che inevitabilmente, però, riuscirà ad intersecarsi con quella del presente a conferire tanto mistero e a produrre tanto interesse nello spettatore, un po’ come accadde nella prima di Scream Queens, dove la linea temporale degli anni ’90 ricadeva prepotentemente su quella del presente mettendo in moto quella caccia alle streghe che piace fare un po’ a tutti noi. Tutti noi amiamo i momenti alla Sherlock in cui proviamo a capire quali collegamenti ci sono tra le due cose, ma soprattutto chi è il personaggio chiave e perché si è risvegliato solo adesso che lega indissolubilmente i due scenari lontani nel tempo. Ad ogni modo, vi posso assicurare che non vi pentirete di aver passato qualche ora della vostra giornata a guardare Pretty Little Liars: Original Sin. Soprattutto se vi piacciono particolarmente i teen drama.

Speriamo, nel frattempo, che – diversamente da quanto si dice in giro, la serie non sarà cancellata e che Roberto Aguirre-Sacasa riesca a regalarci un prodotto che non necessariamente finisca nella follia più totale rovinando ciò che aveva creato nelle prime stagioni come ha fatto con Riverdale, Chilling Adventures of Sabrina, Glee e Supergirl.

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