Presentata nell’ottobre di quest’anno, Pretty Smart è la nuova comedy targata Netflix con protagonista Emily Osment, che prova a rilanciare il modello della sitcom multi-camera del passato, adattandolo ai tempi moderni. Una serie che si lascia guardare senza grandi pretese, dalla risata facile, ma priva di innovazioni per il genere.
Se vi sembra di aver già sentito parlare di questo show, la ragione va probabilmente ricercata sui social. La serie, infatti, è diventata una vera e propria calamita per meme, citata dappertutto per una simpatica didascalia che la stessa Netflix ha creato per il suo prodotto:
Guardo Pretty Smart per la trama.
La trama:
Con questa descrizione, seguita da una carrellata di immagini dell’affasciante Grant, la piattaforma pubblicizza il suo prodotto, mettendoci subito al corrente del tipo di contenuto che dobbiamo aspettarci dallo show.
Pretty Smart, infatti, è famosa solo per essere la serie che si guarda per la “trama”, dove per trama si intendono gli immensi e meravigliosi pettorali di Gregg Sulkin, che ci fornisce un motivo più che sufficiente per andare avanti nella visione della serie.
Fin dalla sua prima immagine la serie ci lascia immergere in quello che sarà il centro della storia: il fisico palestrato di Grant. La sitcom, infatti, si apre con un’immagine dell’uomo intento ad allenarsi a torso nudo nel salone di casa. Subito facciamo la conoscenza anche degli altri personaggi: Jayden, l’influencer assorbito dai social; Solana, la guida spirituale e Claire, la solare e ingenua sorella di Chelsea, che si catapulta in casa per annunciare a tutti l’arrivo in città della ragazza.
In soli cinque minuti di visione, Pretty Smart ci ha già mostrato tutti gli stereotipi che possono essere racchiusi in una sitcom, ponendo le basi per un prodotto che fin dal principio non riesce veramente a convincerci.
Le puntate si susseguono veloci tra le vicende sentimentali dei protagonisti e frequenti immagini dei muscoli di Grant, mentre nessuna novità viene apportata alla caratterizzazione dei personaggi, i quali rimangono fermi nella loro identità preconfezionata. La sensazione che si ha è quella di trovarsi di fronte a una lunghissima introduzione, lasciati in attesa che qualcosa arrivi a smuore le acque, portandoci dentro la storia. Ma quel qualcosa non arriva mai, non c’è nessun punto di arrivo: Pretty Smart è semplicemente una storia che non vuole raccontarci nulla.
Risate, spensieratezza, fugacità, muscoli e leggerezza: questi sono gli ingredienti di queso show, che basa tutto il suo potenziale sulla freschezza dei personaggi e sul fatto di essere un prodotto tranquillo da seguire senza grandi pretese, magari come sottofondo mentre si compie il tradizionale giro quotidiano sui social.
Ma è davvero questo quello che gli spettatori cercano in una sitcom oggi?
Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo soffermarci su ciò che il genere delle sitcom rappresenta, o ha rappresentato, fino a oggi.
Nel panorama della tv, questo genere è stato da sempre largamente utilizzato, sfruttandone ogni sfaccettatura per portare in primo piano temi svariati con leggerezza, riuscendo a creare nello spettatore il confort necessario per poter riflettere sul mondo ridendone su.
Ciò che rende veramente eccezionale una comedy, infatti, è proprio la sua capacità di farci ridere e sorridere, senza però tralasciare il suo lato più profondo. Tramite la risata, uno show può portarci a ironizzare sugli aspetti più contorti della nostra società, emozionandoci e colpendoci nel profondo, fino a rimanerci dentro come un segno indelebile. Le grandi sitcom sono quei prodotti che continuano a farci pensare anche dopo la loro conclusione, quelle storie che ci intrigano così tanto da andare oltre la semplice genialità delle battute, riuscendo a farci sentire coinvolti nelle storie dei personaggi, fino a renderci parte delle grandi famiglie che vengono create dal loro cast.
Tramite l’utilizzo di alcuni ingredienti standard, le sitcom creano un ambiente familiare ed esilarante da cui prendere le mosse per narrare la loro storia: una storia che sarà sempre pregna di morale, viva di contenuti e con numerosi spunti di riflessione. Se in un primo momento la trama non è altro che uno sfondo alle battute comiche dei protagonisti, vero centro delle puntate, con l’andare avanti della narrazione la situazione si ribalta, rendendo gli spettatori sempre più vicini alle vicissitudini dei personaggi, interessati al loro destino e partecipi della storia che fa da filone a tutto il prodotto.
Un concetto che le sitcom del 2021 sembrano aver dimenticato, quantomeno quelle di Netflix, sicuramente almeno Pretty Smart.
In Pretty Smart i presupposti di partenza ci sono tutti: c’è l’appartamento confortevole in cui si muovono i personaggi, c’è il gruppo di amici unito come una famiglia, c’è il presupposto per il triangolo amoroso, l’immancabile luogo di ritrovo del gruppo e una storia di partenza semplice da cui dare il via alla narrazione.
Il tutto viene condito di alcuni elementi idonei a rendere più moderno il vecchio schema delle sitcom: i protagonisti rispettano i canoni del politicamente corretto, l’aspirante attore viene sostituito dal più moderno influencer e le battute vengono ammodernate per essere più vicine a noi. Ma è tutto qui. Quella che dovrebbe costituire la base della narrazione ne costituisce anche il fulcro, tutto rimane imbalsamato in quei pochi elementi di partenza.
Da quel momento a spingerci avanti nella visione non resterà altro che il fascino estetico dei protagonisti e la banale curiosità di scoprire come finirà l’intreccio sentimentale prospettato fin dal primo episodio. E questo, sorprendentemente, sembra bastare. O quantomeno, basta per una fetta di spettatori che è quella a cui Netflix pare voler puntare.
Non è la prima volta, infatti, che la piattaforma riempie il suo catalogo di prodotti privi di originalità e contenuto, prediligendo serie dai toni leggeri e poco profondi, di quelle da guardare per non appesantire il cervello dopo una giornata di stress, giusto per staccare un po’ da ogni tipo di pensiero. Si tratta di un genere su cui oggi viene investito molto, evidentemente in risposta a una richiesta sempre più ampia di questo tipo di contenuti.
Complice, probabilmente, anche il difficile periodo che stiamo attraversando, la tv si è trasformata sempre di più in una pura distrazione in cui solo pochi ricercano quell’arricchimento culturale che le serie sono in grado di apportare, divenendo un mezzo per liberare la mente e ricordarsi un po’ della tranquillità e leggerezza che la vita ultimamente ci sta donando a fatica.
Netflix e Pretty Smart sfruttano sapientemente questo fenomeno, realizzando un prodotto privo di pretese e aspettative, che vuole essere la rappresentazione di ciò che lo spettatore medio cerca in questo frangente, ma che rimane ben lontana da quella perfezione di cui le sitcom sono realmente capaci e che ci auguriamo torni presto a riempire i cataloghi delle nostre piattaforme.