Esattamente come un fascio di luce bianca si rifrange attraversando un poliedro, dando vita a un arcobaleno, affine è l’idea che c’è dietro Prisma. Nell’opera del regista dei teen drama italiani per eccellenza Ludovico Bessegato, stavolta ci spostiamo un po’ oltre il riconoscibile e abbastanza normalizzato universo di Skam. Considerando dunque il recente successo della seconda stagione su Prime Video, si merita decisamente un approfondimento più peculiare e rivolto al dettaglio. Tutto ciò che possiamo dire a livello globale è che appare ben strutturato e delicatissimo il modo in cui viene raccontato il concetto di fluidità identitaria.
Basti pensare al fatto che la storia personale di Andrea, che si sente diviso tra due tendenze, non è fine a se stessa. Di fatto, anche la trovata che Mattia Carrano interpreti pure il gemello diverso (ma non troppo) Marco, dimostra come l’idea del doppio così come del plurimo sia insita a Prisma. Niente è dato per scontato né viene appesantito da un tipo di racconto monografico sui due protagonisti. Nonostante con le loro particolarità caratteriali, le idiosincrasie, le tendenze, le paure e il disorientamento psichico, terrebbero già da soli e con decisione le redini dello show.
Ciò che più colpisce è il modo in cui la narrazione si distende da un episodio all’altro
A quest’ultimo si unisce il formato mirato utilizzato dagli sceneggiatori e le puntuali scelte di montaggio. Tuttavia, è un’altra la componente di Prisma che ha pochi altri eguali nell’attuale panorama teen e che spesso non viene annoverata nell’analisi di un prodotto. Se dunque proviamo a isolarla per un attimo dalla serie per poi inserirla nuovamente al suo interno, emerge subito quanto le doni qualcosa che è molto più prezioso di un semplice valore aggiunto. Cari lettori, sto parlando proprio di lei.. della musica.
Ebbene sì, oggi descriveremo proprio di questa sublime arte, la più aleatoria, astratta e poliedrica. Responsabile delle emozioni più intrinseche e inconsce di ognuno di noi, accompagnamento di ogni momento della nostra esistenza, mutante e irriducibile. È impastata con il suono, la melodia, la parola, il ritmo e tutta la dirompente passione di chi la crea e la ascolta. Se ci fermiamo a riflettere per un istante è forse una delle poche manifestazioni artistiche e quasi spirituali a cui sia la natura che l’uomo riescono a dare vita, senza nemmeno entrare in conflitto il più delle volte. Detto ciò, penserete voi che si tratterà di un elogio alla musica fine a se stesso, mettendo in secondo piano Prisma e tutto il resto! Ma a questo proposito vi chiedo di avere fiducia perché il bello inizia proprio adesso.
Ma cosa ha di speciale la colonna sonora di Prisma?
Innanzitutto, possiamo dire che la scelta di canzoni e musiche da parte della compositrice Ginevra Nervi è senza giri di parole spettacolare. L’ordine che queste seguono è cadenzato e mai casuale e ci rende sempre più intellegibile sin dall’inizio l’obiettivo a cui tende la storia. Sia circoscritta ai singoli episodi sia nella sua complessità. Prima ancora di conoscere Andrea e la sua ambiziosa metà interiore, non possiamo far altro che stupirci di come prodotti di musica elettronica leggera, melodica, minimal e metallica, potessero accompagnare i vari momenti di vita del più “spavaldo” tra i due gemelli.
Beh, scopriremo ben presto che il suo dimostrarsi più sicuro di Marco, più corteggiato e decisamente estroverso, nascondeva dentro uno splendido e disarmante oceano in tempesta. A partire dalla sua persona si delinea dunque un paradigma che si ripropone praticamente in ogni tappa della storia. Faccio riferimento a particolari momenti di calma apparente presenti che sono obbligati per una logica storica a riportarci a situazioni simili del passato spesso ad alta tensione. Questa soluzione si attua attraverso innumerevoli flashback (qui un articolo sulle serie da questi rivoluzionate) e la circostanza appena descritta può presentarsi anche invertita in alcuni casi, senza snaturarne il concetto.
Si tratta spesso di eventi accaduti abbastanza recentemente. Orientative sono sicuramente le scritte a schermo con i colori dell’episodio trattato. Inoltre, a conferma di come si faccia strettamente fede alla complessità da serial, le analessi di Prisma non ci forniscono le risposte narrative già dalla prima volta che compaiono. Ci regalano semmai pochi pezzi del puzzle finale alla volta, per farci accrescere la curiosità e determinare un permanente climax ascendente.
I riferimenti al passato sono maggiormente concentrati nella prima stagione
Questi sono volti a presentarci meglio il vissuto dei protagonisti e giustificare la loro condizione attuale. Pensiamo all’incidente di Marco prima della gara in piscina o alla scoperta della relazione tra Micol e Nina. Alla tresca estiva tra Carola e Daniele, al momento in cui Andrea aveva creato il suo profilo fake e aveva ricevuto il primo messaggio da Daniele. Alla storia di Ermafrodito raccontata da Marco e la conseguente fuga verso il giardino di Ninfa del piccolo Andrea.
Gran parte di questi ricordi, come è facile immaginare, hanno Andrea come fulcro e sono immancabilmente accompagnate da un tipo di musica immersiva e travolgente. Spesso vengono arricchiti inoltre da immancabili slow motion che definiscono la temperatura della scena. Il più delle volte si tratta di brani pedissequi ai contenuti, quindi coerenti con le immagini che vediamo. Altre volte, invece, fungono da anticipazione su quello che ci mostrerà il ragazzo contrastando con la visione di partenza della scena. Pensiamo al gemello pensieroso nel seminterrato che per la prima volta tira fuori da un sacchetto un abitino da donna, lo indossa, si scatta una foto tagliata e la carica sull’account social per ricevere attenzioni. Qui la tenue e morbida voce di Alice Boman sulle note di The More I Cry segna un incisivo e strategico gap con la scena iniziale di un ragazzo incupito dai suoi problemi adolescenziali.
Qualche minuto dopo però avviene la scoperta, la rivoluzione, il plot twist per eccellenza dello show
Annesse a questi intimi momenti del ragazzo, non passa inosservato l’irrompere quasi stridente ma emozionante di alcuni capisaldi della musica italiana di tanti anni fa. Lontano Lontano di Luigi Tenco, che volta ad accompagnare la forsennata corsa verso i giardini di Ninfa per incontrare Daniele, risulta essere non a caso un’idea sublime e carica di pathos.
Seguiranno tanti altri momenti di questo tipo, caratterizzati da sensazioni contrastanti ma per lo più malinconiche, complici del malessere interiore di Andrea, del suo sentirsi incompreso e fuori luogo il più delle volte. Quest’ultimo punto non poteva che essere rappresentato in maniera brillante da una canzone che possiamo definire il cavallo di battaglia della soundtrack di Prisma. (No One Knows Me) Like The Piano è qui ricorrente, romantica, profonda, commovente e infine drammatica. Galeotta fu però questa canzone e chi la scrisse! Infatti il nome dell’account di Andrea riprende parte del titolo della canzone e Daniele capirà subito il riferimento, dicendo addirittura di essere andato al concerto del cantante Sampha.
Vibrante e senza tempo è la scena dell’ultimo episodio della prima stagione di Prisma
Qui Andrea, con candore e tenera sincerità, decide di rivelare la sua vera identità a Daniele attraverso quelle note, toccando inevitabilmente le corde del cuore del ragazzo. Questo momento è sconvolgente, avendo già conosciuto la superficiale natura di Daniele. Questi infatti, per affrontare le sue insicurezze e le sue mancanze, si era sempre dovuto calare nella parte del tipo popolare, del coatto e non per ultimo del trapper. A questo proposito dobbiamo aprire una digressione che segna la seconda principale variante al genere musicale che abbiamo visto accompagnare gran parte dello show. Parlo dei momenti in cui subentra con impattante foga il sound delle nuove generazioni, cresciuta a techno e trap (qui parliamo di Fanatico) per l’appunto.
A farsi portavoce di questa forma di espressione sono Daniele, Ilo e Vittorio che hanno dato vita al performante Klan Bruxelles. I tre ragazzi cercano in tutti i modi di rendere la musica una fonte di dovere e diletto nelle loro vite. Sono ragazzi di umili origini, il loro universo è quello della provincia romana e poche sono le persone che hanno contato in loro finora. Attraverso i suoni che producono e la voglia costante di ostentare la danza di tale genere, vogliono allontanare da sé e dagli altri l’idea di essere persone difficili, bisognose ed infinitamente sensibili.
Non a caso i testi di questi brani raccontano una vita utopica e priva di sostanza
Dedita ai vizi, agli eccessi e a tutto ciò che è canonicamente sbagliato per la società. Alla rigida metrica e alla denuncia sociale del genere rap old school, siamo passati a un erede costruito su costante licenza poetica. Questa è fatta di suoni stonati e testi che fanno da mera cornice alla produzione generale. Nonostante i significati sottostanti, il trio di artisti di Prisma è davvero appassionato e ambizioso. Che poi agogni al successo per soldi, fama e donne è un altro discorso, tuttavia le basi del loro percorso sembrano ben assestate.
A questo proposito si è scelta la persona di LXX Blood, giovane artista del panorama italiano, volta a trasmettere l’idea che i nostri ragazzi fanno sul serio. Mattoni è il pezzo che decide di lanciare Waso, producer che collabora con Achille Lauro. Poco c’è da analizzare dal punto di vista del testo ma tanto c’è di coreografico e nel videoclip. Tra i nuovi media, questi ultimi sono diventati ultimamente la perfetta unione tra lo story telling e musica. Inoltre, la conferma che ormai i giovani di oggi come Marco abbiano una capacità di quasi innata di filmmaking, la troviamo negli eccelsi risultati finali.
È palpabile il costruttivo divertimento che coinvolge tutti i personaggi di Prisma per la registrazione, il montaggio e il lancio di questa videoclip. Non possiamo non citare anche in questa occasione la divergente scelta di inserire un brano italiano come Sere Nere di Tiziano Ferro. Intramontabile, condivisa e tutta italiana. La canteranno a squarciagola in auto i trappers insieme a Carola e Marco, che particolarmente ispirati daranno il via alla loro ballerina love story con un bacio appassionato.
Un altro appuntamento fisso per la comitiva allargata di Prisma sono le feste
Quest’ultime, pubbliche o private che siano, non possono che accogliere alcol, droghe e sollazzi. La musica house o techno che dir si voglia, fa qui da sottofondo a momenti di evasione e di sfogo. Tuttavia connoterà anche a drammi come il caso di revenge porn (questa serie ne parla approfonditamente) che è piovuto addosso a Carola e Daniele.
Spostando adesso una lente sulla seconda stagione di Prisma, notiamo un cambiamento relativo a una riduzione delle analessi. Queste lasciano spazio piuttosto ad una colonna sonora fatta di meno brani e più musiche create ad hoc per i momenti più forti e cruciali dal punto di vista emozionale e narrativo della storia. Annoveriamo il litigio tra Andrea e Marco e tutti i conseguenti momenti di rottura per le menzogne su Daniele. La memorabile scena di Andrea che va a scuola con smalto e matita negli occhi, e la tanto bramata escalation che segna l’inizio dello speciale legame tra lui e Daniele.
Ricordiamo il momento in cui scaldano marshmallow intorno al fuoco. Rapiti dai loro sguardi penetranti, spaventati, eccitati, cullati da una melodia quasi mistica. Quello in cui Carola suona la chitarra con tutte le sue amiche cantando Fiamme negli occhi di Coma Cose fingendo spensieratezza e innocenza. I suoni lievi ma oscuri che segnano i fortuiti incontri tra Nina e la piccola Akami, e infine il brano Lontano dagli occhi di Sergio Endrigo. La scelta di quest’ultimo è stata strategica in senso sublime, poiché volta a contrastare con le irriverenti immagini della prima, erotica e tenera unione intima tra Andrea e Daniele.
Ai salti nel passato si aggiungono magistrali costruzioni di montaggio alternato
Queste spesso definiscono gli episodi di Prisma e lasciano spazio alle sonorità più avvolgenti. Di frequente infatti vediamo comparire sullo schermo i diversi personaggi contemporaneamente immersi nello stesso stato d’animo. Si tratta in questi casi non sempre di brani cantati, ma di composizioni che la Nervi ha reso in ogni occasioni penetranti e per nulla scontate. Puntando spesso all’utilizzo di toni bassi, percussioni e rumori poco identificabili a primo impatto.
Basti pensare alla scena in cui il padre dei gemelli trova la droga e i soldi nel nascondiglio di Andrea, sovrapposta a Marco che ha appena scoperto il tradimento di Carola. Della stessa tipologia non possiamo infine non citare il gran finale che lascia di sasso ma con il cuore in gola tutti quanti. Pertanto, trasportati dai toni di un profondo rosso intonato da angeli, assistiamo all’interruzione di più vicende parallele che soltanto in futuro avranno un compimento.
Arrivati a questo punto, dunque, se per caso vi sentiste subissati da un leggero inquinamento acustico, non temete! E adesso è tempo di fare un po’ di silenzio. Non scherzo. Anche il silenzio è una componente indispensabile del suono, è il suo opposto se vogliamo dare una spiegazione grossolana, ma in realtà fa parte di esso. È dunque importante sottolineare come in Prisma si dia molto importanza alla mancanza di suono. Alle volte definita dalla presenza di qualche dialogo esemplare, altre impartito da sguardi e componenti di un linguaggio che non è verbale. Assordante e universale, sensazionale e ardente è il silenzio tra Andrea a suo padre, non appena il ragazzo gli rivela tutta la sua verità.
È innegabile che nessuno avrebbe mai potuto immaginare una reazione del genere da parte dell’uomo
Non è un mistero che questi si mostri infatti come un tradizionalista, un conservatore e un bigotto. Il suo tacere e la trasgressione nel fumare una sigaretta e offrirla ad Andrea dimostra con incommensurabile bellezza la breccia che ha aperto nei confronto di un figlio bisognoso di ascolto, comprensione e amore senza fine. Alla battuta sulla presunta comodità delle scarpe col tacco chiunque, come succede a loro, ha partorito un sorriso bagnato di lacrime. Scopriremo di contro che la mancata accettazione e le inguaribili ferite interne, sarà la madre di Andrea a farle proprie invece. Lei più degli altri è la vera vittima della sua stessa mentalità blindata.
Senza rumori, inoltre, è la scena epica del primo bacio tra Andrea e Daniele nell’episodio Smeraldo. Così impacciato, genuino e trasgressivo, confuso, curioso e sfavillante proprio come vorrebbe mostrarsi Andrea al mondo. Non per ultimi sono infine i silenzi di Marco, il classico ragazzo dall’animo troppo buono per vivere in un mondo di belve feroci. Lui tiene per lo più la bocca chiusa, fa parlare i suoi occhi, i suoi sospiri e le sue angosce che con trasparenza emergono anche attraverso i sorrisi più spontanei.
Nasconde una ricca complessità il secondo protagonista di Prisma
E nonostante la dinamica del fratello emerga con più prepotenza, nessuno potrebbe azzardarsi a sottovalutare Marco all’interno della narrazione. Hanno entrambi lo stesso tormento, la stessa immane sensibilità, l’anticonformismo, la paura di non essere abbastanza e di non poter mai davvero essere se stessi. Daniele vive così un conflitto interno troppo grande per un’età che lo prevede, senza però fornirgli le armi giuste per combatterlo.
È seppellito da un odi et amo verso se stesso. In particolare nei confronti delle dicotomia del sé, che manifesta nei confronti di Daniele, vedendolo a volte come il nemico del fratello, altre come la sua fantasia platonica. Travolgente in questo senso è la lyric L’amour et la violence di Sébastien Tellier. La sentiamo nell’episodio color Indaco, colore che porta al ragazzo un fugace senso di libertà sulla sua natura al cospetto Nina e del mondo interno rappresentato non a caso dalla città eterna.
Marco, invece, gli strumenti ce li ha e non ha paura di usarli
A lui non interessa sembrare diverso agli occhi della gente. È un temerario mille volte più di Andrea a mostrarsi per quello che è, un po’ reietto, strano, taciturno e conturbato. Sarà all’inizio della seconda stagione che stufo delle mezze verità del fratello, dimostrerà la forza del suo carattere e il desiderio di abbandonare le spoglie del calimero indifeso e vittima di se stesso.
Tuttavia, la complessità del suo io potevamo già immaginarla dopo che i pezzi sul suo incidente al braccio sono stati messi tutti al loro posto. L’impulsività improvvisa, l’autolesionismo, l’irruenza verbale e una repressa malizia definiscono in lui una sorta di alter ego alla stregua del fratello. E non potevano dunque che emergere con le melodie più mirate e viscerali, tanto da darci un’identikit chiaro della persona che abbiamo davanti senza lunghi spiegoni e appunti identitari.
Tanto possiamo dire così sul progresso interiore ed esteriore dei personaggi
Ognuno di loro infatti è costretto a trascinare il peso dei loro giovani ma insormontabili drammi. Tutti gli argomenti, dalla disabilità al gender fluid (qui un articolo sui migliori personaggi lgbt), dall’orientamento sessuale al revenge porn, dal bullismo all’amor proprio, vengono trattati con estrema lucidità ma senza caricature superflue e inutile tragicità. I loro antagonisti sono infatti pochi e ormai quasi invisibili. Si riducono alle vecchie generazioni, all’ottuso ambiente di provincia, al retaggio della religione, all’ignoranza. È tutto così credibile e realistico che inevitabilmente trasporta chi guarda in quella stessa cittadina, insieme a quei ragazzi che sono cresciuti e si sono adattati ai cambiamenti, solfeggiando sulle note delle loro inestimabili vite.
Pertanto, ci stupisce la scelta di una sigla così minuta e impercettibile. Si tratta appunto di un suono sordo simile a un tonfo, con la grafica del breve titolo dalle lettere cangianti e multicolor. Non ci saremmo mai aspettati, infatti, una così studiata ed efficace mappa sonora fitta di innumerevoli sentieri disseminati all’interno di tutta la storia. Detto ciò, non ci resta che imparare dai nostri nuovi amici a riempire l’esistenza di colori e bella musica. Chissà se non è fondendoli insieme che si ottiene la pietra filosofale che tutti cerchiamo. Magari è sempre stata un prisma, ma non lo abbiamo mai saputo.