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Alex Mahone, la simbiosi degli antipodi e la reticenza di una scelta

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Prison Break è quel labirinto di inganni, giustizia privata, emozioni e senso della morale plasmato ad un contesto subdolo e sanguinario.

L’intelligenza e generosità dell’ingegner Scofield, la spietatezza e l’orgoglio del boss John Abruzzi, la mente corrotta e la predisposizione all’inganno di quella serpe di T-Bag, Prison Break può vantare caratteri validissimi, persino sublimi in qualche caso.

Quest’oggi si parlerà di un personaggio straordinario, Alex Mahone, il volto spietato e ossessivo dell’FBI. Lo sguardo triste e cinico del grande attore William Fichtner, colui che fornisce una prestazione attoriale che resta tra le migliori del panorama seriale. Chiunque abbia visto Prison Break sa che è così. La voce italiana di Mahone viene prestata da Luca Ward, ennesimo risultato sontuoso.

Alex Mahone appare nel momento in cui Prison Break, a detta di molti, inizia a declinare (a parer di chi scrive, un giudizio troppo categorico e frettoloso). L’ingresso in scena dell’agente tormentato e paranoico avviene nella seconda stagione. Eppure dopo quel piano d’evasione geniale, maledetto e rivisitato giorno dopo giorno che è il fulcro della prima stagione, Prison Break ha continuato a garantire standard eccellenti. La presentazione allo spettatore dell’imperscrutabile Mahone risulta essere azzeccata proprio in tal senso.

Catapultare nella trama intricata e nell’azione adrenalinica un personaggio ingombrante ed enigmatico come Mahone, è stata senza ombra di dubbio un’operazione riuscitissima.

Alex Mahone si presenta al pubblico con una brillante conferenza stampa in cui apre ufficialmente la caccia agli ‘otto di Fox River’. Scofield e soci capiranno presto di essere stanati da un mastino di pura razza. Gli episodi iniziali collocano la figura di Mahone sotto un’aura di infallibilità e controllo: un agente astuto, perspicace e risoluto che si esalta nel fuoco della battaglia.

Il boss John Abruzzi viene intrappolato dalla sua stessa voglia di cieca vendetta ed Alex è pronto ad approfittarne, l’agente Bellick viene sguinzagliato sulle tracce degli evasi meno scaltri ed Alex riflette parte del suo peso esistenziale sullo squinternato Haywire Patoshik spingendolo al suicidio della libertà. Il giovane e malcapitato Tweener Apolskis, viene freddato da un Mahone sempre più cinico e risoluto. Il cerchio degli otto di Fox River si restringe sempre di più.

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Ma Scofield scoprirà il segreto di Alex. Quel cadavere di uno stupratore seriale, sfuggito numerose volte all’agente, quella straziante ricerca di un maniaco che rese Alex un agente cinico e paranoico. Il rapporto cambierà, l’inimicizia per forza di cose dovrà mutare in partnership. La stima reciproca non potrà essere più repressa, e Michael ed Alex saranno il fulcro della lotta alla Compagnia.

Alex Mahone vive un inferno personale, sconta sulla terra la legge del contrappasso dantesca. Un uomo imprigionato e ricattato dalla Compagnia che dà la caccia a uomini liberi, la simbiosi dei ruoli antipodici di guardia e ladro, cacciatore e preda. Figure complementari e speculari che si attrarranno sempre di più (esemplare il caso di Heat-La Sfida, nel quale recita lo stesso Fichtner), finendo col sovrapporsi.

La terza stagione vedrà infatti lo stesso Mahone condividere con alcuni dei famosi otto evasi quella prigione a cielo aperto racchiusa da uno spazio violento e primitivo.

Quell’Inferno con malate urla da stadio, quel ring della sopravvivenza che risponde al carcere panamense di Sona.

Prima di prendere le difese di Scofield, Mahone resta per pochissimi episodi nell’Antinferno dell’ignavi, nella reticenza irrisolta di una scelta. Mahone è stato tradito dalla Compagnia, Mahone è nel carcere di Sona, per l’ennesimo colpo di genio di Michael Scofield. Un uomo che nel corso della sua vita è sempre stato qualcosa: il titolo ingrato che Dante affibia a ‘l’anime triste di coloro che visser sanza infamia e sanza lodo‘ non spetta certo al caro Mahone. È solo una fase grigia, perlopiù momentanea, che gli servirà per riabbracciare la luce dopo l’oscurità.

La mente dell’evasione e la mente della cattura hanno lo stesso obiettivo: evadere da Sona e distruggere la Compagnia. Sboccia la simbiosi di due anime diverse che si evolvono nella reciprocità di uno scopo.

Nell’ antipodica simbiosi tra guardia e fuggitivo, sviluppatasi dall’infernale detenzione a Sona, Michael e Alex trarranno un beneficio reciproco. La fredda lucidità di Michael si sposerà al rancore e all’esplosività di Mahone. Alex è un uomo sulla via della redenzione per la sua anima, ed un padre in cerca di vendetta per suo figlio, ucciso da Wyatt dopo l’esperienza di Sona. Da dicotomia e rivalità, a connubio e binomio indissolubile. Il rapporto tra Mahone e Scofield è una delle migliori trovate di Paul T-Scheuring.

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È semplicemente impossibile non tifare per questo personaggio.

Se T-Bag è prigioniero della sua identità, se Michael e Burrows sono vittime delle macchinazioni della Compagnia, Mahone è vittima delle sue azioni, più che delle sue scelte. Un concetto ambiguo, insidioso e paradossale che permette di empatizzare con questo personaggio. Alexander Mahone prima che un essere senziente è stato un vero e proprio strumento repressivo sottoposto agli ordini subdoli e alle subdole macchinazioni della Compagnia.

Alex Mahone è l’ossessione del ruolo, la trappola della vita, la paranoia dell’obiettivo, la smania di libertà, la redenzione. Il nemico che diviene amico, il cacciatore che diviene preda, l’anima onesta strumentalizzata, il guerriero maledetto. Alexander Mahone è un mito della serialità, e non dobbiamo mai dimenticarcelo.