Ciao fratellino,
vorrei chiederti come stai, ma risulterebbe di cattivo gusto. Il nome Michael Scofield che campeggia sulla tua lapide è beffardo abbastanza. Sembra prendermi in giro, quasi fosse l’ennesimo brutto scherzo del destino.
Sai già che mi manchi. Vorrei essere in grado di dire altro, di pensare ad altro. Ma non ci riesco. Ogni giorno, non faccio altro che pensare a come tutti abbiamo fallito. A come ho fallito. Hai sempre fatto di tutto per proteggermi, nonostante non fosse tuo compito. E noi tutti, nell’unica volta che avremmo dovuto farlo, non ci siamo riusciti.
So che non rimpiangeresti nulla, se fossi qui. Anzi, probabilmente mi urleresti addosso che non avevi altra scelta, che non era neanche ipotizzabile l’idea di abbandonare Sarah a se stessa. Non dopo averla già persa così tante volte. Solo che questa volta, il tuo ennesimo piano folle non è riuscito. Non ho davvero idea di come sia possibile. Nonostante il fratello maggiore fossi io, sei sempre stato tu quello invincibile. Il genio della casa, il mio orgoglio più grande insieme a mio figlio. Ho sempre avuto la sicurezza che in un modo o nell’altro tu saresti riuscito a tirarti fuori dai guai.
Ma non è successo. E io non riesco ad accettarlo. Continuo a dirmi che non è possibile. Siamo sempre riusciti a superare tutto quanto. Michael Scofield e Lincoln Burrows, gli irriducibili. Abbiamo lottato contro governi, elezioni sporche, politici corrotti, compagnie losche. Sei riuscito a strapparmi dalla sedia elettrica quando nessuno ormai ci credeva più.
Sono passati anni da quando te ne sei andato, ma è come se fossi ancora qui. Siamo tutti ancorati al tuo ricordo. Siamo tutti rassegnati a non dimenticarti, a vivere nel costante strazio di una vita senza di te. Sei sempre stato la nostra speranza, la nostra forza. Siamo sempre stati abituati a pensare “Michael sistemerà tutto”. E ogni tanto ancora mi ritrovo a pensarlo, anche nei momenti più stupidi. Quando ho un dubbio, quando mi manca una risposta. Penso sempre che tu sicuramente sapresti cosa dire o fare. E tutto questo mi manca.
Mi manchi quando tuo figlio mi chiede di suo padre. Come spiegargli che uomo coraggioso sei stato? Come spiegare ad un bambino che il padre che non ha mai conosciuto era una persona buona? Una persona che meritava una vita felice dopo tante sofferenze. Sicuramente le meritavi molto più di quanto lo faccia io.
Perchè è questo che non potrò mai perdonarmi, Michael. Se sei morto, se non puoi vedere tuo figlio crescere è solo colpa mia. Non diciamoci stronzate, adesso. Se tu non fossi stato un fratello esemplare, lasciarmi morire sarebbe stata la scelta più semplice. Probabilmente anche quella più giusta. Quante persone abbiamo visto morire in questa nostra lotta? E quante se ne sarebbero salvate se ad un certo punto ci fossimo arresi, se non avessi deciso di farti chiudere in un carcere per salvarmi? Tante. Forse, troppe.
Te l’ho detto sin da subito che la tua idea di salvarmi ti avrebbe fatto ammazzare. E questo è successo. Spesso Sarah si incolpa per la tua morte (e speriamo non muoia anche lei). Cerco sempre di spiegarle che niente ti avrebbe fermato e che non ha nulla da rimproverarsi. La vedo riversare tutto l’amore che avrebbe voluto dare a te su vostro figlio. Quel bambino è la colla che riesce a tenere insieme i pezzi di quello che è rimasto di noi. Viviamo in sua funzione, nella speranza di potergli dare un futuro migliore. Un futuro diverso rispetto a quello che è toccato a noi.
Non so se riuscirò mai ad andare davvero avanti con la mia vita. Spesso mi chiedo se davvero mi merito di essere qui al tuo posto. L.J. non fa altro che ricordarmi che non sei morto per vederci vivere nel rimpianto. E probabilmente ha ragione. Quel ragazzino somiglia moltissimo a te, specialmente quando mi ricorda che spesso mi comporto come un idiota. E credimi, ci stiamo provando tutti. Stiamo provando ad andare avanti.
Ma è difficile. Anzi, Michael, è straziante. Dopo tutto quello che abbiamo passato, ci meritavamo molto di più di questo. Tuo figlio, Sarah, io. Tutti. Abbiamo passato la vita a fuggire e quando tutto è sembrato rimettersi a posto, abbiamo preso un altro colpo. Adesso c’è un altro bambino, un altro piccolo Michael Scofield destinato a crescere senza un padre. E mi fa rabbia pensare che in qualche modo siamo tutti responsabili di questa cosa.
Le vecchie abitudini non muoiono mai. Domani rivedrò il vecchio T-Bag. Dice di dovermi parlare. Qualcosa di importante pare, perchè non ne può discutere al telefono. Spero solo non mi faccia perdere troppo le staffe o questa volta se ne tornerà a casa con un occhio nero.
Come al solito, anche questa lettera finirà a bruciare nel fuoco. Ma scriverti mi fa avere la sensazione di averti ancora vicino. E lenisce un po’ il dolore.
Mi manchi, fratellino
Ti voglio bene
Lincoln