ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULLA SERIE TV PRISON BREAK
John Abruzzi è uno dei personaggi più amati e singolari della serie tv Prison Break ed è interpretato dall’attore svedese Peter Stormare. Come spesso accade nei confronti dei cattivi del piccolo schermo, pensiamo ad esempio a Gus Fring di Breaking Bad o a Benjamin Linus di Lost, non riusciamo in alcun modo a sfuggire dalla trappola magnetica e irrazionale generata dal loro carisma e dalla loro storia. Ci attirano. Ci incantano. In una scena li amiamo, in quella successiva li detestiamo. Poi li amiamo di nuovo. E così via, in ogni loro apparizione sullo schermo.
Per analizzare John Abruzzi dobbiamo però fare un passo indietro, così da capire la vita di quest’uomo tanto terribile quanto affascinante. Capo della mafia di Chicago condannato a quattro ergastoli, John compare sin dal principio nell’episodio pilota di Prison Break come detenuto all’interno del carcere di Fox River. Ha una moglie e tre figli, tra i quali Luca Abruzzi, che diventerà un trafficante di droga. All’interno della prigione il nostro personaggio è perennemente in competizione con Theodore “T-Bag” Bagwell (Robert Knepper), un altro criminale di Fox River che avrà un ruolo centrale nelle vicende di Abruzzi.
John, con i suoi occhi azzurri e l’aria scaltra, vive la vita in carcere come un privilegiato, influenzando e manovrando le menti e i comportamenti delle persone che ruotano intorno al penitenziario. Viene temuto e rispettato. È vendicativo, spietato e privo di scrupoli, incarnando alla perfezione il tipico boss mafioso pericoloso e imprevedibile. Un criminale che non rispetta le regole ma è lui stesso a plasmarle, esprimendo tutta la sua malvagità senza rimorsi né pentimenti. Cosa lo rende quindi così speciale?
Essendo l’unico a godere di un’autonomia che gli altri non hanno all’interno di Fox River, John è anche il responsabile di un programma di lavoro che gestisce i detenuti che svolgono alcuni compiti all’interno del carcere. Tramite questo progetto il destino di Abruzzi si intreccia con quello di Michael Scofield (Wentworth Miller), il protagonista di Prison Break insieme al fratello Lincoln Burrows (Dominic Purcell).
È dall’incontro con Michael che la vita e in parte il comportamento di John prendono una piega inaspettata. Infatti, quando Michael escogiterà un piano di fuga dal penitenziario per liberare il fratello, ad aiutarlo ci sarà proprio il boss mafioso, che però sarà complice dell’evasione solo in cambio di un favore importante. La relazione tra i due personaggi sarà sempre basata sull’opportunismo, sul tornaconto personale, ma John non mancherà di sorprenderci in alcune situazioni. Se da un lato infatti quest’ultimo è in grado di compiere un’azione crudele come quella di amputare il dito di un piede a Michael, dall’altro lo libererà dalla follia distruttrice di T-Bag al termine della prima stagione.
Ma la rivelazione più chiara del suo carattere contorto e affascinante avviene però in un momento ben preciso, in seguito all’uccisione accidentale di un bambino di cinque anni, il cui padre doveva essere rapito per mano di alcuni uomini mandati in missione da Abruzzi. La morte del bambino cambierà completamente la visione della vita del boss mafioso.
Sotto shock, John inizierà ad avere delle allucinazioni e si convertirà alla religione cattolica. Cambierà aspetto, tagliandosi i capelli. Un simbolo di una trasformazione interiore ed esteriore. In seguito deciderà addirittura di risparmiare la vita al suo rivale T-Bag. Una scelta che pagherà cara e che lo farà soffrire, ma di cui si vendicherà appena ne avrà l’occasione (taglierà la mano del nemico con un’ascia, dicendo: ” È fortunato che non gliel’ho data sulla testa”).
Ancora una volta Abruzzi ci mostra il bianco e il nero. Il pentimento e la vendetta. Così come ci lascia stupiti l’empatia dimostrata nei confronti del bambino, vittima innocente delle azioni spregiudicate di John. Un atteggiamento che spezza completamente i canoni del classico mafioso, solitamente apatico e freddo. Ma non illudiamoci troppo. Rimarrà pur sempre un criminale fino alla fine della sua storia, che avverrà nella seconda stagione di Prison Break. All’inizio lo vediamo fuori dal carcere, in fuga insieme ai suoi complici, tra i quali Michael e Lincoln.
Non sappiamo per quale strano motivo gli sceneggiatori abbiano fatto alcuni tipi di scelte, ma John Abruzzi sarà il primo tra gli evasi a trovare la morte per mano dell’FBI. La sequenza e la frase che pronuncia di fronte agli agenti governativi e al loro leader Alexander Mahone (William Fichtner), che lo intimano di inginocchiarsi poco prima di venire ucciso, è tra le più iconiche dell’intera serie tv: ”Mi inginocchio davanti a Dio. E qui non lo vedo”.
Una frase che dimostra un altro aspetto del carisma di John, ovvero l’ironia e il cinismo utilizzati come mezzi per sopravvivere alla realtà con cui deve convivere e confrontarsi.
La scelta di concludere la storyline del personaggio così presto ha giustamente portato delusione e amarezza a molti spettatori, che avrebbero voluto vederlo continuare la sua avventura con il gruppo di fuggitivi nei successivi episodi di Prison Break. Come si sarebbe comportato nel carcere di Sona, in Messico? E durante gli ultimi atti della quarta stagione? La serie ne avrebbe guadagnato in divertimento e colpi di scena. Di sicuro la sua presenza avrebbe dato una marcia in più.
Guardandoci indietro ci accorgiamo infatti che sono passati quasi vent’anni dalla prima stagione di Prison Break, ma il fascino della personalità di John Abruzzi è rimasto vivo nei nostri ricordi. Il merito lo possiamo attribuire agli sceneggiatori della serie tv ma soprattutto alla bravura di Peter Stormare, carismatico quanto i personaggi che interpreta (Lucifero in Constantine e il capo dei Nichilisti ne Il grande Lebowski, per fare due esempi). Ruoli in cui il bene e il male si mescolano quotidianamente in una lotta infinita per il libero arbitrio.
John Abruzzi è Peter Stormare e Peter Stormare è John Abruzzi. Indivisibili. E noi li abbiamo amati proprio per questo.