Oggi esploriamo il mondo di una delle serie più geniali e amate di sempre, Prison Break, focalizzandoci su un personaggio tanto odiato quanto amato da molti fan dello show targato Fox, quello di Alexander Mahone. Nonostante alcuni cali nella trama, la serie ci ha offerto comunque un continuo spettacolo a ritmo elevato, sfruttando al massimo principalmente i suoi numerosi personaggi, quasi tutti carismatici e ben costruiti. Questa volta però tralasciamo l’intelligenza e la genialità di Michael Scofield, l’astuzia di T-Bag, o la fedeltà di Sucre, per concentrarci doverosamente nel ricordare e ribadire l’importanza che Alex Mahone ha dato alla serie, risultando uno dei personaggi forse più controversi del piccolo schermo.
Grande merito va dato ovviamente al grandissimo William Fichtner che interpreta Alexander Mahone in maniera a dir poco straordinaria, venendo scelto per il ruolo soltanto un giorno prima dell’inizio delle riprese della seconda stagione, affascinato dal potenziale del suo personaggio, firma inizialmente solo per due stagioni per poi essere presente (per nostra fortuna) anche in quella successiva.
Il suo impatto in Prison Break lo rende l’antagonista perfetto per Michael Scofield, rendendo la fuga degli evasi ancora più coinvolgente.
Alex Mahone ha una mente brillante, capace di risolvere crimini da prospettive che nessun altro prenderebbe mai in considerazione, dimostrando di stare sempre un passo avanti perfino a uno come Michael Scofield. Viene infatti introdotto nella seconda stagione dagli autori probabilmente per aggiungere qualcosa di nuovo allo show che intraprende una strada palesemente diversa dalla prima stagione. Ovviamente tutto dovuto al semplice fatto che questa stagione si svolge fuori dalle mura di Fox River e di conseguenza serviva qualcuno capace di stare al passo dei fuggitivi, riuscendo così ad ottenere una sorta di alter ego di Michael Scofield. Esordisce nel primo episodio mettendo in mostra tutto il suo carattere e la sua ossessione nel proprio lavoro, lanciando un messaggio agli otto evasi e lasciando intendere che avrebbe fatto di tutto per fermarli.
Alex Mahone è un uomo brillante ma con evidenti problemi psicologici e divorato dai sensi di colpa.
La fatica nell’affrontare il difficile caso degli “otto di Fox River”, di fatto riporta alla mente di Alex i ricordi di Oscar Shales, un serial killer che durante la sua fuga si è preso gioco di lui continuando a mietere vittime. Dopo anni di inseguimento, Alex una volta riuscito nell’impresa di catturarlo, anziché spedirlo in prigione si vendica decidendo di ucciderlo e seppellirlo nel suo giardino, rinunciando così alla sua famiglia per paura di essere scoperto. Un atto d’amore importante che gli costa tanto, lo indirizza in una situazione che lo rende stressato, nervoso e a tratti vulnerabile. Per liberarsi dai sensi di colpa ricorre all’assunzione di farmaci che porta con sé nascosti nella sua penna, a cui non riesce a farne a meno anche per rimanere concentrato sul suo lavoro, il che lo rende un tossicodipendente a tutti gli effetti. Alex è un lupo solitario con enormi problemi psicologici che in un certo senso porta lo spettatore anche ad empatizzare con il suo personaggio, una volta analizzato in maniera più profonda con l’avanzare degli episodi. In fondo è anche lui vittima di un sistema corrotto senza limiti.
Da cosa nasce cosa, infatti è stata proprio l’ossessione per Shales a portare Mahone all’attenzione della Compagnia, che lo ricatta chiedendogli di uccidere i fuggitivi di Fox River, in particolare Michael e Lincoln, in cambio di non rivelare il suo segreto e di una nuova vita con la sua tanto amata famiglia. Il suo essere spietato per preservare la sua vita e proteggere sua moglie e suo figlio sono state mostrate quando Michael gli chiede se avrebbe ucciso due uomini innocenti per “Riavere indietro la sua vita“, e lui risponde: “Assolutamente“.
La sua missione e la sua ossessione nel fermare i fuggitivi, riesce solo in parte. Degli otto evasi di fatto riesce a fermarne, portandoli alla morte, soltanto tre: John Abruzzi, Haywire e Tweener. Ed è con quest’ultimo che Alex si lascia andare in un momento davvero intenso, perché anche se ucciderebbe uomini innocenti per proteggere sé stesso, in fondo prova rimorso nel farlo e lo dimostra prima di uccidere Tweener, implorando il suo perdono per poi sparargli a sangue freddo.
Il personaggio di Mahone si evolve in maniera sorprendente attraverso una crisi interiore.
L’ansia di Mahone è particolarmente evidente quando è in astinenza, si agita, ma soprattutto diventa teso e non riesce a controllarsi. Le sue azioni sono chiaramente influenzate dalle cose che Alex ha nel profondo della sua mente, voci che girano nella sua testa, i suoi scheletri nell’armadio che non fanno altro che destabilizzarlo. Il suo ingresso nel carcere di Sona, accentua la sua crisi, ma è anche una sorta di redenzione, una punizione che probabilmente era destinato ad affrontare e che per convenienza lo porta a fidarsi e allearsi proprio con Scofield, che paradossalmente rappresenta la sua unica speranza per uscire vivo e poter riabbracciare la sua famiglia. Alex con l’avanzare delle stagioni diventa un uomo ormai senza anima, che vive con il solo obiettivo di vendicare la morte di suo figlio ucciso proprio da un uomo della compagnia, Wyatt. Il suo rapporto con Michael ha un’evoluzione che lo porta ad aiutare i due fratelli per abbattere quella Compagnia che prima ha servito per poi essere tradito, la stessa ad essere l’artefice della morte di suo figlio, motivo fondamentale per il suo cambiamento. In fondo Mahone è sempre stato un semplice padre di famiglia che ha amato fin troppo il suo lavoro, ma che purtroppo lo ha trascinato nel buio totale.
Tra gli elementi che hanno penalizzato il revival di Prison break c’è sicuramente la sua assenza.
Ci siamo talmente affezionati al suo personaggio che tutti abbiamo sperato di rivederlo nel non troppo entusiasmante revival della serie in onda nel 2017. Sappiamo che il creatore della serie Paul T Scheuring, non sapeva come utilizzare il personaggio di Alex Mahone all’interno dei nuovi scenari e per questo è stato costretto a tenerlo fuori. Noi pensiamo che un posto avrebbe potuto trovarlo eccome, magari contribuendo a dare quel qualcosa che è mancato al revival/quinta stagione di Prison Break, che ha diviso i fan per tanti aspetti. Purtroppo conosciamo bene i pericoli che comportano i revival, specialmente quando si tratta di serie di alto livello come in questo caso, abbiamo avuto l’ennesima prova anche con il revival di Dexter. Basta fare un rewatch o rivedere qualche episodio delle stagioni precedenti di Prison Break per capire le differenze e soprattutto notare il valore di un personaggio, ma soprattutto quanto possa risultare determinante la sua presenza. E’ un po’ lo stesso discorso sulle voci che riguardano il possibile ritorno di una sesta stagione dello show. Notizia smentita da più parti, già da tempo, in primis dai profili social sia di Dominic Purcell che dello stesso Wentworth Miller che ha annunciato di non voler tornare nei panni di Michael Scofield.
Naturalmente in questo articolo abbiamo dedicato tempo esplorando e ricordando il valore di Alexander Mahone. Ma una cosa è chiara, William Fichtner è senza dubbio uno dei migliori attori del piccolo schermo e questa sua performance in Prison Break è solo una delle sue tante dimostrazioni. La conferma e la rappresentazione che in prodotti di qualità, anche se non si è il protagonista principale si può sempre e comunque brillare e fare la differenza, e per questo va fatto un ringraziamento particolare anche a Paul T Scheuring.