4) Rivolta a Fox River
L’episodio in cui Michael scatena la rivolta nel braccio A (puntate 01×06 e 01×07) è uno di quei momenti dove non possiamo fare altro che sentirci in trappola come topolini. Non è la prima volta che un detenuto provoca una rivolta in un film. Sicuramente però è una delle prime in cui il protagonista non è l’escalation di violenza, ma il diversivo stesso creato da Scofield in cui tutto è calcolato al millimetro, come sempre. La splendida contrapposizione tra l’anarchia, il testosterone e il caos della rivolta e la fredda capacità di controllo dell’ingegnere galeotto ci lasciano sempre più sbalorditi.
3) Arrivo al carcere di Sona a Panama
Mentre il penitenziario di Fox River ci provocava gli incubi, quello di Sona ci fa sperare di averli e desideriamo risvegliarci sudati nella branda della prima prigione. Un inizio di stagione (la terza) che può essere descritto in un modo solo: dalla padella alla brace. Sona è una graticola vera e propria, infatti anche il colore dominante va sui toni aranciati piuttosto che quelli freddi e verdastri a cui ci eravamo abituati.
Il senso di asfissia ci assale. Questa volta, oltre a criminali peggiori di quelli dell’Illinois, scopriamo che Michael è in compagnia di coloro che nelle prime stagioni lo inseguivano: Mahone e Bellick. Ancora una volta Prison Break ribalta tutto, persino la classica contrapposizione “guardia e ladri”. Il panico, il fango e la sete (titolo della puntata 03×03) ci lasciano con la bocca asciutta. E stavolta a farci sentire il fiato sul collo non sono più le sbarre che intrappolano i carcerati, ma è proprio la loro assenza la quale è responsabile di quel tutti contro tutti che non ci fa mai sentire al sicuro.