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Profumo: la nostra recensione

Profumo
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Profumo è una storia d’amore. Profumo è un dramma familiare. È un poliziesco, una storia di amicizia e di ossessione. L’ultimo progetto originale Netflix, rilasciato in Italia il 21 dicembre, è una libera reinterpretazione del capolavoro letterario del 1985 di Patrick Suskind. Non ne è la mera riproposizione seriale, ma la messa in scena di un progetto che ingloba in se stesso il libro per andarne oltre. Senza mai però allontanarsi troppo. Un gioco di specchi in cui quello che vediamo è indubbiamente legato a esso ma nel quale, lo stesso libro di Suskind, è elemento reale dell’indagine poliziesca. Cartina di tornasole di ciò che sta avvenendo.

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Il racconto originale ruota attorno a Jean-Baptiste Grenouille, un orfano con un eccezionale olfatto. Diviene un profumiere con l’ossessione di imprigionare le essenze degli odori che lo colpiscono. Quando però incontra una ragazza con un profumo conturbante il desiderio di possedere quel profumo lo porta all’omicidio della stessa. E ci fermiamo qui, alle prime pagine del libro (leggetelo!). Il Profumo di Netflix è modernizzato. Un racconto oscuro e contorto di una brillante cantante che viene uccisa nella sua piscina con alcune parti del corpo mutilate. Quelle parti che generano i più forti odori: ghiandole, genitali, capelli.

Profumo si insinua in un’oscurità di desideri, grettezza e tossicità di personaggi tali che diviene veramente difficile non immergersi nella storia. Fin dalla scena iniziale, in cui si trova il corpo mutilato con le ascelle e i genitali recisi della vittima, si ha la necessità di districarsi in un mondo di sfiducia e ottusità. Ogni scena è pensata, misurata, con sapiente intenzione ed efficacia. La paranoia indotta dei personaggi diviene sempre più profonda man mano che la storia avanza, supportata da una colonna sonora e da una fotografia che assorbono interamente lo stato d’animo dello spettatore.

Ma c’è ancora di più in Profumo oltre al semplice omicidio e a un potenziale serial killer in libertà. La serie comincia in modo non particolarmente originale e nel solco di molti altri thriller psicologici. Un brutale omicidio che lascia gli investigatori in cerca di indizi e indiziati.

In Profumo, come detto, alla vittima mancano le ghiandole, i genitali e i capelli. Mentre le spirali del mistero si spiegano, lentamente tutti gli indizi portano a un gruppo di ex compagni di classe della vittima, i quali sembrano sapere più di quanto siano disposti a raccontare.

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In tutta la serie sono presenti flashback che aiutano a far luce sul passato degli amici rivelando lentamente i segreti che ognuno di loro nasconde e che li lega. Queste scene funzionano molto bene anche per spiegare e dipingere le dinamiche dei personaggi. Danno anche un’ulteriore profondità alle loro personalità quando la narrazione ci riporta al presente. Questa continua alternanza temporale aiuta a mantenere il mistero come elemento centrale della serie. Inoltre, la convergenza delle due linee temporali si risolve in modo intrigante quando si arriva alla rivelazione finale che ci permette di scoprire chi sia l’assassino. Il gruppo di amici è quindi il punto cruciale della storia, ma c’è un intero sviluppo della trama in cui l’assassino usa l’odore per manipolare le persone dentro e fuori l’indagine della polizia.

Bilanciando un’atmosfera di tensione con il mistero che si svela lentamente, Profumo, è una serie ben scritta che fa un ottimo lavoro adattando il testo originale in chiave moderna e interessante. Difficilmente la potremo considerare un capolavoro nel suo genere, ma la serie fa comunque tutto molto bene. Da subito colpisce per una fotografia davvero eccellente. Inquadrature mai banali che permettono di esaltare gli spazi aperti e rendere claustrofobici, al limite del distopico, gli interni. Anche l’utilizzo dei filtri per i colori è di tutto rispetto. Nel presente della storia vediamo un’ esaltazione del verde e del giallo, che richiama visivamente la potenza dei profumi degli ambienti, mentre le ambientazioni del passato sono ricche di colori saturi, al limite dell’ossessivo.

Ogni scelta tecnica è ponderata con grande attenzione, così come la colonna sonora. Immagini, colori e suoni fungono da elemento drammaturgico che compensa sapientemente l’assenza dell’olfatto da parte dello spettatore per seguire la scena.

La storia di Profumo non è particolarmente originale, come abbiamo detto. Esistono però elementi degni di nota: sottili accenni a Hannibal di Fuller e atmosfere alla Dark sono, ad esempio, una piacevole visione. Aiutano a dare alla serie un senso sinistro. Proprio nelle atmosfere e nella caratterizzazione dei personaggi Profumo centra perfettamente l’obiettivo. I personaggi sono imperfetti e pieni di debolezze e oscuri segreti. Persino la stessa Nadja, che si impone rapidamente come figura focale tra i detective, è coinvolta in una sordida serie di eventi della quale è al contempo artefice e vittima. Questa sapiente caratterizzazione delle imperfezioni è una delle ragioni per cui Profumo riesce a coinvolgere lo spettatore in modo così profondo.

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È bene precisare che Profumo è esplicito e cruento. Non lesina scene di sesso, nudità e immagini forti lungo tutti i sei episodi. Per certi versi questo ci aiuta ad arrivare e comprendere il tema centrale della serie, cioè come si sviluppi la nostra risposta emotiva all’odorato e a come questo possa venire manipolato.

Per concludere, da un punto di vista complessivo la realizzazione tecnica della serie è impressionante. Regia, fotografia, colonna sonora sono di primissimo livello e Netflix dimostra di aver raggiunto una maturità di produzione non scontata. Possiamo godere di sequenza frenetiche, lunghi silenzi e personaggi affascinanti ben dosati tra loro. Quando però arriviamo ai titoli di coda e il mistero è risolto, non c’è nulla di veramente eccezionale che ci resta impresso. Capiamoci: Profumo non commette alcun errore. Ne risulta un thriller psicologico certamente interessante e c’è sicuramente molto da apprezzare mentre si cerca di scoprire chi sia il colpevole. Sia i flashback che le scene nel presente sono ben gestite.

Ma per quanto pieno di ottimi elementi l’amalgama complessiva sembra però mancare ancora di qualcosa per raggiungere la perfezione. Forse è l’assenza di un attore che buchi lo schermo. O forse avrebbe avuto bisogno di qualcosa in più di soli sei episodi per cristallizzare atmosfere ed emozioni.

Resta il fatto che la visione è comunque consigliata. Il vortice di eventi nel quale veniamo catapultati si muove lungo una spirale sempre più frenetica e coinvolgente. Anche se questa serie non lascerà dietro sé una traccia così profonda come il libro da cui è tratta, merita comunque di essere vista e apprezzata. Spetterà poi al singolo spettatore valutare se vale la pena attendersi una seconda stagione o se invece fermarsi al ricordo di questa. Come un profumo dissolto sulla pelle che persiste ancora per qualche istante nelle nostre narici.

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