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Queen Charlotte è l’ennesimo colpo da maestro di Shonda Rhimes

Bridgerton
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Queen Charlotte ha superato le aspettative di Bridgerton?

Spoiler: SI!

Siamo tutti ormai abituati – e affascinati – dalla magia creativa che ci può regalare solo Shonda Rhimes. Abbiamo riso, ma soprattutto pianto, partendo da Grey’s Anatomy, fino ad arrivare alla nuova saga di Bridgerton (basata sui romanzi di Julia Quinn). È proprio in questa saga che prende vita quello che è diventato uno spin off sul personaggio della Regina Carlotta, La Regina Carlotta: una storia di Bridgerton. In questa storia abbandoniamo un po’ i toni lussuriosi dei primi due capitoli della storia (il primo sulla quarta figlia, Daphne, e il secondo sul primo figlio, Anthony), per lasciare spazio ad una storia che ci ha preso episodio dopo episodio e ci ha fatto piangere, come solo Shonda riesce a fare. La trama si sviluppa intorno ai due personaggi principali, Re Giorgio III e la Regina Carlotta. Per quanto sia comunque un racconto fittizio, non mancano i richiami alla vera storia dei due monarchi: partendo dagli accenni all’infermità mentale (che gli storici associano alla porfiria) e proseguendo con i diversi richiami ai vari sfarzi tipici dell’epoca georgiana. Così come di vero viene rappresentato anche il matrimonio combinato tra i due: quando Carlotta – ancora non regina – aveva solo 17 anni e Re Giorgio III 22, matrimonio che però risulterà essere quasi predestinato, visto l’affetto e la premura reciproca che i due hanno dimostrato in vita l’uno per l’altra.

La narrativa che decorre in questa serie sposta decisamente l’asticella rispetto a Bridgerton: ci troviamo davanti a un racconto più maturo, carismatico e profondo, all’altezza della grande storia d’amore che tratta. Proprio per questo motivo, coloro i quali potevano criticare la semplicità delle prime due stagioni, hanno avuto da ricredersi con questo capitolo, che, a differenza delle altre storie, non trae ispirazione dai romanzi della Quinn. Ma adesso capiamo perché. Tre sono i temi principali che vengono trattati lungo i diversi episodi e si intrecciano nelle diverse vicende di tutti i personaggi. Grazie ai flashback, ricostruiamo la storia di personaggi che abbiamo conosciuto da grandi, comprendendone finalmente il perché di alcune loro scelte e atteggiamenti.

Bridgerton
La solitudine e la ricerca di sé stessi

Come detto, è una serie più matura dalle due precedenti, e lo possiamo notare soprattutto da come viene trattato un tema così delicato: la solitudine. Carlotta è solo una diciasettenne quando sposa il re e, conseguentemente, tutto il popolo dell’Inghilterra, diventandone regina. Per quanto la Regina Carlotta ci sia stata presentata come un personaggio forte, capiamo adesso che tutto quel coraggio che mostra è una semplice facciata per la società: spinta anche dall’affetto e dall’amore che col tempo è cresciuto per il suo Re. Del resto, lei non è nata per questo, Carlotta pur essendo regina, non può fare davvero quello che vuole. Di fianco alla sue anche altre solitudini sono state man mano trattate nel corso della serie: quella di Brimsley – paggetto personale della regina – che ha dedicato tutta la sua vita alla corte; quella di Lady Violet Bridgerton – forse anche uno dei filoni più toccanti – che ormai vedova e con i figli quasi tutti grandi, crolla in questa profonda solitudine. Anche in questo caso il racconto non è mai scontato e non cade mai nel banale, neanche quando lei stessa confessa di voler provare di nuovo il fuoco di quella passione che provava nei giorni felici, molti anni prima.

La malattia mentale

È un tema non solo delicato per chi lo tratta, ma soprattutto per chi lo vede (o lo rivive). Anche in questo caso la mano di Shonda non ha deluso: è stata semplice, mirata e impeccabile, senza perdersi in fronzoli superflui, che avrebbero potuto rovinare così tanta purezza. I disequilibri comportamentali di Re Giorgio sono noti allo spettatore quasi fin da subito, e già accennati leggermente nel secondo capitolo (nella scena in cui la Regina Carlotta incontra il nuovo gioiello della stagione). È lo stesso Re, che cosciente del fatto che qualcosa non vada in lui, decide di non addossare il peso della sua persona alla sua Regina. La maturità della storia sta proprio in questi piccoli dettagli: spesso, quando sentiamo parlare di persone affette da malattie mentali, sia a carattere psicotico che neurodegenerativo, si pensa subito al malato e non al fatto che questi tipi di malattie colpiscano, in realtà, l’intero nucleo familiare (o comunque tutte le persone intorno al soggetto malato). Ecco, in Queen Charlotte questo dettaglio non viene trascurato, anzi, la storia a suo modo si svolge proprio attorno a tutte le persone vicine a Re Giorgio che, chi in un modo o chi in un altro, vengono travolte dalla sua malattia, ma che in tutti modi cercano di trovare una soluzione, solo ed esclusivamente per l’amore che nutrono verso il proprio Re.

L’amore che muove tutto il mondo

È proprio l’amore, dunque, il protagonista indiscusso della serie. Amore trattato in tutte le sue sfaccettature: da quello giovanile a quello più maturo e proibito. Un amore che ci ha fatto versare lacrime infinite partendo dal discorso che Carlotta fa a Giorgio nell’osservatorio, in cui lei decide di presentarsi improvvisamente e urla: «Litiga con me! Litiga per me!» fino alla scena finale, dove Re Giorgio e la Regina Carlotta, finalmente, dopo anni di alti e bassi e di memoria altalenante, si incontrano e si vedono come se fosse la prima volta (penso che neanche i cuori più ghiacciati possano sfuggire alla profondità e al calore di questa scena). Ma l’amore non si vede solo nella storia principale, lo si incontra anche nei diversi flashback incentrati sulle due dame di corte: da un lato abbiamo un amore un po’ sfortunato, quasi obbligato e soffocante, di Lady Dambury, dall’altro un amore che non ha avuto un lieto fine a causa di una semplice puntura di ape, ma che sarebbe stato altrettanto eterno e meraviglioso come un amore descritto nelle favole.

Queen Charlotte nasce da una costola di Bridgerton ma non è Bridgerton. È tutto ciò che non è, ma è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per continuare a sognare e, soprattutto, ad amare perdendoci nel mondo delle nostre amate serie tv. E a distanza di mesi dalla sua uscita, non può essere più limpido di così.

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