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Queste Oscure Materie: Lyra Belacqua ce l’ha fatta davvero 

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Lyra Belacqua è stata la prima a capire l’importanza della Polvere: non un elemento ma l’elemento. Le particelle della sostanza incorporea non sono solo materiale fisico stampato sui libri ma ciò che rende il genere umano intelligente e consapevole: il libero arbitrio. Grazie alla protagonista di Queste Oscure Materie e al suo legame con la dottoressa Malone, scopriamo che la Polvere differenzia gli uomini dagli animali. Per tale motivo è necessario abolire l’Autorita Divina, la setta che cerca di nascondere ogni autonoma volontà per assoggettare il mondo al suo controllo. Non è un caso che Lyra sappia leggere l’aletiometro, uno strumento capace di intravedere Polvere ovunque, un modo per conoscere risposte alle domande più ardue del percorso. Un altro modo per far sapere a tutti che Lyra è rara (un dono più che una bambina) una piccola eroina a cui stanno a cuore i drammi degli altri più dei suoi.

Dal primo studio di Asriel sulla materia Lyra si interessa alla Polvere come se avesse qualche legame profondo con le sue radici. E aveva ragione. Secondo la profezia narrata dalle streghe la protagonista di Queste Oscure Materie è la salvatrice dei mondi. Non un unico mondo quindi. Ma tutti: anche quello della morte. È proprio quaggiù, al cospetto delle tenebre, nell’abisso dove le anime camminano senza speranza, che Lyra capisce il senso del suo viaggio. Per liberare il mondo dal comando divino la ragazzina non deve rinunciare al ruolo che gli è stato assegnato: la nuova Eva. Ma non l’Eva conosciuta tramite Dio. Non una peccatrice. Non l’attrazione della mela o del serpente ma colei che porterà in auge una nuova Repubblica Dei Cieli: un luogo benedetto dalla Polvere. La materia che forma allo stesso tempo gli angeli e l’incoscienza dei bambini si attacca a Lyra per essere custodita e tramandata attraverso il tempo, anche attraverso i mondi. Ma perché proprio Lyra?

La protagonista di Queste Oscure Materie e la sua determinazione

Lyra con il suo daimon(640×360)

La bellezza di Queste Oscure Materie sta proprio nella determinazione della protagonista. Lyra è cresciuta da sola, lontano dai genitori, in un mondo all’apparenza troppo grande per il suo piccolo daimon, specchio e controfigura della sua anima: una martora cauta e curiosa. Ma Lyra non ha mai avuto paura dell’isolamento, non hai mai tremato dinanzi al pericolo, e questo è servito a fare di lei una guerriera sbocciata prima del tempo. Ha iniziato il suo viaggio nell’inferno, come Dante alla ricerca dell’amore, passando per la terra senza meta del Purgatorio, e finendo in Paradiso, dove non c’è un Dio a cui prostrarsi ma Polvere. Ancora Polvere. In questo paradiso non esiste il peccato originale e nemmeno una legge morale a cui aggrapparsi, proprio perché qui non ci sono case per dogmi né comandamenti a cui attingere per risultare sano moralmente. Lyra respinge le idee di sua madre prima e suo padre poi: l’egoismo di entrambi potrebbe sporcare il suo filantropismo.

Per salvare il mondo dall’annientamento del pensiero autonomo, Lyra ha dovuto rinunciare a Will, proprio come l’agnello del sacrificio – ha dovuto privarsi di qualcosa di importante per una causa più alta. Le hanno detto che l’unico modo per non far nascere gli spettri è uno e uno solo: chiudere i portali tra i mondi. La chiusura comporta la separazione da Will, l’Adamo, il compagno di sempre, la protezione solare in caso di scottatura. Sapendo che nessuno dei due può sopravvivere a lungo termine in un mondo alternativo, Lyra e Will concordano tristemente di separarsi, promettendosi di riunirsi nell’aldilà. Nel frattempo Lyra viene osannata dalla streghe e dagli Angeli, mentre i suoi genitori si consegnano all’ autorità per permettere l’elaborazione del piano. Il piano stipulato non dalla divina provvidenza, come voleva Manzoni, ma da una ragazzina capace di scardinare gli ordini, i poteri, la crudeltà della sottomissione. 

L’insegnamento più grande di Queste Oscure Materie non sta tanto nel momento finale, ma in tutto il resto, soprattutto nel percorso che porta a quel finale. Lyra capisce che la Polvere non è un frutto acerbo come la mela del paradiso ma un frutto da sbucciare poco alla volta, con sacrificio e abnegazione. Il suo obiettivo si costruisce giorno dopo giorno, peccato dopo peccato, speranza dopo speranza. La ragazza della profezia non ha mai rinunciato ai suoi ideali, non si è mai allontanata dal suo coraggio, nemmeno quando ha dovuto lasciare il suo daimon prima di entrare nella terra dei morti. In quel sacrificio, nell’abbandono della sua anima, c’è tutta la forza di un personaggio memorabile, scritto e ideato da Pullman per rimarcare l’energia dell’incoscienza, che in questo caso non è un limite, ma un grosso alleato contro chi fa della coscienza solo un imperativo categorico. 

La curiosità di Lyra come un pregio da custodire

queste oscure materie(640×360)

Lyra è speciale perché si trova davanti a scelte morali che appartengono solo agli adulti: ma non tentenna, non cede. A differenza di Lucy, protagonista delle Cronache di Narnia, Lyra non si nasconde nell’armadio perché rimane sola, ma perché vuole curiosare nella stanza degli accademici senza farsi notare. La curiosità è il dono di Lyra – un regalo dal cielo, uno di quei pattini con cui puoi navigare su distese di ghiaccio senza cadere. La curiosità è quel cimelio che lega Lyra alla Polvere, entrambe gloriose regine che lottano contro spazi prestabiliti, gerarchie che annullano la voglia di guardare oltre l’orizzonte. La protagonista di Queste Oscure Materie ce l’ha fatta davvero. La bambina che è diventata adulta prima del tempo ha salvato il mondo dal suo abisso: non ci sono più demoni, ma solo luce. 

Quando si sceglie una via fra tante, tutte quelle che non s’imboccano si cancellano come fiamme di candela spente, quasi non fossero mai esistite.”