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L’evoluzione seriale di Zerocalcare, da Strappare lungo i bordi a Questo mondo non mi renderà cattivo

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Finalmente Zerocalcare è tornato con una nuova serie, Questo mondo non mi renderà cattivo, la degna erede di Strappare lungo i bordi, per quanto ci riguarda. Nonostante il tono leggermente più cupo e gli argomenti decisamente più impegnati rispetto al suo predecessore, la nuova fatica del fumettista romano scorre piacevolmente e riesce a strappare molti sorrisi.

Ci troviamo sempre a Roma e il protagonista è sempre l’alter ego fumettistico e poi seriale di Michele Rech. Il ritorno dell’amico Cesare nel quartiere dopo molti anni di assenza sarà l’occasione per Zero per cercare di reintrodurlo nell’ambiente che però, col tempo, è profondamente cambiato: e proprio la natura di questo cambiamento crea quella sensazione di straniamento, di non trovarsi nel posto giusto e di non riconoscersi più, che aveva parlato a tutti durante la visione di Strappare lungo i bordi.

Rispetto alla prima serie di Zerocalcare, questa nuova opera è decisamente più politica: gran parte delle riflessioni che Zero fa durante gli episodi ruotano intorno al tema dell’immigrazione e della presenza nel quartiere di un centro di accoglienza, che molti vorrebbero fosse spostato altrove.

Questo mondo non mi renderà cattivo (640×360)

In Strappare lungo i bordi il messaggio era sostanzialmente esistenziale: un vero e proprio viaggio di formazione, un racconto dell’infanzia di un gruppo di amici e la realizzazione (o il crollo) dei sogni, delle aspettative e delle ambizioni. Anche in Questo mondo non mi renderà cattivo l’aspetto dell’introspezione è fondamentale, si tratta di una caratteristica primaria della narrativa di Zerocalcare: ma l’argomento principale della serie è una riflessione sociopolitica molto più presente rispetto alla prima stagione.

Probabilmente ci voleva la conferma della bontà del “prodotto” Zerocalcare declinato in chiave seriale, rappresentato dal primo esperimento con Netflix, perché la piattaforma si decidesse a dare più libertà all’autore, dandogli la possibilità di affrontare tematiche potenzialmente più “divisive” per il pubblico ma decisamente più qualificative della penna di Zero.

Strappare lungo i bordi è una riflessione sul tempo che passa, Questo mondo non mi renderà cattivo parla dell’ambiente che cambia: questa è una delle differenze fondamentali tra le due serie.

La tematica “esistenziale”, naturalmente, è tutt’altro che accantonata: Zero, nella sua missione di reinserimento di Cesare nel quartiere, si scontra con il fatto di non riuscire a riconoscersi per primo lui stesso in quell’ambiente che è così cambiato negli anni.

La morale di questo senso di straniamento, se così si può definire, sta nello stesso titolo della serie: non cedere all’odio, all’impulso di allontanare il cambiamento, le persone non gradite, non cedere all’entropia che tanto seduceva Zero nella serie precedente. Accettare che il mondo non è fatto di assoluti, di buoni o cattivi, di bene o di male: in questo, il personaggio di Cesare, nuovo rispetto alla “compagnia” che avevamo già conosciuto in Strappare lungo i bordi, è un grandissimo valore aggiunto.

Questo mondo non mi renderà cattivo (640×359)

Ex tossicodipendente, tornato a Rebibbia dopo diversi anni trascorsi in una comunità di recupero, Cesare rappresenta perfettamente il concetto di “non binarismo” che Zerocalcare vuole veicolare. La sua umanità, che riporta drammaticamente Zero coi piedi per terra, non lascia indifferenti perché rappresentativa di un personaggio che, nonostante gli apparenti stereotipi, è drammaticamente realistico.

Rispetto a Strappare lungo i bordi, in cui Zerocalcare aveva preferito procedere con prudenza utilizzando storie e situazioni mutuate dai suoi cortometraggi, in Questo mondo non mi renderà cattivo, forte anche del successo ottenuto, ha deciso di spingere di più sulle tematiche politiche e anche di sperimentare maggiormente a livello di trama, strutturando una serie decisamente più complessa della prima.

Come in Strappare lungo i bordi, la confezione seriale del prodotto si adatta a fatica alla natura fortemente cinematografica dell’opera: si ha la sensazione di assistere a un film diluito a puntate, con una narrazione che, in questo secondo capitolo, è distribuita più in orizzontale, nonostante i numerosi inserti narrativi che nascono e muoiono nel giro di un episodio.

Anche in questa serie Zerocalcare doppia quasi tutti i personaggi, tranne naturalmente l’imprescindibile Armadillo, doppiato da Valerio Mastandrea. Però, rispetto a Strappare lungo i bordi, Questo mondo non mi renderà cattivo ha un approccio decisamente più “metanarrativo” al doppiaggio che strappa molti sorrisi: pensiamo alle battute che l’autore mette in bocca al suo alter ego seriale in cui cita le critiche mosse al suo modo di parlare all’indomani dell’uscita della prima serie.

Questo mondo non mi renderà cattivo (640×360)

La maggiore libertà creativa che Zerocalcare si è ritagliato grazie a Strappare lungo i bordi rende possibile una riflessione a 360 gradi sull’attualità, dal tema dei migranti alla politica, passando per la stampa: non ce n’è per nessuno e per un autore da sempre impegnato avere a disposizione un megafono come Netflix per parlare degli argomenti che gli stanno a cuore da sempre e veicolare la sua visione del mondo è una svolta notevole.

Naturalmente il megafono politico che Zerocalcare usa in Questo mondo non mi renderà cattivo va di pari passo alla voce interiore che avevamo già conosciuto. L’aspetto dell’introspezione non è accantonato, affatto, e non mancano nemmeno i momenti in cui la serie ci ribalta completamente, come aveva già fatto Strappare lungo i bordi. Zerocalcare è il fumettista degli introversi per eccellenza: solo un introverso riesce a veicolare all’esterno i pensieri, le ansie, le insicurezze e le paure di tutti, perché passa così tanto tempo con se stesso, a pensare e rimuginare, da conoscere a fondo l’animo umano.

Un’introspezione che sfocia spesso nell’overthinking, ed ecco apparire l’armadillo, per riportare Zero coi piedi per terra e far tirare un respiro di sollievo al pubblico.

Rispetto alla precedente, questa serie è sicuramente meno “divertente” in senso letterale: più che di risate, potremmo parlare di sorrisi, più o meno amari. Non che anche in Strappare lungo i bordi ci fosse sempre da ridere, anzi: la capacità di Zerocalcare di riuscire a trovare l’ironia anche nelle situazioni più drammatiche, in Questo mondo non mi renderà cattivo, è meno graffiante, il che non significa che la serie non sia anche divertente.

Questo mondo non mi renderà cattivo

Questo mondo non mi renderà cattivo (640×203)

Dal punto di vista dell’animazione, ritroviamo l’eccellenza qualitativa che aveva contraddistinto la prima serie: anzi, a livello di intreccio tra immagine e parola, possiamo tranquillamente dire che con questa seconda opera sia Zerocalcare che Movimenti Production si sono superati. Trasformare un fumetto o comunque l’opera di un fumettista in un film animato è una sfida non da poco, anche per un autore già rodato nel campo come Zero: nel caso di Questo mondo non mi renderà cattivo la fluidità delle immagini, l’evoluzione narrativa e la parola si fondono alla perfezione, facendo pensare che con la serialità Zerocalcare possa dire di aver trovato il medium perfetto per lui.

Se ci si aspettava una conclusione in cui il bilancio propendesse per l’una piuttosto che per l’altra serie, si resterà delusi: sia il primo che il secondo capitolo seriale di Zerocalcare sono opere di alto livello che non meritano di essere messe in competizione tra loro.

Nonostante la continuità che in alcuni aspetti contraddistingue entrambe non si può però negare che Questo mondo non mi renderà cattivo è decisamente più complessa, strutturata e impegnata di Strappare lungo i bordi.

Si può dire che con questa seconda opera Zerocalcare sia giunto a una maturità narrativa e artistica tale da far presagire che una eventuale terza serie potrà solo confermare tale giudizio.

Giulia Zennaro