Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Questo mondo non mi renderà cattivo.
Zerocalcare si è da sempre contraddistinto da tutto il resto per l’innata umanità, per l’empatia con cui riesce a spogliarsi al pubblico per mettere a nudo le vulnerabilità di ciascuno. Già con le produzioni stampate, e affermatosi al grande pubblico con la popolarissima Strappare lungo i bordi, l’universo narrativo di Michele Rech ha uno stile tutto suo, un vero e proprio rollercoaster emotivo. Capace di parlare con franchezza dei problemi della sua generazione, Zerocalcare ha un linguaggio talmente universale (se superato l’apparente scoglio dell’accento romano) da racchiudere chiunque nella sua storia. Tra ciniche lamentele e quotidiane osservazioni, fatte sempre sul filo del rasoio in un irriverente e ritmato flusso di coscienza, Zerocalcare ci proietta in lunghi, lunghissimi, voli pindarici da cui riusciamo a ricavare riflessioni più profonde di quanto mai ci potremmo aspettare. Tra le spregiudicate battute senza peli sulla lingua, l’autore inietta dei monologhi spiazzanti. Con semplicità e schiettezza disarmante, senza troppi giri di parole, ma con delicate metafore, Zero cala in discorsi che ci colgono sempre di sprovvista. Nel formato audiovisivo, la sua franchezza è ancora più abrasiva e d’impatto, arrivando a colpire dritto e in contropiede, sorprendendo per la sincera onestà delle riflessioni proposte.
Tra umorismo, critica e malinconia, passato e presente si scontrano nella recentissima Questo mondo non mi renderà cattivo, regalando alcuni monologhi emblema della serialità e dello stile narrativo di Zerocalcare.
1) «Siete andati avanti, avete fatto cose e io so’ rimasta qua» – episodio 4
In Questo mondo non mi renderà cattivo persino Sarah entra in conflitto con sè stessa. Lei è l’amica di sempre di Zero, la parte saggia e confortante, un vero e proprio faro di coscienza per il protagonista. Nonostante appaia ferma, determinata e positiva, anche lei vive una realtà fatta di insoddisfazioni e frustrazioni. Dopo tutti i sacrifici fatti per diventare insegnante, a un passo dal realizzarsi del suo sogno, Sarah deve decidere se schierarsi pubblicamente al fianco dei propri amici e delle proprie convinzioni politiche, oppure tacere, per assicurarsi la sopravvivenza della scuola e del prossimo posto di lavoro. In uno sfogo e scontro con Zero, Sarah fagocita il fardello portato con sè per troppo tempo. Mentre tutti vanno avanti, fanno carriera, si affermano e sentono gratificati nel settore che desiderano, lei si sente ferma. Tutti vanno avanti, e Sarah si sente lasciata indietro. Tutti ci siamo sentiti così almeno una volta e sentirselo dire, gridare, in faccia ha tutto un altro peso. Si sente una fallita senza alcuna prospettiva e, dopo dieci anni di lavoro e privazione, non è disposta a perdere l’occasione di una vita: la sofferenza che restituisce alimenta uno dei monologhi più diretti e moralmente toccanti di Questo mondo non mi renderà cattivo.
Tu lo sai qual è il passo mio? Lo vuoi sapere qual è? Non ci sta il passo mio! Perché io sto legata a un palo, io sto ferma là da sola a vedere voi che diventate sempre più piccoli e più lontani. E non vi girate neanche a guardare!
Sarah
2) «A noi ce capita de ride un sacco, però non sorridiamo quasi mai.» – Episodio 1
Sin dal primo episodio di Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare ci bombarda col suo frizzante ritmo di informazioni, aneddoti e lamentele, per poi scandire respiri più lunghi nelle pause di riflessione. Così, Calcare si prende il tempo di pensare, di osservare; di ricordarsi dei periodi più distesi. In un monologo malinconico e doloroso, il protagonista si gode un momento felice. Mettendo in pausa il solito grigno cinico e la pesantezza di una società soffocante, si rende conto di quanto tempo passiamo vinti dai «mostri nostri che ce strillano dentro». Un inno nostalgico e angosciante alla quotidiana assenza di serenità in un mondo adulto che non lascia scampo a nessuno. Col solito linguaggio accessibile, Zerocalcare racconta il senso di inadeguatezza e la tensione dei suoi personaggi che, pur essendo nati negli anni Ottanta, sono trasversali e reali, specchio di qualsivoglia generazione. La spensieratezza della scena diventa un’utopia, cristallizzata nel gelato condiviso con gli amici di sempre.
Quel momento me lo ricordo perché a noi ce capita de ride un sacco, però non sorridiamo quasi mai, non abbiamo quella sensazione delle facce morbide, distese. La nostra faccia è tutta accartocciata perché stamo a ridere sguaiatamente così non sentimo i mostri nostri che ce strillano dentro, oppure tutta in tensione perché ce rode er c..o e e stamo quasi a fà er botto. Invece tranquilli e sereni non ce stamo mai
Zero
3) «E so’ passati mesi, e poi anni. E semplicemente l’assenza sua è diventata normale.» – Episodio 5
In Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare sposta il focus tematico rispetto alla prima produzione seriale con Netflix. Oltre agli scontri politici che infiammano la storia, questa è attraversata dal ritorno di una vecchia conoscenza del protagonista: l’amico di infanzia Cesare. Quest’ultimo ne ha passate molte negli ultimi anni e, per questo, è stato a lungo lontano dal quartiere e dalla vita di Zero. Il progressivo allontanamento da Cesare porta il protagonista a riconsiderare i rapporti vissuti nel corso della sua vita. Sbigottito e confuso dal mutevole ruolo che gli altri possono avere nella nostra quotidianità, Zerocalcare veicola uno dei discorsi più sentiti e universali di Questo mondo non mi renderà cattivo. Dalla presenza all’assenza. E’ straniante quanto una persona, un tempo importante, possa arrivare a scomparire totalmente dalla nostra realtà con spiazzante naturalezza, senza nemmeno il tempo di accorgersene. La nostra esistenza continua, nell’indifferenza di quel che c’è stato, finendo per dimenticare persone e ricordi: perchè tutti noi abbiamo avuto almeno un Cesare nella nostra vita.
Me fa paura che ‘na persona che è stata così presente nella vita mia, con cui ho condiviso così tanto, a un certo punto sparisce. Come se fosse ‘na cometa, no? Che ha attraversato la vita nostra, ti eri abituato a vederla, e poi però sparisce dietro l’orizzonte. Poi rimane la scia, la vedi per un po’, e poi manco più quella. E la vita continua come se non fosse mai esistita, cioè la vita nostra. E che nessuno pensa mai alla vita della cometa, a che gli succede dopo che è passata.
Zero.
4) «Qua tutti c’hanno talmente tanti cazzi che ce potresti fa un fumetto intero sulla vita di ognuno.» – Episodio 5
Secco è tra i personaggi più silenziosi dell’universo di Zerocalcare, eppure tra i più eloquenti e comici. Nonostante apra bocca prevalentemente per la sua iconica catchphrase «Annamo a pija er gelato?», anch’esso è dotato di imprevedibile profondità. Gli strati celati di Secco regalano un monologo provocatorio e interessante nel quinto episodio di Questo mondo non mi renderà cattivo. Alle soglie dello scontro con l’altra fazione di manifestanti, Zero e Secco dibattono sulla coscienza, sul senso di colpa e su quanto il passato possa impattare la percezione presente di ciascuno, di Cesare e Sarah in questo caso. Senza peli sulla lingua come suo solito, l’amico di sempre racconta la sua verità in uno sfogo sulla sua adolescenza, sulla capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato e sul senso di impegno civile. Ognuno dei manifestanti accorsi ha la propria storia, le proprie ragioni e i propri drammi, eppure ciascuno di loro è riuscito a essere lì, pronto a far valere il proprio contributo per un valore e obiettivo più grande.
Te pensi che la gente è venuta qua perché così può pija l’ostia la domenica a messa? Qua tutti c’hanno talmente tanti cazzi che ce potresti fa un fumetto intero sulla vita di ognuno. Però non li usano come scusa per fa’ gli stronzi con gli altri che stanno peggio. Mo’ scusa, ‘sti bomboloni non si preparano da soli.
Secco
5) «Come spunti di conversazione avanzano gossip e risse.» – Episodio 1
Fortunatamente, Questo mondo non mi renderà cattivo non ci bersaglia solo di costanti monologhi malinconici, tristi e autocommiserativi. Lo stile di Zerocalcare è anche sarcastico, sagace e fatto di tanti piccoli e grandi aneddoti quotidiani e comuni. La serie fonde brillantemente riflessione intima e personale con la satira abrasiva e spregiudicata dell’autore. Nel corso della miniserie sono molti i discorsi ironici e critici di Zero, accompagnato dall’immancabile coscienza a forma di armadillo. Doppiato dall’inconfondibile voce di Valerio Mastandrea, il personaggio scandisce l’intera storia con suggerimenti e riflessioni ciniche e irresistibili. Sin dai primi minuti della nuova serie Netflix, l’Armadillo torna con i suoi immancabili consigli di vita: accompagnando Zero a incontrare Secco per un gelato mattutino, il coscienzioso personaggio setaccia tutti gli argomenti di cui il protagonista potrà discutere col disattento amico. La scena apre perfettamente a Questo mondo non mi renderà cattivo, riassumendo in modo emblematico l’umorismo di Calcare e ripresentando al pubblico uno dei suoi personaggi più iconici e comici: Secco.
Ricorda che siete maschi bianchi, cis, etero, nati negli Anni Ottanta, quindi vietatissimo parlare di sentimenti, emozioni positive, fragilità, dubbi, ortaggi, marmellate, animali domestici. Legumi, con deroga solo se connessi a flautolenze. Sentiti libero. Ombrelli, forbici, forbicine e forbici da seta. Del lavoro puoi, ma con Secco è come se parli con un cane del deserto: che punti di incontro ce possono sta’? Quindi, come spunti di conversazione avanzano gossip e risse. Che poi te dice pure bene, perchè il caso vuole che so le uniche due cose della vita per le quali Secco ritiene che vale la pena uscì de casa e discutere con altri esseri umani.
Armadillo