Un faro morale, una persona con i piedi ben saldi per terra, assicurata al suolo, quella alla quale rivolgersi nei momenti di difficoltà che tutti – purtroppo – prima o poi viviamo: ecco chi sei sempre stata tu per chi ti circonda, Sarah. Lo sei stata e lo sei tuttora in primis per Zero, che ti ha sempre vista come quella luce verso la quale guardare quando le cose si mettono male, ogni volta che il buio e l’incapacità di orientarsi sembrano prendere il sopravvento. Lo sei stata, a modo suo, anche per Secco, perché per quanto possa sembrare perennemente più nel suo mondo che in quello reale, i gelati non si vanno di certo a mangiare indifferentemente con chiunque. Ma anche le persone che sembrano più pilastri che esseri viventi nel tempo possono cominciare a sgretolarsi, a cedere alle intemperie. Possono sentirsi pilastri non in quanto forti e stabili, ma in quanto fermi immobili. E poco importa il fatto che tecnicamente tu sia un disegno. Se nella serie Netflix Strappare lungo i bordi il tuo creatore/amico Zerocalcare ti aveva dato la posizione dell’amica saggia, quella che ne capisce più degli altri e che sembra muoversi nel mondo con una consapevolezza maggiore costruita chissà dove e chissà come, in Questo mondo non mi renderà cattivo ti ha reso più sfaccettata, più profonda, più umana. Ora sappiamo che anche tu puoi crollare. Ma tranquilla, Sarah, non sei sola.
In Questo mondo non mi renderà cattivo non sei un personaggio qualunque.
Sei qualcosa di più: sei la rappresentazione di una difficoltà ben precisa che caratterizza la nostra società e sei contemporaneamente anche ciò alla quale questa stessa società dovrebbe aspirare nel profondo. Quando si parla di te, si parla di una persona che per tutta la vita ha dato valore a ideali ben precisi, lottando per fare in modo che le proprie azioni concrete vi corrispondessero sempre. Hai seguito la tua passione per l’insegnamento, fidandoti ciecamente di lei e quindi sotto sotto contemporaneamente anche di te e del fatto che prima o poi ce l’avresti fatta a renderla il tuo lavoro. E sei andata ovunque la tua passione ti conducesse, fino addirittura a un ufficio in cui portavi caffè a degli uomini che producono scopettini per il water, un posto che sembrava troppo distante da quelli che erano i tuoi obiettivi finali. Ma tu e la tua luce sapevate che ne sarebbe valsa la pena, e infatti a forza di perseverare sei quasi arrivata alla meta. Perché vali tanto, Sarah, anche quando non lo ricordi. Ormai alla soglia dei quaranta e dopo anni di lavoro precario e insoddisfacente, ti si è aperta la porta che speravi si aprisse da tanto, troppo tempo. Sei pronta a varcarla, ma una folata di vento fortissimo sembra volerla chiudere di nuovo.
Questa folata sono le proteste, sono gli scontri causati non tanto dal centro di accoglienza per migranti che è spuntato dietro la scuola dove lavorerai – o dovresti lavorare -, quanto da coloro che credono davvero che sia questo centro il vero problema del tuo quartiere. Non lo è, e tu questo lo sai. Eppure non è facile tenerlo sempre a mente quando vedi tutte le tue possibilità andare in fumo, quando senti crollare quel castello illuminato che hai costruito per una vita con tanta dedizione e attorno a te anche tu cominci a vedere – anche se i tuoi amici credono succeda solo a loro – solo il buio. La tua luce fa fatica a restare accesa quando sei tu stessa ad averne bisogno, e quindi il porto sicuro non si vede. Si vedono solo manifesti, cartelli, megafoni, telecamere, giornalisti pronti a riprendere il caos. E tu, con la tua consapevolezza della verità ma anche con quell’umana paura che non basti conoscere come stanno davvero le cose per poterti prendere il posto che ti spetta nel mondo. Conoscere la teoria non è abbastanza: bisogna schierarsi. Ma da che parte?
In una delle serie Netflix realizzate da Zerocalcare sei una guida, nell’altra sei una rappresentazione sociale.
Tutto questo non significa che tra le vicende di una serie e quelle dell’altra il mondo ti abbia reso cattiva. Significa semplicemente che il mondo ci mette costantemente alla prova e che come gli umani che siamo possiamo compiere scelte tanto giuste quanto sbagliate senza che questo cambi la nostra essenza. E significa anche che le definizioni stesse di buono e cattivo forse dovrebbero essere un po’ superate. Quando ti sei ritrovata a dover scegliere tra lottare per una cosa che ritieni estremamente giusta – l’accoglienza dei migranti – o per avere ancora una prospettiva di futuro per te stessa, hai vacillato. Hai scelto te, hai continuato a puntare a quel desiderio che forse non è il tuo faro, ma sicuramente è il tuo obiettivo. E indovina un po’, Sarah? Questo non fa di te una brutta persona, né un’egoista. Fa semplicemente di te un’umana, una persona che come noi altri vive in un sistema ostile nel quale siamo costretti a combattere, a sbracciarci come dei forsennati per cercare di arrivare alla nostra meta. Un sistema che ci mette gli uni contro gli altri continuamente facendo a gara a chi ha di meno, in una lotta che diventa solo ed esclusivamente tra chi è già in difficoltà e invece lascia fuori coloro che questa lotta, come dei burattinai, la controllano dall’alto.
Alla fine dei conti di Questo mondo non mi renderà cattivo, tu riesci comunque a far prevalere la parte di te che fa del bene della collettività un mantra di vita. Ti attivi a tuo modo, parli con le persone e ascolti i loro bisogni veri, non quelli che vengono propinati da chi sulle tragedie altrui vuole solo speculare. Ma non è questo a renderti buona perché tu, molto banalmente, non sei mai stata cattiva. Sei stata solo una persona con i suoi bisogni e i suoi sogni, con la paura di non farcela e la tristezza di chi si sente un passo – o più – dietro agli altri. Questo lo hai detto nella quarta puntata della serie Netflix a Zerocalcare e a noi in modo chiaro ed esplicito, tirando fuori per la prima volta tutte le ansie che pensavamo fossero solo nostre, e invece sono anche tue.
Forse non te ricordi, ma dieci anni fa io ero quella lanciata che c’aveva tutte le porte aperte. […] Poi tu te sei sbloccato, tutti ve siete sbloccati, siete annati avanti, avete fatto cose e io invece sò rimasta qua. Prima ero quella che poteva fà tutto, poi sò diventata quella che non stava a fà niente. E mo’ sò quella che alla fine, porella, non ha fatto niente!
Sarah
Sarah, non piangere. Anche se ti sembra così, non sei sola sulla casella iniziale di quello strano Gioco dell’Oca che è il nostro percorso di vita. Ce l’hai ricordato proprio tu, anche chi sembra non poter crollare mai in realtà può sentirsi perso nell’oscurità dell’incertezza. Grazie per non averci permesso di dimenticarlo. Guardandoti attorno, vedrai, troverai anche tu la tua luce da seguire. Ci sarà qualcuno che, più vicino di quanto pensi, è già pronto a tenderti la mano e ad affrontare con te un mondo che prova in tutti i modi a renderci cattivi. Ma noi non glielo permetteremo.