Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Questo mondo non mi renderà cattivo e di Strappare lungo i bordi
Da pochi giorni è uscita la nuovissima serie di Zerocalcare, seconda fatica dopo Strappare lungo i bordi, sempre per Netflix. Esattamente come la prima, Questo mondo non mi renderà cattivo è divisa in 6 episodi della durata di circa 30 minuti, qualcosina in più rispetto alla prima ma esattamente come Strappare lungo i bordi sempre molto godibile in poche ore – – anche se il consiglio di una che lo ha visto tutto d’un fiato è, invece, quello di godersela a piccole dosi – che può essere positivo ma anche apparentemente troppo frettoloso. Eh già perché la frenesia, per chi come me è fan di Zerocalcare dai suoi primi lavori, è qualcosa con cui dover fare i conti. Chiunque segua il fumettista romano dai suoi primi lavori sul blog sa che, già dall’annuncio stesso della nuova serie, l’hype era incontenibile. Strappare lungo i bordi, che è stata la prima collaborazione tra Zerocalcare e Netflix, ci ha fatto saltare dalla sedia: non vedevamo l’ora di sapere come la narrazione che tanto amavamo del fumettista si sarebbe tramutata in narrazione seriale. L’abbiamo vista e l’abbiamo amata. Come è facile immaginare Questo mondo non mi renderà cattivo, si portava dietro quindi un bagaglio di confronto che non era semplice da trasportare. Eppure, Zerocalcare ce l’ha fatta di nuovo, regalandoci un’opera solida e dal grande impatto emotivo.
Fermo restando che Questo mondo non mi renderà cattivo è una seconda opera e, di conseguenza, ha già in essa delle competenze acquisite dall’esperienza, mi sento di dire che l’ho preferita a Strappare lungo i bordi soprattutto per un unico grande motivo che ne racchiude anche altri: il meraviglioso passo indietro che Zerocalcare fa nella sua stessa narrazione. Mi spiego meglio; Zerocalcare, da sempre, sviluppa un tipo di scrittura molto personale che attinge a esperienze di vita vissuta in prima persona e cerca di renderla coerente col mondo che lo circonda. E questo è sempre stato, ed è ancora, un suo grande punto di forza: la sua ironia, la sua romanità e il suo approccio alle relazioni sono qualcosa che convince fin da subito e che fa in modo che si sviluppi una narrazione anche piuttosto dinamica. In Questo mondo non mi renderà cattivo c’è assolutamente tutto questo e quindi la voce narrante è sempre la sua, la coscienza è sempre il nostro amato armadillo e le storie che vengono raccontate sono sempre molto personali. Ma questa volta, di più rispetto a Strappare lungo i bordi, Zerocalcare si ferma, ascolta ancora più attentamente le voci secondarie della sua vita e, seppur con il suo filtro, permette loro di esprimersi fino in fondo.
E allora finalmente conosciamo davvero Secco, andiamo oltre quel annamo a prende un gelato e oltre quella apparente leggerezza che ci ha sempre fatto ridere ma che non ci ha mai permesso di comprenderlo bene. In Questo mondo non mi renderà cattivo Zerocalcare fa un passo indietro e fa parlare Secco, fa parlare Sara (il monologo di Sara è una delle cose meglio scritte degli ultimi anni), fa parlare Cesare, quel “villain” da cui ci aspettiamo poco ma che in qualche modo riesce a stupirci. Insomma, Zerocalcare in Questo mondo non mi renderà cattivo fa un salto di qualità e, affrontando temi piuttosto politici e politicizzati, affronta anche la vita vera, quella fatta di persone reali, con problemi reali e disagi comuni. Si rende conto di essere un privilegiato che non vuole perdere le sue radici ma per farlo deve imparare ad ascoltare e lo fa in modo meraviglioso: semplicemente, facendosi un po’ da parte. Che fra l’altro è qualcosa che fino a oggi gli avevamo visto fare davvero poco. Questa volta lo fa e lo fa per lasciare spazio a delle storie che sono incredibilmente simili alla sua ma allo stesso tempo così lontane. E queste storie, che provengono da persone reali, sono così vicine a noi, invece.
Da questo punto parte la mia riflessione su Questo mondo non mi renderà cattivo e di conseguenza su Strappare lungo i bordi. Lui stesso ha più volte giustamente sottolineato il fatto che non siano uno il continuo dell’altro e sono molto d’accordo con lui. Le due serie hanno infatti davvero poco in comune, se non la firma dello stesso autore. Il confronto che mi è parso naturale fare è legato soprattutto a una crescita narrativa, a una maturazione stilistica. Se in Strappare lungo i bordi la storia era molto personale e anche molto specifica, legata ad un tipo di emozione assolutamente riconoscibile ma meno totalizzante, in Questo mondo non mi renderà cattivo Zerocalcare porta avanti una narrazione molto più intima e allo stesso tempo molto più globale, meno universale. Con Questo mondo non mi renderà cattivo è più facile rispecchiarsi, è più facile riconoscersi in un disagio o in un gesto quotidiano: c’è la solita ironia e un sentimento sempre più radicato. La scelta di analizzare più punti di vista diversi è assolutamente azzeccata e rende la serie perfettamente calzante con ogni tipo di personalità a cui parla. Se in precedenza, con Strappare lungo i bordi ma anche con alcune delle graphic novel più famose di Zerocalcare, si escludeva una certa fetta di pubblico che magari non era esattamente in linea con alcuni valori o con alcune teorie di Michele, con Questo mondo non mi renderà cattivo sembra fare un passo verso gli altri, in tutti i sensi. Anche il fatto di umanizzare Cesare, di donargli una chance di controbattere, di farci sentire i demoni che lo attanagliano, è una scelta coraggiosa ma allo stesso tempo assolutamente azzeccata. Non solo: la contrapposizione della storia umana di Cesare a quella della minoranza che racconta (nel suo caso un gruppo di circa trenta persone straniere costrette a cambiare di continuo quartiere) è uno sforzo di scrittura davvero lodevole, che va a strutturare un faccia a faccia emozionale tra il cattivo e la vittima. Ma il cattivo non è poi così cattivo e la vittima va fatta parlare, va ascoltata.
Ho amato Questo mondo non mi renderà cattivo perché nelle parole di Sara, nel suo sfogo intorno al mondo del lavoro e alla fatica che si fa per una vita, mi ci sono rivista. Ho riconosciuto il dolore, la disillusione e la voglia di arrendersi. Poi ho riconosciuto la rabbia, la paura e soprattutto l’amarezza nel riconoscere un tipo di realtà che non mi piace ma con cui sono costretta a fare i conti tutti i giorni. E come me molti altri si sono riconosciuti in Secco, in Cesare, nell’ amica pterodattilo, in Sailor Venus. Questo mondo non mi renderà cattivo non mi è sembrata, come era successo con la prima, “solo” una serie di Zerocalcare da guardare perché sono fan dei suoi lavori. Mi è piaciuta perché è una serie che parla di quotidianità, di valori, di amicizia e anche di disagio. Parla di verità. Non parla più solo di Rebibbia, parla di Roma, parla anche di casa mia e delle persone che vivono nel mio quartiere. Le ho riviste tutte e per un secondo le ho comprese, anche se non le conosco davvero. Ho riconosciuto il mio Cesare e mi sono fermata a riflettere sulla complessità dell’animo umano e sul fatto che certe volte non ci ho capito proprio niente di una persona: magari, troppe volte, mi sono fermata solo all’apparenza. Ho visto Questo mondo non mi renderà cattivo e l’ho sentita molto più vicina di Strappare lungo i bordi. Sono una lettrice accanita di Zerocalcare e ne vado molto fiera: da qualche giorno, se possibile, ancora di più.