La terza e ultima stagione di Ragnarok è approdata su Netflix il 24 agosto chiudendo, con le sue sei puntate, quel cerchio narrativo aperto nel 2020 con la sua prima stagione. Che cosa abbiamo da dire su quest’ultima stagione? Promossa? Bocciata? Cari fan della serie tv, iniziamo pure questo viaggio insieme!
Attenzione: l’articolo contiene spoiler sulla terza stagione di Ragnarok.
Dunque, ci ritroviamo ancora una volta insieme a Magne e i suoi amici seguendo finalmente l’evolversi della stagione precedente finita proprio sul più bello, con la costruzione del Mjolnir. Anche in questa stagione potrete seguire le vicende in maniera molto diretta e coinvolgente, vicende che adesso hanno trovato una degna fine e hanno chiuso perfettamente un cerchio. La peculiarità di quest’ultima stagione, infatti, è proprio quella di aver chiuso una parentesi apertasi nel momento stesso in cui il ragazzo arriva a Edda – che ricordiamo essere una città immaginaria – con la sua famiglia, e averlo chiuso in maniera del tutto naturale, senza alcuna forzatura. Non è cosa da poco riuscire a terminare una serie tv con tutta questa coerenza e attenzione. Abbiamo iniziato a seguire le avventure di Magne imparando a conoscerlo come un ragazzino spaventato, introverso, chiuso e assolutamente non pronto ad affrontare quelli che sono i problemi della vita. Lo abbiamo visto spaventato a scuola, incapace di fare amicizia con i coetanei: insomma un ragazzo totalmente in difficoltà. Con la seconda stagione questo aspetto è andato migliorando ma è in questa terza stagione che ci troviamo davanti un Magne assolutamente cambiato. Scordatevi la timidezza, scordatevi la difficoltà e tutto il resto, adesso Magne è sicuro di sé al punto da credersi imbattibile, intoccabile, insomma a tratti potremmo tranquillamente definirlo spocchioso.
Sappiamo benissimo che questo è un termine che non lo descrive assolutamente ma in questa terza stagione sarà inevitabile vederlo sotto questa luce. Un Magne che non riconosciamo assolutamente e che anzi, spesso fa venire voglia di saltare le scene in cui c’è lui e fare un clamoroso skip in avanti di qualche secondo. Ma tutto questo – attenzione attenzione – ha il suo perché! Se le prime puntate non ci avessero mostrato questo, le successive non avrebbero avuto assolutamente alcun significato. È tutto un percorso che vi porterà, nelle ultime due puntate, a capire il perché Magne perderà i suoi amici, perderà la sua famiglia, la sua ragazza – ebbene sì, si è trovato anche la fidanzata – e nessuno di loro capirà il suo comportamento. Vi sembrerà quasi che i giganti ce l’avranno fatta a vincere, e che la situazione sia ormai irrecuperabile. Tutto questo fino alla penultima puntata, dove Odino, stufo della situazione, prenderà in mano le redini capendo che Magne si sente imbattibile perché si è fatto soggiogare dall’incredibile potere del martello e che non ha saputo invece sfruttarlo positivamente come faceva Thor. Così un giorno, prende Magne e lo porta nei boschi facendogli capire chi fosse davvero il Dio del tuono, nella sua valenza più profonda. Una scena magnifica e piena di significato che porta lo spettatore a immergersi nel più intenso valore della serie.
Al ritorno da questa passeggiata nei boschi Magne capisce davvero il valore del potere che gli è stato dato e comprende che l’unica cosa che gli importa è proteggere le persone che ama. Per cui torna a casa con un’altra mentalità e un altro spirito e i compagni Dèi decidono di perdonarlo e di prepararsi per la battaglia finale.
Non solo Magne è un personaggio che ha un grande risvolto durante la stagione e occorre soffermarsi necessariamente anche su altri e due personaggi: Fjor e Laurits. Il primo infatti, quando si troverà a dover scegliere tra dover combattere una guerra dove quasi certamente morirà oppure intraprendere una nuova strada che potrà forse portarlo verso qualcosa di positivo, lui sceglie proprio questa seconda opzione. La scelta sembra facile: da una parte la morte e dall’altra la felicità, che sciocchezza! E invece no, perché se pensiamo a com’era Fjor prima, e al suo desiderio di potere e di vittoria, piuttosto che sottomettersi avrebbe preferito la morte, invece in questo caso non lo fa, sorretto da una nuova visione del mondo dovuta anche dall’introduzione di un nuovo sentimento: l’amore. Ebbene sì, proprio lui si innamora, a dimostrazione che l’amore può davvero risolvere i conflitti e portare verso una strada nuova.
Una parentesi va aperta anche sul personaggio di Laurits, perché finalmente dopo tre stagioni, capisce che il suo posto è sempre stato solamente uno: accanto a suo fratello. Laurits abbandona la sua visione negativa del mondo non rinunciando però a quell’irresistibile black humor che lo contraddistingue. Inoltre va dato un grandissimo riconoscimento alla Norvegia per la naturale consapevolezza alla libertà e uguaglianza nell’aver inserito numerose scene nelle quali il ragazzo è configurato come mamma di “piccolo Oh”, la creatura nata da lui stesso durante la seconda stagione. Più volte in Ragnarok viene menzionato come la madre che lo ha cresciuto come un figlio prima di salutarlo e lasciarlo al mondo. Nella totale normalità si è parlato di un papà che si occupa di una creatura anche se questa non viene da una madre e da un padre: Laurits è a tutti gli effetti un genitore e questo è stato raccontato con una tale naturalezza da fare invidia ancora oggi a moltissimi Paesi. Chapeau, cara Norvegia!
Come detto in precedenza, si è riusciti a chiudere questa serie tv nel migliore dei modi dando trasparenza e coerenza alla storia. Arrivati alla battaglia finale, Magne, proprio sul più bello, mentre Saxa lo sta per colpire, le urla di fermarsi. Spiega ai giganti, con le sole parole, che quello scontro può essere benissimo evitato, che i giganti avrebbero potuto smettere di immolarsi per un ideale ormai antico e assurdo, tendando invece insieme di far coesistere giganti e Dei. Magne si è fidato, rischiando, e il suo coraggio lo ha premiato donando a Edda e al mondo intero quella pace tanto agognata. Sembra a questo punto che tutto sia finito e che la serie sia giunta alla conclusione quando, nell’ultima puntata, proprio durante la consegna dei diplomi, in modo totalmente inaspettato e sorprendente – un ottimo colpo di sceneggiatura – è come se la narrazione si aprisse a due finali: uno nella testa di Magne e uno che si va consumando in quell’esatto momento, in quello che vediamo noi telespettatori. Magne infatti immagina come sarebbero andate le cose se la battaglia fosse realmente accaduta e ci catapulta in quelle immagini nello stesso momento in cui vediamo anche le cose al di fuori della sua testa. Fin quando non arriva la fine: Thor – lui stesso – nella visione della battaglia sarebbe morto insieme a tutti i suoi compagni e ai giganti stessi, lasciando il mondo in una totale desolazione e carneficina mai viste. Invece no, Magne è lì insieme a tutti loro, alla cerimonia dei diplomi e in attesa del futuro che verrà, avendo preso la migliore delle decisioni insieme a tutti gli altri, nemici e non, affinché il tutto si risolvesse con l’unica cosa che va sempre cercata: la pace. Questo, specialmente in questi tempi, è un messaggio potentissimo.
La storia di Ragnarok si conclude nel migliore dei modi possibili, lasciandoci quasi pregustare, nella nostra mente, come sarebbe bello se da un momento all’altro spuntasse fuori una quarta stagione che possa mostrarci il proseguo delle avventurose vite di Magne e i suoi amici.