Vai al contenuto
Home » RaiPlay

Hot Ones Italia, ovvero: come si evolvono i talk con coraggio (ma forse non siamo ancora pronti)

Alessandro Cattelan in un'immagine promozionale di Hot Ones Italia
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. È arrivato Hall of Series Discover, l'abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi, direttamente sulla tua email. Avrai anche accesso a un numero WhatsApp dedicato per parlare con il team di Hall of Series.

Non si può certo dire che manchi il coraggio ad Alessandro Cattelan. L’artista piemontese, impegnato di recente con la conduzione del Dopofestival di Sanremo, è una di quelle figure a cui piace sperimentare. Mettersi in gioco, innovare. Perché no, immergersi dentro nuovi format con uno spirito eclettico se non pionieristico. Dal podcast ai late show, passando per Netflix con l’interessantissimo Una semplice domanda, il teatro, l’editoria e molto altro, Alessandro Cattelan non si ferma mai. Purtroppo, però, non sempre ottiene l’attenzione che la sua audacia meriterebbe. Succede allora che nelle ultime settimane abbia esordito con uno dei format televisivi internazionali più interessanti degli ultimi anni, Hot Ones Italia, ma pochi ne abbiano parlato.

Il nuovo talk show, nato nel 2015 su YouTube e condotto da Sean Evans, è disponibile in esclusiva su Raiplay nella sua versione italiana e si poggia su un meccanismo semplice: cosa succede se una normalissima intervista viene condita con una salsa un po’ troppo piccante? Cosa succede, poi, se le salse diventano dieci e costringono l’ospite di turno a trangugiare del latte per sopravvivere alle alte temperature? L’ospitato, infatti, dovrà arrivare ai titoli di coda dopo aver mangiato dieci alette di pollo piccantissime.

Hot Ones Italia è essenzialmente questo: un confronto a due tra un host dal palato d’acciaio e un intervistato che deve arrampicarsi sulla Scala di Scoville senza paura. L’obiettivo è quello di portare a termine la puntata con la lucidità indispensabile per rispondere alle domande più hot.

Sean Evans, conduttore di Hot Ones
Credits: People.com

Funziona? Eccome: il format originario ha ormai dieci anni di vita, ventisei cicli di episodi e la bellezza di 355 puntate. Nel tempo, c’è passato chiunque: da Will Smith a Gordon Ramsay, passando per Pharrell Williams, Lewis Hamilton e Zlatan Ibrahimovic, è arrivato a ospitare addirittura Paperino. Hot Ones ha sfruttato al meglio le potenzialità di un’idea sui generis che ha attirato le attenzioni del pubblico trasversale. Si discosta dall’idea di talk nel perseguire una linea piccante anche sul piano delle domande, combinando la volontà di arrivare alle dichiarazioni più interessanti attraverso l’empatia e la confidenzialità che si innesca tra le due parti.

Sean Evans è sempre stato fenomenale in tal senso, e Alessandro Cattelan sembra essere la figura ideale per rappresentare l’alternativa italiana.

Il suo stile di conduzione, brillante, ironico ed energico, personale ma non invadente e autoreferenziale, è perfetto per centrare il target dei millenials e dei più giovani, combinando con esso una tendenza alla trasversalità che ne fa uno dei conduttori più interessanti degli ultimi anni. Proprio per questo, la Rai gli ha affidato nel tempo degli spazi finalizzati al recupero di target che sfuggono sempre più alla tv lineare, trovando una dimensione perfetta su Raiplay.

In tal senso, l’operazione Hot Ones Italia è ottima. Il formato è assimilabile a quello di numerosi podcast creativi che si trovano in circolazione, caratterizzati da un’informalità che raramente si trova in tv. Cattelan è il ponte per trasferire sulla tv non lineare un formato da web che ha molto da dire anche su canali più tradizionali. Hot Ones Italia ha tutto per funzionare nella fascia 25-40, spingendosi potenzialmente oltre attraverso un linguaggio in equilibrio tra la volontà di perseguire una linea più canonica e la tendenza al rinnovamento. Per il momento, però, l’operazione non ha funzionato fino in fondo.

Alessandro Cattelan in una puntata di Hot Ones Italia
Credits: Raiplay

Hot Ones Italia è passata finora sottotraccia, ed è un peccato.

È uno stile di talk a cui il pubblico italiano più tradizionalista non è ancora abituato, e merita un’opportunità anche solo per questo motivo. La distribuzione in esclusiva su Raiplay è funzionale alla valorizzazione di una piattaforma fondamentale per il futuro della tv di Stato, ma potrebbe limitare il suo potenziale. Se da una parte è importante che Raiplay trovi nel tempo un’identità sempre più autonoma rispetto alla tv lineare, dall’altra sarebbe necessario credere maggiormente nel prodotto e promuoverlo con maggiore incisività.

Un caso associabile in tal senso è quello di Valerio Lundini. La sua Pezza non ha mai funzionato granché in tv, ma è diventato un piccolo cult degli ultimi anni grazie alla fruizione in streaming. Si parla di target piuttosto assimilabili, d’altronde. Con differenze sostanziali: Lundini, per esempio, ha usufruito nel tempo di una diffusione capillare sui social attraverso fenomeni terzi che niente hanno a che vedere con la Rai. Altrettanto è accaduto nello stesso periodo per la serie tv Mare Fuori, esplosa solamente dopo esser entrata a far parte del catalogo di Netflix.

Insomma, si dimostra così un’idea che portiamo avanti da tempo. Raiplay sta sviluppando un’infinità di idee interessanti e originali, ma non sempre capitalizza al meglio gli sforzi. Vale per le serie tv distribuite e vale per i format originali, tra i quali rientra Hot Ones Italia.

È tutto? Non esattamente. Come si è detto, il format è fresco e divertente. È utile per portare avanti un percorso di svecchiamento dei talk e per far brillare al meglio la luce di Cattelan, figura chiave per il futuro della Rai. Allo stesso tempo, però, deve ancora trovare un’identità più riconoscibile.

A differenza del format originario, infatti, si distingue per un maggiore equilibrio e uno stile meno esplosivo. Le domande, pur essendo dirette in un contesto informale, non osano quanto succede nella controparte statunitense, e in poche occasioni si è arrivati alla generazione di contenuti più distanti dai talk tradizionali. Mancano le domande più “hot”, come giustificherebbe l’essenza della trasmissione stessa. In parte è comprensibile: Hot Ones Italia è pur sempre un format Rai, e lo spazio d’azione è fisiologicamente circoscritto. Più libero rispetto alla tv lineare, ma comunque circoscritto.

Non sempre, inoltre, si è vista una connessione davvero efficace tra Cattelan, perfetto nel ruolo, e i suoi ospiti.

Tuttavia, è ancora presto per esprimersi davvero. Nel momento in cui scriviamo, sono andate in onda solo sette puntate. Hot Ones Italia ha visto la luce da pochi mesi e necessità di tempo e fiducia per trovare una maggiore personalizzazione da parte dell’host. Solo così potrà definirsi con un’identità più marcata, associabile a quella statunitense ma con chiavi adattate ai differenti gusti del pubblico italiano. Un pubblico che necessita sì di piccantezza, ma senza esagerare. Che cerca un talk del quale riconoscere i codici, senza ritrovarsi all’interno dell’ennesimo podcast dai contenuti standardizzati.

Un equilibrio sottile, fragile ma individuabile. Il programma è arrivato al momento giusto, ma in questa fase è ancora incagliato tra la spinta al rinnovamento e una linea che non osa fino in fondo. Lo spazio d’azione è quello in cui si spera possa muoversi Hot Ones Italia nei prossimi anni. Per ora, non è dato sapere se il programma avrà o meno una seconda stagione: è importante che la Rai ci creda, spinga in alto l’idea e perché no, investa nel tempo su un numero crescente di ospiti d’altissimo profilo che possano attirare l’attenzione di un pubblico più ampio. Il pubblico più generalista potrebbe non essere ancora pronto, ma è importante metterlo alla prova e abituarlo a idee di questo tipo, assecondando allo stesso tempo i gusti di una platea ormai abituata ampiamente a format con Hot Ones. Il futuro della tv, d’altronde, passa soprattutto da qui.

Antonio Casu