Siamo arrivati al giro di boa per Raised by Wolves. Questa serie dai tratti fantascientifici sta stupendo, ma sta anche mostrando i suoi difetti e le sue pecche. In questa doppia puntata l’analisi del narratore si sofferma particolarmente sulle figure dei due androidi, Madre prima e Padre poi.
In ambo gli episodi troviamo sia la proverbiale calma che precede la tempesta, che la tempesta stessa. Emotiva in “Memoria infetta” e bellica in “Paradiso perduto”, ormai la disputa fra mitraici e atei ha raggiunto anche Kepler-22b e volenti o nolenti i nuovi residenti devono gestire questa eredità scomoda.
Partiamo dal quinto episodio che ci regala il primo vero sguardo verso la storia delle origini di Madre. Era ormai tempo di conoscere uno dei personaggi più citati e al contempo sconosciuti dell’intera stagione, Campion il creatore.
Scopriamo che il rapporto fra l’androide e l’umano non era estremamente professionale. Si scorge una sorta di interesse romantico fra i due, con il creatore che le insegna l’arte dell’educazione dei figli, la benevolenza e persino l’amore umano inteso come sentimento generale non unicamente romantico.
Qui bisogna fare la prima critica sostanziale alla serie.
Madre risulta interamente legata al suo creatore, come se fosse frutto del suo sapere. Oltre ad essere una specie di idolo per lei. Un passo indietro nella caratterizzazione di un personaggio femminile forte, che si unisce agli altri personaggi trascinati metaforicamente nel fango da questa puntata. Se in “Il corso della natura” si erano aperte strade nuove per il personaggio di Madre, qui abbiamo un severo stop dell’evoluzione. Con essa anche molti altri personaggi femminili. Partendo dall’anziana religiosa che vede sminuita la sua pluriennale esperienza in favore del nuovo messia o profeta Marcus per la leadership del gruppo. Passando per la soldatessa che si invaghisce evidentemente del neo profeta. Arrivando a Sue, la quale non solo diventa gelosa della ragazza ma accetta la discutibile scelta di Marcus riguardo allo stupratore incarcerato e soprattutto non compie quel balzo in avanti che attendiamo da quando l’abbiamo conosciuta.
Questo dimostra una mancanza di analisi interiore acuta e profonda nei personaggi femminili nella serie. Una mancanza che fa pensare ad un ruolo secondario per questi ultimi. Strano e inaspettato in un progetto targato 2021, che vede intorno a sé serie di fantascienza che affrontano personaggi femminili con enormi sfumature e per nulla relegati al ruolo di spalla. Ad esempio, una fra tutte, Westworld. Non è femminismo, è semplicemente un aspetto fondamentale per una serie moderna al passo con i tempi. In più dimezzare l’analisi dei personaggi rende distaccati gli spettatori, obbligandoli ad attendere per eventuali scene d’azione.
Proseguendo con la narrazione di ciò che accade al gruppo durante questo episodio, scopriamo della presenza di Tally, o forse il suo spirito (la cosa non è ancora chiara). Nel rapporto con Tally rivediamo la maestosità dell’interpretazione di Amanda Collin (Madre) che riesce a donare al suo personaggio l’umanità di una figura materna, nonostante i suoi manierismi robotici.
Interessante, sempre riguardo a Madre, la nuova consapevolezza che ricava dalla capsula di memoria o di realtà virtuale che trova sulla montagna. L’androide ora è consapevole di essere stato riprogrammato e di aver perso gran parte delle sue conoscenze e della sua memoria in favore della missione. Ovviamente non sappiamo quanto fidarci delle visioni simulate di Madre. Rimane pur sempre un simulatore mezzo distrutto nel bel mezzo del nulla. In più non è pensato per l’interazione con androidi.
Altre visioni di cui sappiamo poco e ancora non si comprendono a pieno sono quelle di Marcus. Sol? Problemi con i lunghi anni di simulazione? O semplice pazzia? Non sappiamo ancora descrivere questa situazione.
In generale questo quinto episodio risulta essere un episodio di studio, di analisi e di attesa. Fatta eccezione per la tempesta emotiva che coinvolge Madre e Marcus.
“Paradiso perduto” rende questa calma apparente tempesta reale. Si distacca dal precedente episodio e crea una frattura nella serie spezzandola in due.
Nella prima parte prosegue lo studio e l’attesa. I mitraici scoprono il segreto di Madre rintracciando il simulatore ed escogitano un metodo per sbarazzarsi dell’androide una volta per tutte.
Ma la parte fondamentale dell’episodio è legata al personaggio di Padre, il quale viene finalmente visto a tutto tondo: nel suo rapporto con Madre, con i bambini e con la sua idea di sopravvivenza legata alla presenza della felicità e alla sicurezza. Rimane ancora pieno di dubbi, invece, il legame fra i due androidi. Come è stato programmato Padre? Vi sono sentimenti romantici e sessuali di Padre per Madre? Qual è lo scopo della loro complicità e perché il creatore Campion li ha programmati così? Domande a cui la serie dovrà dare risposta.
Bisogna prendersi questo istante prima della tempesta per celebrare la figura di Padre. Un personaggio che si preoccupa continuamente della sua utilità ma che risulta alla fine dei conti il più risoluto, affidabile e sensibile di tutto lo show. Non è onnipotente, ma questa sua vulnerabilità lo rende significativo nelle scelte che fa. Mentre Madre svolazza nei cieli, lui rimane con i piedi per terra sul pianeta che stanno cercando di trasformare in una sorta di casa a protezione dei bambini.
Un secondo problema di Raised by Wolves emerge proprio da questa puntata.
Non ci è mai stato dato il tempo di rimanere effettivamente in contatto a lungo con i personaggi prima che un disastro o un netto cambiamento di trama non li catapultasse in qualche situazione di pericolo. Pecca della trama, che fortunatamente viene colmata in parte da una recitazione straordinaria di tutti gli attori.
Un altro problema è invece la ripetitività dei dialoghi. Ormai siamo arrivati al centesimo dialogo fra Madre e Tempest riguardante la gravidanza. È stanca addirittura la ragazza… immaginatevi noi.
Vogliamo completamente tralasciare la scena di sesso fra Campion senior e Madre? Sì, è assolutamente, speriamo volutamente, ridicola.
Parliamo, infine, della tempesta vera e propria di questo sesto episodio: la parte finale. L’agguato dei mitraici nei confronti di Madre fallisce miseramente, facendo rischiare la vita a Marcus e a tutto il gruppo. Tuttavia Sue, a capo di una parte dei sopravvissuti, disobbedendo alle direttive del marito attacca Padre per “salvare” i bambini rapiti e suo figlio. In questo attacco Padre ha la peggio e Sue riesce a portare con sé Paul prima del ritorno di Madre in God Mode.
Una volta recuperati Sue e Paul, Marcus capisce che non potrà mai battere Madre senza l’aiuto del piccolo e senza un piano ben calcolato. Crea, quindi, un piano in cui manda il figlio sul campo di battaglia per rubare gli occhi dell’androide.
Nei momenti finali dell’episodio, Paul raggiunge rapidamente Madre, che sta freneticamente cercando di salvare Padre e le ruba la custodia contenenti le sue armi principali: gli occhi. Quando Madre lo insegue per recuperarli, Marcus sbuca dal nulla con un’ascia, e la colpisce apparentemente a morte in modo grave. A questo punto potrebbe ucciderla, ma sente alcune voci misteriose e decide di non farlo, tenendo invece suo figlio tra le braccia macchiate di sangue umano e robotico.
Due puntate incalzanti che sicuramente elevano la trama della serie, nonostante i punti di critica emersi. Due puntate che rivelano una spiritualità inaspettata di Raised by Wolves e fanno nascere una lunga serie di domande a cui speriamo di ricevere risposta nei prossimi episodi.