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Reacher 2 ha decisamente alzato il livello – Recensione della seconda stagione del fenomeno di Prime Video

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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste imbattervi in spoiler su Reacher 2.

In questa fredda giornata di gennaio Prime Video ha rilasciato l’ultima puntata della seconda stagione dedicata a Reacher, personaggio creato dalla penna di Lee Child e adattato per la televisione da Nick Santora (già noto per Prison Break, Scorpion, Most Dangerous Game e FUBAR).
Lo showrunner per questa seconda stagione si è avvalso della collaborazione di Michael J. Gutierrez, Scott Sullivan e Cait Duffy con i quali aveva già collaborato in passato, sia per la prima stagione di Reacher che per Scorpion.
Per la regia, invece, hanno partecipato registi del calibro di Sam Hill, Omar Madha e Julian Holmes, tutti con alle spalle un’importante esperienza sui set delle principali serie televisive dedicate all’action thriller. La fotografia è stata suddivisa equamente tra Michael McMurray (già presente nella prima stagione) e Bernard Couture (The Recruit, su Netflix) mentre per la colonna sonora è stato confermato Tony Morales (candidato a due Emmy per Eva Longoria: Alla ricerca del Messico e Hatfields & McCoys, meravigliosa miniserie ambientata tra il 1865 e il 1891 negli Stati Uniti post Guerra di Secessione).

Partiamo subito col dire le cose che non hanno convinto rispetto alla prima stagione: il rilascio settimanale. No, car* Prime Video, così non va. Una puntata alla settimana non è sostenibile. La prima stagione, infatti, venne rilasciata in blocco, il 4 febbraio del 2022. Per questa seconda, invece, hanno offerto agli abbonati le prime tre puntate e poi, ogni sette giorni, le restanti cinque. D’accordo che di mezzo c’erano le feste natalizie ma… in tutta sincerità, aspettare sette giorni per sapere cos’avrebbe combinato l’omone interpretato da Alan Ritchson ci è sembrato davvero un po’ too much.
Questo per un paio di ragioni. La prima, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è la necessità di veder proseguire la storia che, attraverso calibrati colpi di scena, riesce a tenere in sospeso lo spettatore tra una puntata e l’altra. La seconda, invece, riguarda la quantità di dettagli e personaggi che la sceneggiatura vuole mettere in risalto e che, tra una settimana e l’altra, potrebbero perdersi per strada.
Rispetto alla prima stagione, infatti, questa seconda è più corale e mette in gioco non soltanto l’ex maggiore dell’esercito americano ma anche, e soprattutto, i suoi commilitoni, uomini e donne con i quali Reacher ha condiviso gran parte del suo passato fino allo scioglimento dell’unità d’élite da lui comandata.

Karla Dixon (Serinda Swan) e Frances Neagley (Maria Sten), 640×360

La storia, tratta dall’undicesimo romanzo di Lee Child pubblicato nel 2007 e intitolato Vendetta a freddo (Bad Luck and Trouble, il titolo originale), inizia con il corpo di un uomo che precipita da un elicottero. Dopo un volo di oltre tremila piedi il corpo si sfracella sulla neve che ammanta il terreno macchiandola inesorabilmente di sangue. Subito dopo Reacher è in coda al bancomat. Di fronte a sé una donna con visibili tracce di violenza subita sta cercando di prelevare. Reacher, generoso e giusto come sempre, intuisce che qualcosa non funzioni per il verso giusto. Pone alla donna qualche domanda e poi si incammina verso un’auto parcheggiata poco più in là.
Con la sua solita violenza trascina fuori dall’auto il manigoldo che stava minacciando la donna (e la figlia), lo riempe di botte e lo lascia a terra, più morto che vivo. Poi, tornato al bancomat effettua il suo prelievo, come se nulla fosse, ricevendo un messaggio in codice da Frances Neagley, interpretata da Maria Sten, già apparsa nella prima stagione. I due si mettono in contatto, Reacher raggiunge Neagley a New York scoprendo che il cadavere gettato dall’elicottero appartiene a un ex membro della squadra investigativa militare comandata dal gigante buono. I due, ovviamente, iniziano a investigare scoprendo che quella non è l’unica morte di un loro ex collega. E così, rimontata l’unità operativa con i pochi ex militari rimasti ancora in vita, Reacher comincia la sua battaglia contro l’ingiustizia disseminando New York e dintorni di cadaveri fino a vendicare la morte dei suoi sottoposti.

Se nella prima stagione lo spettatore faceva la conoscenza di Jack Reacher, niente secondo nome, dei suoi metodi investigativi deduttivi alla Sherlock Holmes accompagnati e della sua smania di menare le mani degna del miglior Bud Spencer, in questa seconda stagione viene messo di fronte a un pezzo molto importante del suo passato, appena accennato durante gli otto episodi del 2022.
La costruzione narrativa, arricchita da interessanti flashback, permette allo spettatore di comprendere molto bene il legame che unisce i membri dell’ Unità Speciale di Investigazione della 110a. Scelti personalmente da Reacher singolarmente sarebbero certamente un disastro ma insieme hanno quella capacità unica di fare squadra tipica di certi ambienti e utilissima per risolvere casi impossibili.
Questa unione va ben oltre il semplice cameratismo e non si è interrotta con la fine dell’Unità. Guardando le otto puntate si intuisce molto bene lo spirito che lega i personaggi ancora vivi a quelli disgraziatamente morti nell’adempimento del loro dovere. Uno spirito che non era semplice ricostruire ma che la sceneggiatura e la regia sono riusciti a comporre calibrando molto bene le caratteristiche di ogni singolo personaggio. Anche quelli minori, di semplice contorno.

Se i buoni sono quasi perfetti, in particolar modo i personaggi femminili, forti ma non per questo esagerati i malvagi, invece, risultano un po’ deboli, al limite del macchiettistico per certe scelte e certi comportamenti. Mentre nella prima stagione erano molto ben definiti, con uno spirito e un carisma opinabili ma comunque coerente, in questa seconda stagione passano quasi in secondo piano, quasi fossero apparentemente non necessari. È chiaro che devono esserci per poter fornire ai buoni lo spunto per portare avanti la storia. Al tempo stesso si intuisce che nel complesso della narrazione abbiano un ruolo di secondo piano e non godano, effettivamente, di quell’importanza che li eleverebbe al rango di co-protagonisti.
Sono due e stanno lì, sullo sfondo, intervenendo di tanto in tanto: abbaiando ordini, il primo, e uccidendo tutto quello che incrocia sulla strada, il secondo.
Pensare che il primo, Shane Langston, interpretato da Robert Patrick il quale dice di non conoscere nessuna Sarah Connor (citazione di un certo livello che non sfigura e strappa un sorriso divertito allo spettatore) ci appare fin da subito molto agguerrito dando l’impressione di esser uno di quei cattivi capaci di dare filo da torcere al nostro eroe preferito.

REacher
Gaitano Russo (Domenik Lombardozzi), David O’Donnell (Shaun Sipos) e Jack Reacher (Alan Ritchson), 640×360

In ogni caso questa seconda stagione di Reacher ha decisamente confermato quanto visto nella prima alzando addirittura il livello. Tanto da essere la serie più vista su Prime Video di tutto il 2023.

I fan del personaggio creato da Lee Child possono dirsi più che soddisfatti. Queste otto puntate non deludono mai. Anzi, Alan Ritchson sembra esser più a suo agio nel personaggio, quasi l’avesse maggiormente interiorizzato tanto da non risultare più così legnoso come nella prima stagione. L’attore americano, classe 1982, dà dimostrazione di avere a cuore il personaggio e di saperlo accompagnare nello sviluppo creativo. Da solitario cowboy a leader riconosciuto e affermato non è propriamente semplice come passaggio. Alan Ritchson è molto bravo, invece, a rendere credibile l’ex maggiore dell’esercito rendendolo di fatto un mentore e una guida per chi gli è devoto e pronto a consegnare la sua vita per non deluderlo.
L’aspetto prettamente investigativo è piuttosto semplice poiché non ci sono particolari intrighi da risolvere. E le scazzottate risultano molto più contenute rispetto alla prima stagione. Ciononostante questo Reacher sa il fatto suo dimostrandolo, puntata dopo puntata, con una lenta e costante maturazione del personaggio, sia dal punto di vista emotivo che professionale.

Nell’insieme, poi, una menzione speciale va a Domenick Lombardozzi (The Wire e Boardwlak Empire, tra le altre cose) nei panni di Gaitano “Guy” Russo, poliziotto del NYPD, integerrimo e incorruttibile che decide di perseguire Reacher rischiando più volte di prendersi un sacco di botte. Il suo personaggio è la classica ciliegina sulla torta. Inizialmente si schiera contro il protagonista ma poi capisce il suo errore e, come gli ex commilitoni, lo seguirà fino alla fine. Il detective Russo è decisamente quel tipo di personaggio che piace al pubblico tanto che moltissimi sono stati i commenti positivi fin dalla sua apparizione in scena.
Ora siamo in attesa della terza stagione, già in lavorazione. Alan Ritchson, dalle sue pagine social, si è espresso in merito dicendo che sarà qualcosa di nuovo per il suo Reacher. I fan si stanno già chiedendo su quale dei 25 libri scritti da Lee Child sarà basata la prossima avventura del solitario ex maggiore dello US Army. In attesa di questo prossimo capitolo possiamo tornare a gustarci le imprese di uno dei personaggi meglio trasposti, sul piccolo schermo, che amplia qualitativamente e quantitativamente il catalogo di Prime Video.