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ATTENZIONE: proseguendo nella lettura potreste incappare in spoiler su Reacher 3.
Siamo entrati nel vivo di Reacher 3 e la tensione sta raggiungendo livelli altissimi. La sesta puntata, Smoke on the Water, è probabilmente la migliore della stagione fino a ora. Non solo per il ritmo serrato e la quantità di eventi che si susseguono, ma perché mette definitivamente Reacher con le spalle al muro: la sua copertura è saltata, il nemico sa chi è e adesso dovrà giocare a carte scoperte.
Se gli episodi precedenti hanno costruito con pazienza la tela della storia, qui iniziamo a vedere i fili intrecciati che si tendono, pronti a chiudersi attorno a Reacher e ai suoi alleati. Il tanto atteso incontro tra lui e Xavier Quinn è finalmente avvenuto, e la domanda che ci eravamo posti alla fine della scorsa puntata ha ottenuto una risposta.
Le possibilità erano due. La storia ci dice che Quinn ha perso la memoria. Ma è davvero così? O sta solo giocando una partita ancora più grande? Considerando il numero di episodi rimasti, la scelta narrativa di posticipare il momento del riconoscimento (o di negarlo del tutto) è quasi obbligata. Se Quinn si fosse ricordato di Reacher subito, lo scontro sarebbe potuto esplodere immediatamente, mettendo fine troppo presto alla tensione accumulata. Così, invece, la serie mantiene alto il livello di incertezza, assicurandoci che, in un modo o nell’altro, la resa dei conti arriverà. E quando succederà, non sarà un incontro pacifico.
Quinn e Reacher: un incontro che cambia tutto

L’episodio riprende esattamente da dove ci eravamo lasciati. Quinn e Reacher, accompagnato da Beck Sr, si trovano finalmente faccia a faccia, ma il colpo di scena arriva subito: Quinn, che ora si fa chiamare Julius McCabe, non riconosce l’uomo che parecchi anni prima gli aveva sparato in faccia. La sua amnesia sembra essere reale e, per ora, la sua guardia resta abbassata. Anzi, a Quinn, Reacher sembra persino piacere, lo trova efficace e soprattutto non combina guai come gli altri assunti da Beck Sr.
Reacher, dal canto suo, sa che la situazione potrebbe cambiare in qualsiasi momento e tiene pronta un’arma nascosta dietro la schiena, anche se decide di non usarla. Ed è qui che emerge un aspetto interessante del suo personaggio: sebbene sia animato dal desiderio di vendetta, sceglie di anteporre la missione al suo bisogno personale di chiudere i conti con Quinn. Sospetta prima e poi ne ha certezza dopo che Teresa Daniel, l’informatrice della DEA sparita dai radar, sia ancora viva e, finché c’è la possibilità di salvarla, mettere fine a Quinn non è una priorità.
Questa scelta lo distingue chiaramente dai villain della serie e conferma il suo status di eroe, anche se un eroe atipico, che non si fa problemi a eliminare chiunque intralci la sua strada, come vedremo nel corso di questa sesta puntata.
La minaccia russa incombe
Un altro elemento interessante introdotto in questa puntata è la presenza della mafia russa. Scopriamo infatti che Quinn non è il burattinaio di questa operazione, ma a sua volta è controllato da un boss della criminalità russa che non vede l’ora di riscuotere il suo debito. Questo dettaglio rende Quinn ancora più pericoloso: è un uomo che sta perdendo il controllo, con i nemici che si stringono attorno a lui e che lo costringono a prendere decisioni sempre più disperate. E naturalmente, usare che gli sta attorno come valvola di sfogo.
Questa nuova variabile complica le cose anche per Reacher e i suoi alleati. Se finora il piano era infiltrarsi e smantellare l’organizzazione dall’interno, ora i tempi si stringono. Il rischio che tutto esploda da un momento all’altro è altissimo.
Richard scopre la verità e Reacher mostra il suo lato più spietato
Se in questa stagione di Reacher 3 abbiamo visto un personaggio più riflessivo e strategico, soprattutto a causa del suo ruolo sotto copertura, in questa puntata emerge anche il suo lato più freddo e minaccioso. Il momento chiave è quando Richard Beck capisce che Reacher fa il doppio gioco per i federali.
Il figlio di Beck Sr collega i puntini quando vede Villanueva, l’uomo che credeva fosse stato ucciso durante il suo finto rapimento. Reacher sa che la sua copertura è saltata e prova a portare dalla sua parte Richard. Ma la faccenda non è così semplice e il ragazzo sembra deciso a non collaborare. Perciò l’ex maggiore della Military Police lo tira fuori dall’auto, di peso, gli dà una sonora scrollata e lo minaccia apertamente. Le sue parole sono fredde, taglienti come lame. Soprattutto terminano in maniera lapidaria “Non mi piaci così tanto“. In realtà, chi conosce il personaggio di Reacher sa bene che l’ex militare sta mentendo. Reacher adora le vittime e Richard ne è una perfetta. Di tante cose. È anche vero che fa poco o nulla per uscirne fuori e questo, agli occhi dell’omone, è forse addirittura peggio.
In ogni caso il suo è un avvertimento che non lascia spazio a interpretazioni. E fa presa su Beck Jr che al momento buono copre la sua guardia del corpo di fronte al padre. Reacher è un uomo giusto, ma non è buono nel senso tradizionale del termine. Se Richard avesse rivelato la sua identità, non avrebbe esitato a eliminarlo. Questo dettaglio aggiunge una sfumatura interessante al personaggio, ricordandoci che il nostro eroe è, prima di tutto, un uomo di guerra.
Reacher 3 non si è dimenticato di Neagley
E a proposito di guerra, riecco la versione femminile di Reacher! Dopo essere stata assente per qualche episodio, Frances Neagley (Maria Sten) torna in grande stile. Due sicari, che scopriremo dopo esser collegati alla trama principale, vengono mandati a eliminarla, ma lei li neutralizza con una facilità impressionante. A dimostrazione di essere perfettamente meritevole di uno spin off. Il suo personaggio, infatti, continua a essere una delle figure più affascinanti della serie, e ogni volta che appare ci ricorda perché una serie su di lei è in fase di lavorazione.
L’apoteosi si ha nella scena in cui la collega di Reacher mangia cereali da una ciotola mentre uno dei due sicari, da lei ferito a morte, le chiede aiuto. La spietatezza con la quale la donna ironizza in quel drammatico momento risulta crudele anche ai palati meno fini. Eppure è perfettamente in linea con il tono della serie. Implacabile, ironica e incredibilmente soddisfacente da guardare.
Reacher in modalità Rambo
Un’altra sequenza incredibilmente soddisfacente da guardare è certamente l’inseguimento nei boschi. Quinn non si ricorderà dell’omone ma certamente ha memoria del suo passato militare. Gli è quindi facile capire che in casa di Beck Sr gli infiltrati sono diversi. E le prove portano tutte a Reacher il quale, capita l’antifona, si trova costretto a scappare, inseguito dagli uomini di Quinn.
La fuga viene presto interrotta. Chiesto aiuto a Susan Duffy (Sonya Cassidy) Reacher decidi di invertire i ruoli e da preda diventa cacciatore. Trascina i suoi inseguitori all’interno di una buia foresta usando a suo vantaggio l’ambiente che lo circonda. Si ricopre il volto di fango per mimetizzarsi, una scena che rimanda la mente a Rambo.
Nel giro di qualche minuto tre dei quattro assalitori fanno una brutta fine. Quella che meritano. Reacher dapprima li separa e poi, uno dopo l’altro li elimina. Come Predator. La scena culmina con uno degli omicidi più brutali della stagione: Reacher usa l’argano di un quad per strangolare il suo ultimo inseguitore. Un momento che dimostra ancora una volta la creatività della serie nel mettere in scena l’azione, mantenendo sempre un alto livello di spettacolarità.
Reacher 3 sa essere anche romantica

Dopo un’escalation di morti ammazzati, fughe disperate e tensione crescente, questa sesta puntata si concede un momento per sorprendere il pubblico con una scena che, nel contesto, risulta quasi surreale. Quella del bacio.
Il romanticismo, nella serie, segue regole tutte sue. Non ci sono confessioni sdolcinate o sguardi languidi che durano minuti interi. Qui le relazioni si costruiscono sul campo di battaglia, tra un corpo a corpo e una missione da portare a termine. E quando accade qualcosa di più personale, arriva senza preavviso, senza troppi fronzoli.
Duffy prende l’iniziativa, cogliendo sia Reacher che se stessa di sorpresa. La sua reazione immediata, una bella imprecazione, è perfetta per il contesto: un misto di incredulità, forse imbarazzo e, forse, un pizzico di frustrazione. Tra loro c’è chimica. Ma è di tipo poliziesco. I due se la intendo alla perfezione tanto che Villanueva, a un certo punto, fa notare a Duffy che sta prendendo delle maniere che somigliano troppo a quelle dell’ex militare. Nella serie la parte romantica è trattata con il giusto tocco di ironia, senza concedersi il minimo sentimentalismo. E per fortuna. Anche se in realtà quel bacio è, probabilmente, un premio perché Reacher non ha ucciso Quinn, l’unico che conosce dov’è nascosta Teresa.
Ma ciò che rende questa scena ancora più interessante è il parallelismo con l’ultima, quando Duffy, senza neanche accorgersene, si ritrova a sbirciare Reacher mentre si sfila la muta da sub. Se il bacio è stato un gesto impulsivo e inaspettato, quasi comico nella sua spontaneità, quello sguardo è invece carico di significato. È come se, in quel momento, lei realizzasse definitivamente qualcosa che forse già sapeva: oltre a essere un lupo solitario, un uomo su cui si può contare, leale fino al midollo e capace di rischiare tutto per la missione, Reacher è anche un gran bel fustacchione.
In questo modo il romanticismo in Reacher 3 risulta mai fine a se stesso e si inserisce nella narrazione in modo funzionale, senza mai rallentarne il ritmo. Nessuna promessa d’amore eterno, nessuna complicazione superflua: tra Reacher e Duffy le parole sono inutili, i gesti parlano da soli. E quando hai di fronte uno come Reacher, che incarna alla perfezione l’idea dell’uomo d’azione con quel mix letale di fascino e pericolo, resistergli diventa semplicemente impossibile.
La resa dei conti è imminente
Siamo entrati nella fase finale della stagione e il ritmo è destinato solo ad aumentare. Reacher 3 sta preparando il terreno per il gran finale, e con la copertura ormai saltata, l’ex militare non ha più limiti né bisogno di fingere. Ora è libero di fare quello che sa fare meglio: trovare i cattivi ed eliminarli senza troppi giri di parole.
Smoke on the Water conferma ancora una volta la formula vincente di Reacher 3: con l’aggiunta, stavolta, di un tocco di romanticismo. Se finora abbiamo ipotizzato che questa stagione possa essere la migliore della serie, questa puntata non fa che rafforzare la nostra convinzione. La resa dei conti è vicina e, con i russi in agguato, Quinn fuori controllo e Reacher ormai senza freni, lo scontro finale si preannuncia esplosivo.
Mancano solo due episodi. Il gioco è finito, ora si fa sul serio.