Se per caso foste tra i pochi fortunati a non aver ancora visto Reacher, allora questo è l’articolo che fa per voi. Nelle prossime righe, infatti, vi spiegheremo perché dovreste immancabilmente vedere le 16 puntate che Prime Video ha prodotto per i suoi abbonati. Due stagioni da record che non possono mancare nella lista dei guardatori di serie seriali, passateci il gioco di parole.
Per farvi capire di cosa stiamo parlando. Le prime tre puntate della seconda stagione sono uscite in concomitanza, praticamente, con il finale di The Crown. Mica robetta, insomma. Ebbene, secondo i dati forniti da Nielsen, società americana di raccolta e analisi dati, Jack Reacher batte la Regina Elisabetta II per 1,687 a 1,221. Miliardi di minuti. Lunga vita al Re (delle serie, of course), allora, che con questi numeri da sballo si è già confermato per una terza stagione. E ad maiora a questa serie che ha sorpreso tutti, fin dal suo esordio. Compresi i suoi stessi creatori.
Reacher: dalle origini al cinema
Reacher prima che una serie televisiva è un’icona della lettura mondiale. Si parla di più di un centinaio di milioni di copie vendute in oltre 25 paesi. Dati in costante aumento anche grazie alla serie in streaming su Prime Video. Il successo del personaggio creato dalla penna di Lee Child, scrittore britannico naturalizzato americano, è stato immediato. Nel 1997 (in Italia solo nel 2000) uscì Killing Floor, il primo di 28 romanzi. E da allora i fan dell’ex maggiore della polizia militare americana hanno atteso e sperato di poterlo vedere sul piccolo o grande schermo. Un’attesa concretizzatasi nel 2012 con l’uscita di Jack Reacher (tratto dal libro One Shoot, in italiano pubblicato con il titolo La prova decisiva). E bissata nel 2016 con il sequel Jack Reacher – Never Go Back (in italiano Jack Reacher – Punto di non ritorno).
I due film ebbero un discreto successo e non sono nemmeno brutti. Scatenarono, però, la furia dei fan di Reacher che non ritenevano Tom Cruise all’altezza del ruolo. Tom Cruise. Candidato a quattro premi Oscar e vincitore di tre Golden Globe. Considerata una tra le più rappresentative star del genere action. Quello che i fan intendevano, però, era proprio inerente al fisico del top gun del cinema. Troppo mingherlino rispetto a quello descritto nelle pagine dei libri di Lee Child.
Un sogno che diventa realtà
191 centimetri. 87 chilogrammi. Quando Prime Video annunciò che a interpretare il ruolo di Jack Reacher sarebbe stato l’attore e modello Alan Richtson la community si disse più che soddisfatta. Finalmente qualcuno con il physique du rôle giusto. Anche Lee Child approvò la scelta. Ma una serie non si riduce al solo attore protagonista. Occorrono altre cose. Per esempio un grande showrunner, qualcuno capace di cogliere l’essenza dai libri e trasferirla nelle immagini. Per questo gli Amazon Studios hanno puntato tutto su Nick Santora, già noto per aver lavorato sui set di Law & Order, Prison Break, Lie to Me, Scorpion e FUBAR.
L’executive producer, insieme alla sua collega sceneggiatrice Cait Duffy, hanno sviluppato un progetto ambizioso, certamente. Appoggiato sulle solide basi dei libri di Lee Child. Gli adattamenti finora realizzati, infatti, rispecchiano molto il personaggio e le storie dello scrittore, prendendosi giustamente alcune licenze narrative.
Stagione 1
Reacher è stata una sorpresa. Per tutti. Nessuno si immaginava che la prima stagione, uscita il 4 febbraio del 2022, in piena settimana sanremese, potesse avere un successo di tale portata.
Per l’esordio è stato scelto il primo libro della saga, Killing Floor (Zona pericolosa, tradotto in italiano). Quello più iconico, che ci racconta la prima delle tante avventure di Jack Reacher, niente secondo nome.
La vicenda si svolge in una cittadina della Georgia, inventata. Reacher sta mangiando in uno di quei classici locali dell’America rurale quando viene arrestato con l’accusa di omicidio. Tradotto nella centrale di polizia, di fronte all’investigatore capo, inizia a parlare dando modo all’universo di conoscerlo.
La storia in sé non è particolarmente brillante. I personaggi sono piuttosto stereotipati e si intuisce fin da subito che qualcosa non quadri. Ciononostante si fa guardare. Eccome. Perché la bellezza di Reacher sta proprio nel fatto che il mondo rappresentato è quello che è. Con la sua miseria, la sua mediocrità, la sua routine. E in mezzo a tanta una normalità incancrenita spicca lui, Jack Reacher. Uno che normalmente tende a farsi i fatti propri incapace, però, di voltarsi dall’altra parte se qualcosa non va nel verso giusto.
Stagione 2
La seconda stagione, ancora più della prima, conferma quanto di buono visto. Alzando, se possibile, nettamente il livello.
Tratta dall’undicesimo romanzo, pubblicato nel 2007 e intitolato Vendetta a freddo (Bad Luck and Trouble, il titolo originale), la storia inizia con il corpo di un uomo che precipita da un elicottero nel buio della notte. Dopo un volo da oltre 900 metri il corpo si sfracella nella neve macchiandola di sangue. Stacco. Giorno, sole. Reacher è in coda a un bancomat. La persona di fronte a lui ha qualche problema e l’ex maggiore della polizia militare lo intuisce. Interviene e risolve la faccenda. A modo suo. Non vi diremo come, vi invitiamo a scoprirlo. Ma sappiate che è perfettamente in stile con il personaggio. E vi piacerà, garantito!
Mentre nella prima stagione l’eroe indiscusso era Reacher in questa seconda vengono coinvolti altri personaggi creando una storia più corale e completa. Pur restando il perno indiscusso attorno al quale gira tutta la narrazione la presenza di altri è utile per portare avanti una storia che, televisivamente parlando, avrebbe rischiato di arenarsi molto facilmente.
Il focus del racconto, inoltre, non è più l’eterna lotta tra il bene e il male. Semmai, con questa scusa, quello di raccontare il passato di Jack Reacher. Un passato iniziato nella prima stagione con i flashback della sua infanzia e arricchito in questa seconda da quelli sul suo periodo sotto le armi.
Una complessità semplice
Le due stagioni finora uscite (la terza è già in lavorazione, per fortuna!) sono andate in crescendo. E il trend è destinato a proseguire in questa giusta direzione. I romanzi dai quali pescare sono ancora più di una ventina. Ce n’è per parecchie stagioni. Sarebbe un errore, infatti, voler creare qualcosa di nuovo. Non ce n’è bisogno. Il pubblico vuole questo Reacher e niente altro. I numeri lo hanno decretato sancendo anche un’altra cosa. Cioè, che il lavoro fatto non è stata la semplice trasposizione di una storia, cosa non sempre riuscita. Ma anche, e soprattutto, l’aver compreso ed estrapolato l’anima di un personaggio complesso com’è Jack Reacher. Perché il personaggio letterario non è soltanto muscoli che si muovono per dare un sacco di legnate. È anche un cervello fine che analizza e risolve i problemi, uno dopo l’altro dimostrando un acume degno di Sherlock Holmes.
Questa capacità deduttiva è una delle caratteristiche principali del personaggio. Nel libro è chiaramente più facile descriverla, soprattutto perché scritto in prima persona. In televisione, non potendo utilizzare il soliloquio, si è perciò cercato di lavorare tanto sui dialoghi riuscendo bene in un’impresa quasi impossibile.
Anche i momenti d’azione hanno un certo appeal. Ben lontani dalla finzione cinematografica risultano concreti e sporchi, brevi ed esplosivi. Piacciono molto, insomma, perché affini al personaggio che si muove lento e pesante come un carro armato. Lontano da mosse ninja e caricatori infiniti.
Reacher è come una padellata di fagioli alla Bud Spencer
In un mondo che si modifica in continuazione seguendo le mode, anche quelle più strampalate, Reacher è un dinosauro. La modalità con la quale si sposta nel suo universo ha un che di nostalgico che ricorda molto le serie televisive degli anni Ottanta/Novanta. Ben lontano dalle sofisticherie tecnologiche di Jack Ryan o di Jack Bauer, Jack Reacher lavora alla vecchia maniera (sarà un caso che si chiamino tutti e tre Jack? Noi non crediamo…). Dispensa, cioè, la sua legge a suon di legnate e colpi di pistola. Per questo piace. Perché è rassicurante.
Sembrerà assurdo ma Reacher è portatore di principi sani che paiono svaniti. Pare che sia lì a dirci di stare tranquilli perché c’è lui. È rassicurante perché nel giusto. Non ha ombre oscure, non dà l’impressione che ci potrebbe tradire da un momento all’altro. Non ci delude. Certo, è violento ma lo è verso chi se lo merita. E questo piace. Molto, anche.
Ha una sua morale. È quel tipo di persona che ti fa dire: “se ci fosse lui a governare le cose andrebbero certamente meglio“. Ricorda un po’ i vecchi personaggi che piacevano tanto, senza ambiguità, senza particolari stramberie. Il suo cervello funziona senza essere neurodivergente e i suoi muscoli lavorano senza anabolizzanti.
È pure simpatico! O meglio, risulta simpatico e nelle sue esagerazioni (che sono tante) riesce a strappare sempre un sorriso. Insomma, Reacher è quella serie che piace perché si sa già cosa succederà eppure in grado di sorprenderti lo stesso. Una di quelle serie che danno soddisfazione, tutta ciccia, sostanza. Che assolve pienamente il suo ruolo di intrattenere il pubblico. Delle quali divori una puntata dietro l’altra.
Delle quali, in sostanza, c’è un gran bisogno e non ne se ha mai abbastanza!