Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su 13 Reasons Why 3×11
A questo punto potreste pensare di aver messo insieme tutti i pezzi, potreste pensare di avere l’uomo giusto, ma vi sbagliereste.
Con questa lapidaria affermazione di Ani ha inizio l’undicesima puntata della terza stagione di 13 Reasons Why, ma ancora siamo lontani dallo scoprire chi abbia ucciso Bryce Walker.
Una caccia alle streghe è quella alla quale assistiamo in questo episodio. Lo spettatore è confuso dai continui input che gli vengono propinati su chi possa essere l’omicida di Bryce e se abbia agito da solo o meno.
Nonostante il susseguirsi delle puntate, la rosa dei possibili assassini è la stessa di partenza e coinvolge tutti i personaggi principali della serie.
Neanche per un attimo abbiamo potuto pensare di essere vicini a scoprire i colpevoli della morte di Walker.
Gli alibi di tutti i protagonisti vacillano. Da Clay a Tony, da Jessica a Justin, tutti avevano qualcosa da nascondere.
Anche Ani, la narratrice di questa terza stagione, desta più di un sospetto, e ci vien reso noto fin dalla primo frammento della prima puntata, quando la vediamo intenta a lavare dei panni bianchi sporchi di sangue. Che sia lei l’assassina?
I dialoghi che seguono in questa puntata invece ci distolgono da quell’iniziale idea. Scopriamo infatti che gli abiti macchiati di tempera rossa altro non sono che il simbolo della verginità perduta di Ani, con Bryce.
Colpo di scena clamoroso, dove però la sceneggiatura sembra non indagare più di tanto, lasciandoci con molte domande sospese in aria.
Quella bugia e quel segreto che Ani pensava di tenere per sé potevano e possono ancora mettere a repentaglio la sua vita come quella di sua madre.
È Jessica però la vera protagonista di questa puntata. È la sua voce quella che sentiamo prevalere in questo episodio.
Dopo le ennesime ingiustizie alle quali viene sottoposta, arriva il colpo finale: Bryce potrebbe essere riammesso nel secondo semestre. Jessica non crede alle sue orecchie e, distrutta e amareggiata, perde l’entusiasmo e la grinta che facevano del suo dolore una lotta militante.
Ho fallito su tutta la linea (…) alla fine non ho cambiato un bel niente. – confessa delusa a Tyler, che le risponde dicendole – Hai cambiato tante cose, hai cambiato me.
E proprio quel ragazzo così fragile e annientato dalle ingiustizie della vita, sarà in grado di donare forza a Jessica che, ascoltando la storia delle sue violenze – in quella che è senza alcun dubbio la scena più toccante finora – ritroverà la grinta per rivalersi sui loro oppressori.
‘Sarà la più grande chiamata alle armi che la Liberty abbia mai visto’- ecco l’ultimo grido di battaglia.
Come si comporta un colpevole? E un innocente? – domanda Ani allo spettatore. Quesito tutt’altro che scontato se ci soffermiamo a guardare come agiscono i nostri protagonisti.
Clay è alle strette: il suo cellulare è stato intercettato in una cella telefonica proprio dove è stato ritrovato il corpo senza vita di Bryce. Poco dopo vediamo Clay parlare con Tyler confidandogli che dovrà sparire per un po’. Chi è che scappa, il colpevole o l’innocente?
Alex, allo stesso modo, cade in una serie di comportamenti autodistruttivi che sono la prova di quanto il giovane sia destabilizzato. Chi è solitamente inquieto, il colpevole o l’innocente?
Justin, il più scostante di tutti, è colui che detiene l’alibi più debole e, nonostante Jessica gliene abbia fornito uno fasullo, ciò ancora non basta a liberarlo. Quella sera Justin, come apprendiamo da uno degli ultimi frame, si stava incontrando con il suo spacciatore per proporgli un patto: spaccio per te se tu mi fai un favore. Di quale favore starà parlando? Di uccidere Bryce, forse?
Anche in questa puntata il cammino verso la redenzione di Bryce non si arresta. Tyler, credendolo erroneamente il mandante dello stupro a lui inflitto da Monty, scopre invece che lo stesso Walker non ne era per nulla al corrente.
Bryce dunque, in questa sua rinnovata quanto forzatissima veste di redento stupratore, ammonisce Monty, minacciandolo:
‘E se scopro la minima cosa su di te, che hai anche solo guardato nella sua direzione, allora la polizia verrà a sapere dell’auto di Tony, della pistola che hai dato ad Alex e di quando hai cercato di uccidere Clay: saprà tutto.’
Siamo giunti alla sera della partita, la sera della morte di Bryce.
Appena conclusasi la pausa intermedia, Jessica e la sua crew irrompono nello stadio intonando inni contro lo stupro e sventolando uno striscione che riporta il motto ‘Giù le mani dal nostro corpo!’.
Una volta catturata l’attenzione generale, le ragazze cominciano a spogliarsi, liberano i loro corpi in una danza colorata da mani insanguinate applicate con la vernice rossa sulle loro membra, simbolo della violenza subita.
I ragazzi della Liberty le sbeffeggiano con commenti sessisti: nulla è davvero cambiato. Un ragazzo arriva addirittura a palpare Jessica, dando il via alla furia cieca di Justin. In breve, scoppia una rissa che neanche la polizia è in grado di fermare.
‘Ecco cosa dobbiamo fare per attirare l’attenzione, guardateci bene, non andiamo da nessuna parte!’ Urla Jessica dal suo megafono. E chissà se ha davvero ragione questa volta.