ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su 1670, la serie comedy polacca disponibile dal 13 dicembre su Netflix!!
Quando Netflix ha rilasciato il primo trailer di 1670, la serie tv polacca ambientata nel XVII secolo (sempre dalla Polonia arriva I mostri di Cracovia, una serie tv di tutt’altro genere che però siamo destinati a dimenticare in fretta), ci siamo subito chiesti perché, tra le tante date possibili, gli sceneggiatori avessero scelto proprio il 1670 come data di ambientazione della trama, convinti che potesse essere una data spartiacque nella storia della Polonia. Abbiamo poi scoperto che, a parte il Trattato di Dover tra Carlo II di Inghilterra e Luigi XIV di Francia, e a parte la pubblicazione del Trattato teologico-politico di Spinoza, il 1670 non è stato un anno chissà quanto rilevante, né per la storia della Polonia, né per quella del resto del continente. Ci è rimasto dunque quel pizzico di curiosità sulle ragioni della scelta, apparentemente insondabili, probabilmente non così importanti. Ma che serie è 1670? Gli utenti della piattaforma se lo sono domandato a più riprese nelle ultime settimane, in attesa che gli episodi della prima stagione venissero rilasciati in blocco e chiarissero ogni dubbio. La storia ruota attorno alla figura di Jan Paweł Adamczewsky, un nobile sarmata che fa di tutto per diventare il Giovanni Paolo più famoso della storia della Polonia. Jan ha tre figli – due maschi e una femmina, più altri che sono morti da giovani e di cui lui stesso ha perso il conto -, una moglie che veste sempre di nero e un villaggio da mandare avanti in mezzo a mille difficoltà e alla concorrenza del vicino di casa.
I personaggi sono tutti bizzarri, macchiettistici. Sono caricature volutamente esagerate, piene di vizi e fisime, elementari e permalose.
Sono sagome comiche prive di una vera tridimensionalità, funzionali allo scopo della serie, che è quello di prendersi gioco di un sacco di convenzioni e luoghi comuni. Jan Paweł è un signorotto pieno di ambizioni ma dall’intelligenza striminzita. Non sa leggere i dispacci e i messaggi che arrivano alla sua tenuta, non è una cima nella gestione del villaggio, non ha alcun talento politico e diplomatico. È al contrario un po’ ingenuo e credulone, anche un bel po’ ipocondriaco. Quando le notizie della peste giungono alle porte del suo villaggio, Jan si lascia prendere dal panico, convinto di avere addosso tutti i sintomi del morbo. È un nobile zotico e poco scaltro, borioso come un vero aristocratico, stolto come molti dei suoi pari. Come se non bastassero già tutti i problemi che ogni giorno richiedono la sua attenzione, ci si mette anche la famiglia a rendergli la vita più complicata. Sua moglie Zofia (Katarzyna Herman) è una fanatica religiosa con cui è difficile instaurare un rapporto. Il figlio maggiore Stanisław (Michał Balicki), colui che dovrebbe ereditare il titolo e le proprietà del padre, sceglie la ragazza sbagliata come sposa, irritando e contrariando i genitori. Il secondogenito Jakub (Michał Sikorski), che, come da tradizione, intraprende la carriera ecclesiastica non potendo aspirare all’eredità paterna, cerca di guadagnarsi fama e prestigio sfruttando il suo ruolo di prete e facendo l’esorcista occasionale. Aniela (Martyna Byczkowska), invece, l’unica figlia femmina di Jan, è una ragazza progressista che sfida l’autorità paterna per portare avanti le sue idee innovative e anticonformistiche contro la ristrettezza di vedute dei suoi compaesani. Un quadretto familiare promettente, nel quale le figure comiche spiccano per le esagerazioni e la ricercata ampollosità.
1670 è una serie originale nella scelta del genere e dei toni.
È girata in stile mockumentary, con i personaggi che si rivolgono spesso alla telecamera per raccontare le proprie vicende e le disavventure nelle quali si trovano invischiati. È una comedy demenziale, con dialoghi assurdi, piena di scenette completamente deliranti e fuori di testa. Diretta da Maciej Buchwald e Kordian Kądziela, 1670 si prende gioco dell’aristocrazia polacca del XVII secolo. I nobili vengono derisi e sbeffeggiati, ridicolizzati nelle loro usanze senza senso, nell’enfasi che danno alla forma senza mai badare alla sostanza, nella superficialità delle consuetudini che li vedono protagonisti. Le gare di retorica mettono in evidenza la profonda inettitudine della classe nobiliare, che cita a caso Cicerone e usa la dialettica senza alcuna padronanza degli argomenti. Ignoranza e rozzezza sono i tratti distintivi di quella classe sociale che nel XVII deteneva il potere in Europa e lo usava a scapito del popolo, assoggettandolo e rendendolo dipendente dal signorotto di turno. Ma non sono solo i nobili polacchi del Seicento a finire sotto il tritacarne dello show di Netflix. 1670 si prende gioco anche del nostro tempo, soprattutto del nostro tempo. Avidità, ignoranza, ambizione e arroganza sono desideri e stati d’animo che dominano il comportamento umano da sempre. La modernità non può sentirsi al riparo dalla critica di 1670. Anche la società del terzo millennio si basa infatti su logiche ancestrali e tende a premiare l’inesperienza e le risorse economiche piuttosto che i meriti e il valore di un individuo. Le tirate sulle tematiche attuali sono tante e non sono casuali. Si parla di cambiamento climatico, di ecologismo, di diritti delle minoranze. Il sospetto è che 1670 sia una serie ambientata nel passato, ma scritta apposta per prendersi gioco del presente.
La trovata è interessante ed è impossibile non dargli un mimino di fiducia.
Gli otto episodi della serie scorrono in maniera piacevole. Le gag sono divertenti, soprattutto per chi ama quel tipo di comicità demenziale e ai limiti dell’assurdo che è la cifra stilistica di tante sit-com americane. Il rischio di essere ridondante la serie lo corre, ma complessivamente 1670 dura talmente poco che le esagerazioni e la ripetitività di alcune formule non finiscono per stancare, tutt’altro. Ci si diverte a guardare questa comedy polacca. I personaggi non avranno tutta questa profondità, ma sono spassosi e irritanti allo stesso tempo. Non empatizziamo con loro, non è quello lo scopo. Sono figure comiche scritte unicamente per far ridere e funzionali all’intento parodico della serie. Tutto questo ridere per niente (o per il gusto di ridere), la mancanza di particolari sottigliezze, la demenzialità di base dei dialoghi e delle gag, rischia di rendere 1670 un prodotto tutto sommato dimenticabile, facile da archiviare. Ma la seconda stagione dello show – se venisse riconfermata – potrebbe correggere un po’ il tiro e darsi una connotazione più definita per poter entrare nel cuore degli utenti Netflix. Sebbene i presupposti fossero interessanti, all’inizio non sapevamo bene cosa aspettarci da questa serie. Dopo aver visto tutti gli otto episodi però, possiamo convenire che vale la pena darle una chance e lasciarsi sopraffare dalle atmosfere seicentesche di un villaggio sperduto della Polonia – peraltro, splendidamente ricostruite -, dalle manie di grandezza dei suoi abitanti e dagli sketch esilaranti che occupano tutta la visione della serie, con un occhio al passato e uno al presente. Non sapevamo cosa aspettarci da 1670 prima di vedere tutta la prima stagione e forse non lo sappiamo neanche ora, però il viaggio è stato interessante.