Dopo anni passati a lavorare senza sosta per il grande cinema, Gabriele Muccino si conquista anche uno spazio nel piccolo schermo, dando vita a A casa tutti bene – La serie, reboot del suo pluripremiato e omonimo film uscito nelle sale cinematografiche nel 2018. Del suo primo ingresso nel mondo della serialità televisiva abbiamo avuto un assaggio e, grazie a Sky e a Lotus Production (da cui la serie è prodotta) abbiamo avuto modo di godere in anteprima dei primi due promettenti episodi.
Muccino, insieme alla sceneggiatrice e produttrice creativa Barbara Petronio e a un valido team di sceneggiatori (tra cui Andrea Nobile, Gabriele Galli e Camilla Buizza), ha riadattato e reso originale la trama del suo film, dando vita a un family drama “mucciniano” che è anche il primo family drama di Sky e che coinvolge un cast corale e dal grande talento.
Al centro della storia sono le misteriose vicende che legano il passato, il presente e il futuro di due rami della stessa famiglia, i Ristuccia e i Mariani. Della prima fanno parte due grandi nomi della televisione italiana, Laura Morante (La stanza del figlio, Ricordati di me, Lacci) e Francesco Acquaroli (Suburra – La serie, Fargo), rispettivamente nei panni dei capofamiglia Alba e Pietro Ristuccia, proprietari del rinomato ristorante San Pietro; mentre a tenere le redini della seconda c’è Paola Sotgiu, anche lei già conosciuta in Suburra – La serie (qui la recensione della terza stagione) come Acquaroli, che qui interpreta Maria Mariani.
Chi credeva però che i personaggi di A casa tutti bene avrebbero ricalcato i loro antecedenti televisivi, dovranno ricredersi.
Carlo (Francesco Scianna), Sara (Silvia D’Amico) e Paolo Ristuccia (Simone Liberati), così come Riccardo (Alessio Moneta) e Sandro Mariani (Valerio Aprea, che rivedremo presto in Boris 4) recuperano i tratti principali che avevano caratterizzato i loro doppi televisivi nel film del 2018, ma dimostrano anche di avere molto di più da raccontare e di poterlo fare mostrando finalmente se stessi in ogni sfumatura. Questa serie tv nasce anche con l’esigenza di dare nuova voce e più spazio a individui complessi e sfaccettati. Esseri umani la cui storia non poteva essere narrata con un solo film e che sono riusciti a ottenere la giusta attenzione con gli otto episodi che compongono A casa tutti bene.
Fin dalle prime inquadrature è facile far notare allo spettatore le tinte dark e la linea crime/noir che la serie assume, di cui pure la musica offre un ottimo assaggio (la sigla di apertura della serie, tra l’altro, è stata affidata all’intramontabile Jovanotti). Anche questo esperimento è dovuto alla necessità di esplorare nella maniera più completa e approfondita possibile tutte le contraddizioni e le ambiguità dell’animo umano, soprattutto nei suoi momenti più difficili. A una famiglia numerosa non sempre corrisponde il calore di familiari amorevoli, ma può rappresentare lo specchio adatto per dimostrare quanto di sbagliato ci sia nella società in cui viviamo. Ed è proprio questo che intende rappresentare Gabriele Muccino. Egoismo, invidia, rancori. Queste sembrano essere le parole chiave che definiscono il rapporto tra Ristuccia e Mariani. Eppure non si rinuncia mai all’amore, e nella serie Sky Original c’è posto anche per un po’ di sano romanticismo.
Attraverso un sapiente uso di piani sequenza, la serie catapulta immediatamente gli spettatori nella frenetica vita dei protagonisti, indaffarati con la gestione del ristorante.
L’equilibrio sta per essere spezzato da un tragico evento e dal ritorno di ombre del passato, che sembrano farsi strada da generazione in generazione come in una crepa, tramite un’ereditarietà della colpa che fa delle persone sorridenti ritratte in una foto di famiglia, tutt’altro che individui felici e sereni. Attraverso giochi di colore e contrasti luminosi, e grazie a un montaggio che ricrea il ritmo della vita e delle emozioni provate dai protagonisti, Muccino è in grado di riportare tutto il proprio stile anche all’interno di un prodotto di serialità televisiva e di un mondo con il quale il regista all’inizio temeva che avrebbe avuto qualche frizione.
I caotici paesaggi romani e le rilassanti atmosfere tipiche dell’Argentario (in cui A casa tutti bene è ambientata e girata) ricreano perfettamente l’opposizione fra la continua ricerca di serenità dei protagonisti e il loro incessante precipitare nella trappola di una società che divora e rende schiavi, a volte senza possibilità di riscatto. Tra flashback e colpi di scena continui, momenti di suspense e cliffhanger, la serie ci permette di scoprire nuovi volti (come per esempio Milena Mancini e Maria Chiara Centorami, rispettivamente nei panni di Beatrice e Isabella) e di riscoprire quelli che già avevamo avuto modo di incontrare. Alcuni membri del cast si sono rivelati una piacevole scoperta, mentre altri hanno dato prova, ancora una volta, di una professionalità e di un talento senza pari.
In attesa dell’uscita ufficiale della serie, prevista per il 20 dicembre 2021 su Sky Serie (e disponibile anche on demand su Sky e in streaming su NOW), vogliamo lasciarvi con una minuscola anticipazione che poi riassume e incarna anche il senso ultimo del lavoro svolto da Muccino per il piccolo schermo. Nel secondo episodio, Paolo Ristuccia si fa portatore di un messaggio importante, che racchiude il punto di vista del vero padre di A casa tutti bene – La serie e che lo rende chiaro anche agli spettatori:
Come regista devi cercare di far vivere agli attori le emozioni come le vivresti tu.
Per ciò che abbiamo avuto l’opportunità di vedere, Gabriele Muccino si è adeguato e ha saputo districare senza difficoltà le complessità della struttura e dell’andamento seriali, riuscendo nel proprio intento di comunicare e trasmettere all’intero cast sensazioni ed emozioni potenti. Di conseguenza, ciascuno degli attori ha saputo reinterpretare quelle emozioni con un’intensità e una trasparenza estremamente coinvolgenti, che fanno di questo nuovo prodotto di Sky e Lotus Production una serie tv promettente e intrigante, capace senza ombra di dubbio di avere una risonanza internazionale (data anche la fama del suo regista) e di cavalcare l’onda del successo di un genere come il family drama.