ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 3×08 di American Gods.
Ogni settimana American Gods riesce a stupirci sempre in modi diversi: nonostante sia una serie famosa per la sua narrazione evocativa, questa puntata si distingue dalle altre della terza stagione per una composzione di scene al limite dello psichedelico e i colpi di scena tutt’altro che prevedibili. Si sta chiaramente creando un trampolino per il finale di stagione che forse non riguarderà la tanto attesa guerra tra nuovi e vecchi dèi. Questo non vuole indicare che non stia succedendo nulla a livello di trama, tutt’altro: gli avvenimenti si susseguono in maniera consistente e importante, permettendoci comunque di digerire le informazioni di volta in volta.
Solo in quest’ora di intrattenimento puro abbiamo avuto: l’epilogo di una disputa millenaria tra due dèi, una sessione di terapia tra un nuovo dio e il suo subconscio, la fuga di Shadow verso il proprio destino e, soprattutto, l’elaborazione dell’abbandono e del lutto da parte di Salim e Laura.
Chi ha già letto il libro di Neil Gaiman starà sicuramente apprezzando i modi in cui gli showrunner – tra cui spunta l’autore stesso – stanno cercando di stupire anche chi conosceva in precedenza la storia, ma ancora molto deve succedere per confermare o meno le teorie che impazzano tra i fan. Ricapitoliamo nel dettaglio cos’è successo in questo episodio.
Il finale della scorsa puntata (ne abbiamo parlato qui) ci ha lasciato con un cliffhanger non indifferente: scoprire che dietro le uccisioni dei seguaci di Odino ci fosse Tyr è stata di per sé un’enorme rivelazione, ma rendersene conto mentre il dio della guerra/dentista rapisce Shadow Moon è stato un colpo di scena davvero ben orchestrato.
Ovviamente questa puntata si riapre ricollegandosi direttamente a quel momento di tensione: Shadow inizialmente non si rende conto di ciò che sta succedendo (non ci stupisce ormai la sua ingenuità), ma dopo un caffè pieno di sedativi e l’omicidio di un innocente la cui unica colpa è stata quella di voler intervenire per salvare il protagonista, la situazione diventa tesissima.
Se la settimana scorsa le supposizioni sul motivo del tradimento di Tyr riguardavano il rapporto che aveva avuto un tempo con l’ormai scomparsa Demetra, scopriamo da lui stesso che questa è solo la ciliegina sulla torta: il motivo di tanto accanimento, a quanto pare, risiede in un sacrifico ben più antico e un astio di millenni. Secondo la mitologia infatti il dio della guerra ha perso la propria mano nelle fauci di Fenrir, il lupo figlio di Loki e annunciatore del Ragnarok e questa perdita richiede ora uno scontro all’ultimo sangue.
L’incontro tra i due dèi è assolumente magnifico: la voglia di combattere “come i vecchi tempi” dimostra l’epicità e la grandezza di questi personaggi, carichi di una dignità antica quanto la loro vita.
Tyr viene ucciso in malo modo – distratto da Shadow, viene trafitto da Odino alle spalle – ma il suo piano ha dimostrato come anche tra i vecchi dei i conflitti siano tutt’altro che risolti. Sperando che Mr. Wednesday abbia così sedato una rivolta fra i suoi ranghi, salutiamo il bravissimo Denis O’Hare e lo ringraziamo per la sua strabiliante performance in tutta questa terza stagione di American Gods.
Interessante è anche ciò che coinvolge Shadow a fine puntata: nonostante abbia dimostrato ancora una volta la sua fedeltà verso un padre che apparentemente disprezza, la crescita ormai del personaggio è conclusa e questo lo dimostra la sua capacità di ad accettare la vera natura del Alfather.
Il saluto tra lui e Odino è il segno di una relazione cambiata o è semplicemente un altro arriverderci? Curiosa è inoltre la sua scelta di non tornare a Lakeside – dove molto probabilmente un’enorme e oscura rivelazione ci attende a fine stagione – ma di cambiare all’ultimo minuto destinazione verso la Florida. Il movimento del poster, che agli occhi degli spettatori deve essere sembrato tutt’altro che suggestione ma un vero e proprio segnale, rappresenta un richiamo irresistibile per il nostro protagonista. Che stia andando a cercare il figlio di Marguerite? O forse è un’altra fuga dal proprio destino?
Chi invece sembra finalmente in grado di prendere in mano le proprie sorti è Tech Boy: dopo innumerevoli glitch e problemi – e dopo essere stato “imprigionato” all’interno della propria mente da Mrs. World – il dio ha finalmente capito di potercela fare da solo.
Ad aiutarlo in questo percorso – che, per molti versi, è identico a quello di Bilquis – c’è il suo subconscio travestito proprio come la Regina di Saba. Bisogna fare i complimenti a Yetide Badaki per la sua rappresentazione dell’inconscio del ragazzo: la sua capacità di parlare come lui, muoversi all’interno della sua stanza è davvero lodevole. Questo aiuto “dall’interno” sembra essere la vera chiave per capire cosa sia successo al dio: perché si ritrova a provare emozioni? Sicuramente nelle prossime puntate scopriremo qualcosa di più sul suo passato.
La vera storia importante di questo episodio, però, è quella di Salim e Laura. Nella ricerca di qualcuno in grado di ritrovare la lancia di Odino – l’unica arma, è bene ricordarlo, capace di uccidere un dio sulla Terra – i due arrivano in un luogo sicuro, un rifugio dal mondo chiamato Peacock Inn.
La storia della locanda è tanto bella quanto toccante: l’idea che nel mondo esista un posto dove chiunque può sentirsi al sicuro, dove ognuno è libero di esprimersi al meglio e amare chi crede, è davvo confortante. In più rappresenta un vero e proprio punto di svolta per entrambi i personaggi. Da un lato abbiamo Salim che, aiutato dall’incontro con Kai, riesce a liberarsi dell’abbandono del Jinn e accettare che la sua storia d’amore sia ormai conclusa. Dall’altro abbiamo Laura che, affidando la moneta fortunata di Sweeney a un altro leprecauno, accetta finalmente la morte del suo compagno di viaggio.
La scena in cui, apparentemente tradita da Liam, Laura getta le ceneri del suo amato nel fiume è stata un momento toccante che gli spettatori stavano aspettando dalla fine della scorsa stagione. Adesso anche per lei è arrivata l’ora di andare avanti.
Meravigliosa entrata in scena in questo episodio del leprecauno Liam interpretato da un bravissimo Iwan Rheon. Forse è un po’ tardi per introdurre un personaggio così apparentemente importante, ma con il suo aiuto Laura è sempre più vicina nel compiere la sua missione e provare, una volta per tutte, a regolare i conti con Mr. Wednesday.
Sarà sicuramente questo tentativo a sancire la fine della terza stagione di American Gods. Non sarà facile per la donna – che, ormai, non ha più la forza sovrannaturale delle prime due stagioni – ma la sua caparbietà non le permetterà di tirarsi indietro, soprattutto ora che il suo fallimento è legato indissolubilmente alla salvaguardia di Salim e Shadow. Chi riuscirà a sopravvivere dopo questo scontro? E come reagirà Shadow all’idea di dover dire addio al proprio padre o alla donna che ha tanto amato? Staremo a guardare.