ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 3×01 di American Gods
La terza stagione di American Gods ha un inizio promettente e d’impatto: forse perché, e chi ha già letto il bellissimo romanzo di Neil Gaiman sa, stiamo per addentrarci in quella che molti considerano la parte migliore della storia, o forse perché gli showrunner di questo nuovo capitolo sembrano finalmente concordare sulla direzione da far prendere ai nostri personaggi. Ciò che è chiaro è l’efficacia e la potenzialità di questa serie che, per via di alcuni intoppi avvenuti negli scorsi anni, ha avuto sin dagli esordi vita difficile.
Nella recensione delle prime quattro puntate viste in anteprima per voi abbiamo parlato delle sorprese e dei cambiamenti che questa stagione ha in serbo per i suoi fan. I personaggi si muovono con coerenza, solidità e introspezione, ma viene mantenuto quel pizzico di onirico che racchiude in sé il lato più bello e sperimentale di questa serie, il cui obiettivo è parlare di vecchi e nuovi dei.
Nella prima puntata, infatti, iniziamo col botto: una morte tanto attesa ci toglie il fiato nei primi minuti e i personaggi si muovono come pedine su una scacchiera per posizionarsi ai propri posti di partenza.
La prima scena con cui American Gods ci rintroduce nel suo mondo è una perfetta metafora di come è iniziato questo 2021: cercando in tutti i modi di lasciare nel passato il dolore e la frustrazione del 2020, ognuno di noi ha voluto festaggiare un nuovo inizio alla luce della speranza racchiusa in una piccola salvifica siringa.
È delicato e gentile il Lago dei Cigni che appare nei primi minuti: scopriamo molto presto, però, che il balletto non è che la premessa per un concerto metal. Il caos irrompe sul palco, le ballerine vengono cacciate per far posto a un Marilyn Manson carico di furia, adrenalina e rabbia repressa. È di questa energia che Mr.Wednesday si nutre mentre una folla adorante invoca il suo vero nome: Odino. Il magnetismo di Ian McShane è irresistibile e ci fa capire immediatamente come la ricerca di fedeli per la sopravvivenza dei vecchi dei non si è fermata in questi tre mesi di interruzione tra la scorsa stagione e quella corrente.
Altro punto spaventosamente attuale è il tipo di fanatismo presente in questa scena, il quale assomiglia con agghiacciante fedeltà a quello intravisto lo scorso 6 gennaio a Washington D.C. dove, tra i tanti “manifestanti” che hanno assaltato Capitol Hill, si è fatto riconoscere uno sciamano pieno di tatuaggi norreni e corredato anche di – false – corna vichinghe.
Mentre Odino continua dunque la sua ricerca di adorazione, riusciamo a scoprire subito dopo il destino di altri due personaggi molto apprezzati dagli spettatori: Laura Moon e il defunto Mad Sweeney.
È innegabile che nella seconda stagione di American Gods i due abbiano rubato la scena a quelli che sarebbero dovuti essere gli avvenimenti principali. Laura Moon non è certo un personaggio “positivo”, ma racchiude in sé la caparbietà e l’intelligenza di un carattere più tridimensionale e, per questo, più affascinante. In seguito alla morte di Mad Sweeney nella scorsa stagione la donna riesce a rintracciare, dopo mesi di ricerca, il Barone nella speranza di riportare il leprecauno in vita. La resurrezione di un Dio, come viene spiegato nell’episodio, non è così semplice.
Laura ha dunque un’unica possibilità: trasporta il corpo di Mad Sweeney in una tomba, scrive sulla sua fronte un messaggio e, dopo due stagioni di dispute e contrasti, restituisce la moneta portafortuna al suo proprietario. Questo sacrificio – che implica l’immediato ritorno alla polvere della donna – risulta però tragicamente inutile: per una questione di centimetri la moneta non cade in mano al leprecauno ma, con una lentezza studiata appositamente per aumentare la nostra frustrazione, rimbalza sul pavimento e rotolando raggiunge un angolo remoto della tomba.
Questa morte da un lato pone fine a uno dei problemi principali della seconda stagione (ovvero la continuazione innaturale della storyline dei due personaggi) dall’altro però apre le porte a nuove possibilità: considerando la presenza di Laura Moon nel trailer, dove sarà finita? Tornerà sulla Terra o rimarrà per sempre in un’altra dimensione? La storia diventa sempre più avvincente.
Ecco dunque che, chiusi i fili rimasti ancora aperti, la puntata riposiziona il proprio occhio sul protagonista: Shadow Moon, dopo essersi stufato del complicato rapporto col padre, è riuscito a farsi una nuova vita con lo pseudonimo di Mike.
In tre mesi l’uomo ha trovato una nuova routine: non solo un lavoro che lo gratifica e per cui viene promosso, ma anche un flirt – tanto innocente quanto speranzoso – che dimostra come la storia con Laura sia definitivamente passata. Nel ritrovare la propria mondanità Shadow riscopre la bellezza dell’essere umano fra gli umani, finalmente normale e felice.
Peccato che questo idillio venga distrutto – ancora una volta – dall’arrivo di Mr. Wednesday. I due si ritrovano insieme in un veicolo, come nelle precedenti due stagioni, ma il loro incontro sarà fugace e sintomo del cambiamento avvenuto nel protagonista: durerà giusto il tempo di una scena, fondamentale per rimettere sul piatto della bilancia l’unico scopo di Odino, ovvero l’arrivo imminente della battaglia tra nuovi e vecchi dei. Shadow Moon, dopo innumerevole tempo alla mercé del padre, ne ha avuto a sufficienza delle bugie e dei suoi sgangherati piani e decide di allontanarsi prima di essere risucchiato negli eventi che già in passato lo avevano messo in pericolo.
Raggiunge così, con una semplicità sospetta, la piccola cittadina di Lakeside dove cercherà ancora una volta di dimenticare il proprio passato. Chi ha dimestichezza con le tragedie e i racconti mitologici avrà sicuramente intuito la falla nelle apparentemente libere scelte di Shadow: nonostante lui stesso pensi di essere artefice del proprio destino, è fin troppo facile intuire lo zampino di Odino dietro l’improvvisa cancellazione di tutte le altre tratte in autobus che costringono il nostro protagonista ad avventurarsi nel Wisconsin. Vedremo cosa succederà in questo luogo apparentemente idilliaco.
E i nuovi dei? Beh… stanno affrontando una sorta di rebranding: ecco dunque che Mr. World – un personaggio molto bistrattato nella serie – si trasforma con onnipotente facilità in Mrs. World.
Lo charme dell’attrice Dominique Jackson irrompe sullo schermo. Stupisce e allo stesso tempo dona nuova carica al suo personaggio: la scena introduttiva ci fa capire immediatamente la pericolosità e la violenza che questa nuova veste intende portare avanti nella terza stagione, motivo per cui le aspettative non fanno che alzarsi.
Se il primo episodio rappresenta fedelmente ciò che dobbiamo aspettarci in questa stagione, possiamo tirare un sospiro di sollievo e sperare per il meglio. American Gods sta tornando ai gloriosi fasti del passato lasciandosi alle spalle tutti i drammi, i licenziamenti e le polemiche che hanno perseguitato la serie. L’unica cosa che possiamo fare è stare a guardare, tenere le dita incrociate e seguire la strada che gli dei hanno segnato per noi.