Siamo sopravvissuti a una casa infestata e al suo perverso Rubber Man, siamo sfuggiti alle grinfie degli esperimenti nazisti e del demonio all’interno di un manicomio. ci siamo uniti alla congrega, abbiamo visto una spettacolo di freak, abbiamo alloggiato all’hotel Cortez, ci siamo recati nei luoghi perduti di Roanoke, abbiamo osservato al declino della democrazia e all’Apocalisse e, infine, abbiamo fatto un viaggio indietro nel tempo fino al 1984. Adesso, per la sua decima stagione, American Horror Story ci porta in New Mexico, tra canyon e deserti in cui gli alieni non esistono solo nei film di fantascienza.
Seconda metà di stagione per American Horror Story 10, che cambia radicalmente location e storia. Dal gelido mare e dal pallore di Red Tide, ci spostiamo adesso vero una meta decisamente più calda e satura in Death Valley. L’ultimo episodio della prima parte (qui trovate la recensione) ci aveva lasciati abbastanza delusi e amareggiati, dato che, dopo un inizio entusiasmante, Ryan Murphy ha finito per capitolare e cedere a quella sua insana voglia di trash. Questa nuova storia non ci dice granché, ponendo anzi tutte le basi per un groppo buco nell’acqua.
ATTENZIONE! Questa recensione contiene SPOILER, se quindi non avete ancora visto la puntata vi consigliamo di tornare più tardi.
Come abbiamo detto, questa seconda metà di stagione introduce una storia tutta nuova che, apparentemente, non presenta alcun collegamento con i passati sei episodi. Diventa quindi necessario, innanzitutto, presentare i personaggi principali e darci un’idea generale di che cosa tratterà questa metà di American Horror Story 10. Due elementi sono chiari fin dall’inizio: i quattro amici sono più stupidi dei protagonisti della nona stagione o di qualsiasi horror movie di serie D; Ryan Muprhy è un patito di The Twilight Zone.
1954, New Mexico. Una casalinga è intenta a preparare la cena mentre suo figlio gioca fuori tranquillo. All’improvviso una piccola tempesta di sabbia lo porta via, lasciando intuire la presenza di un qualche tipo di forma aliena. Pochi istanti dopo il bambino torna ma non è più lui e con voce severa convince la “madre” a non avere paura. Spostiamoci a Palm Springs. Il presidente Eisenhower sta giocando a golf quando viene interrotto per faccende di sicurezza nazionale. Costretto velocemente a partire sotto lo sguardo non convinto della moglie (Sarah Paulson), il Presidente arriva in New Mexico dove è stata rinvenuta una navicella spaziale. Ma l’elemento più sorprendente è la presenza di Amelia Earhart (Lily Rabe), famosa pilota americana scomparsa diversi anni prima. Amelia non ha idea di come sia finita lì e presenta strani segni impressi sulla schiena. Prima di poterci capire qualcosa di più, la base viene attaccata e il prologo si interrompe.
Un inizio, devo ammetterlo, davvero interessante ma come sempre quando si tratta di American Horror Story. Veniamo adesso al resto.
Presente. Un gruppo di quattro amici si riunisce dopo molto tempo per passare insieme le vacanze. Durante una cena si aggiornano sulle rispettive vite, attraverso numerosi momenti cringe apprendiamo della relazione tra Kendall (Kaia Gerber) e il suo professore, che l’ha convinta a diventare luddista e a fare quindi il minimo uso possibili di strumenti tecnologici. La ragazza convince gli amici a rinunciare ai telefoni durante il viaggio, in modo da disintossicarsi e passare del tempo di qualità tutti assieme. Una scelta simpatica se non significasse passare le vacanze in mezzo al deserto, con la città più vicina a più di un kilometro di distanza.
Come era prevedibile, il gruppo si imbatte in qualcosa di inspiegabile. Un lago prosciugato e i resti di alcune mucche tagliate a metà di netto. Troy, Cal, Kendall e Jamie decidono di fare subito i bagagli e tornare a casa ma durante il tragitto vengono colpiti da una strana luce e qualcosa accade loro. Dopo questo strano incontro, infatti, tutti e quattro iniziano ad avere attacchi di nausea, scoprendo di essere incinti. Si, anche gli uomini. A metà tra grottesco e ridicolo, questa versione di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (anzi del quarto), non inizia nel migliore dei modi, nonostante i riferimenti a The Twilight Zone e Spielberg possano fare sperare il contrario.
Questo primo episodio di American Horror Story 10B appare alquanto slegato. Molto coraggiosa la scelta di girare i primi 20 minuti in bianco e nero, salvo poi gettare tutto alle ortiche con un gruppo di personaggi agghiaccianti.
L’errore di Murphy sta nel non rischiare mai davvero, nell’osare ma entro un certo raggio di azione. Sarebbe stato molto interessante vedere tutto l’episodio in bianco e nero e invece siamo di fronte al solito gruppo di personaggi, alle loro solite interazioni e, probabilmente, alla solita risoluzione finale. Oltre al fatto che la scena al ristorante penso sia tra le peggiori mai girate nella storia di American Horror Story.