Siamo sopravvissuti a una casa infestata e al suo perverso Rubber Man, siamo sfuggiti alle grinfie degli esperimenti nazisti e del demonio all’interno di un manicomio. ci siamo uniti alla congrega, abbiamo visto una spettacolo di freak, abbiamo alloggiato all’hotel Cortez, ci siamo recati nei luoghi perduti di Roanoke, abbiamo osservato al declino della democrazia e all’Apocalisse e, infine, abbiamo fatto un viaggio indietro nel tempo fino al 1984. Adesso, per la sua decima stagione, American Horror Story ci porta in New Mexico, tra canyon e deserti in cui gli alieni non esistono solo nei film di fantascienza.
Continua questa seconda parte di stagione per American Horror Story 10 che, dopo un inizio tutt’altro che felice (qui potete trovare la recensione) continua con un episodio un tantino più convincente. Anche se la puzza di fregatura si sente da kilometri ormai, quando si parla di Ryan Murphy. Abbiamo lasciato i nostri quattro protagonisti in balia di gravidanze inaspettate e fuori dal comune, mentre nel passato veniamo a conoscenza del primo incontro tra il presidente Eisenhower e gli alieni.
ATTENZIONE! Questa recensione di American Horror Story 10 contiene SPOILER, se quindi non avete ancora visto la puntata vi consigliamo di tornare più tardi.
1963. Sono passati quasi dieci anni da quel primo incontro tra l’allora presidente Eisenhower e l’entità aliena. Adesso, toccherebbe al Presidente John Kennedy (Mike Vogel) continuare quanto iniziato dal suo predecessore. Ma cosa esattamente? Quale è stato il patto stipulato? Kennedy apprendere dunque dall’ex presidente e dal vice Nixon di un accordo segreto per cui, ogni anno, vengono consegnati agli alieni circa 5.000 americani, usati dagli esseri extraterrestri in esperimenti e tentativi di riproduzione. In cambio gli americani riceveranno un nuovo tipo di tecnologia, in grado di renderli militarmente superiori rispetto a qualsiasi altra nazione del pianeta. Kennedy, però, vorrebbe rivelare tutta la verità ma viene ucciso prima che possa farlo. Murphy, ancora una volta e a suo totale piacimento, mescola storia vera e finzione all’interno di American Horror Story, manipolando eventi realmente accaduti e adattandoli alle sue esigenze.
Il piano degli alieni è molto semplice e nasce dalla necessità di far continuare la specie. Facendo leva su questo e sull’arroganza tipicamente american, le creature riescono a conquistarsi il favore sia di Eisenhower che di Nixon e trovano nel corpo di Mamie Eisenhower, un nuovo perfetto ospite. Gli alieni, come la loro stessa portavoce afferma, non possono sopravvivere sulla Terra, a causa di virus e parassiti (in pieno stile “La Guerra dei Mondi”) e hanno così bisogno di creare una razza ibrida, più evoluta.
Continua a essere visivamente d’effetto la scelta del bianco e nero per quanto riguarda le parti dell’episodio inerenti al passato. Ripeto, inoltre, che avrebbe funzionato molto di più ambientare l’intera parte di Death Valley in tale senso, ma no dobbiamo sorbirci i ragazzini lamentosi.
Presente. Troy, Cal, Kendall e Jamie sono sempre più spaventati mentre la loro gravidanza accelera in maniera preoccupanti. Durante una visita ginecologica, la dottoressa nota qualcosa nel monitor che la turba profondamente e, poco dopo, Kendall vede lei stessa come si tratti di un neonato alieno. Vengono quindi rapiti da alcuni uomini in divisa e trasportati in un luogo segreto che, in precedenza, deve aver fatto da scenografia per il videoclip di Bad Romance. Kendall è la prima del gruppo a svegliarsi. Terrorizzata e ignara di cosa le stia accadendo, riceve la visita da una donna dal viso coperto che le spiega marginalmente come stanno le cose.
In un’altra stanza bianca, una sorta di mensa, i ragazzi si riuniscono e fanno la conoscenza di Calico (Leslie Grossman) oltre che di Steve Jobs (qui io sinceramente stavo sfiorando l’attacco isterico). Calico spiega di trovarsi lì da anni ormai e di essere periodicamente sottoposta a esperimenti da parte degli alieni. Stanco e spaventato, Troy colpisce un inserviente e viene dunque portato dalla donna con il volto coperto, che si rivela essere un ibrido umanoide di nome Theta (Angelica Ross). Il patto tra Eisenhower e gli alieni sembrerebbe essere andato a buon fine e a continuare fino ai giorni nostri.
Un secondo episodio abbastanza ben fatto, con citazioni intelligenti e riferimenti al classico cinema di fantascienza e a The Twilight Zone.
L’idea di alternarsi su due piani temporali risulta buona ma non possiamo toglierci di dosso la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere e non stiamo parlando in termini di trama ma di scrittura della trama. Il problema di Murphy è sempre lo stesso e il finale della prima parte di American Horror Story 10 l’ha dimostrato ampiamente. L’idea dello showrunner è accattivante ma non riesce a essere portata a termine come meriterebbe.