Siamo sopravvissuti a una casa infestata e al suo perverso Rubber Man, siamo sfuggiti alle grinfie degli esperimenti nazisti e del demonio all’interno di un manicomio. ci siamo uniti alla congrega, abbiamo visto una spettacolo di freak, abbiamo alloggiato all’hotel Cortez, ci siamo recati nei luoghi perduti di Roanoke, abbiamo osservato al declino della democrazia e all’Apocalisse e, infine, abbiamo fatto un viaggio indietro nel tempo fino al 1984. Adesso, per la sua decima stagione, American Horror Story ci porta in New Mexico, tra canyon e deserti in cui gli alieni non esistono solo nei film di fantascienza.
Finita. Siamo arrivati alla conclusione di questa decima stagione di American Horror Story e ciò che realmente fa paura è il lungo respiro di sollievo che ha accompagnato la fine della puntata. Perché se Murder House è stata una delle serie tv più innovative e fresche del suo tempo, in grado di portare davvero l’horror in tv, Double Feature è un tentativo stanco e disgraziato di continuare un franchise che non ha davvero più nulla da offrire. Dopo gli eventi precedenti (qui trovate la recensione allo scorso episodio), anche Death Valley tira le ultime fila dando una sorta di chiusura a ciò che ha raccontato finora. Che poi di chiusura vera non si tratta, ma ne parleremo dopo.
ATTENZIONE! Questa recensione di American Horror Story 10 contiene SPOILER, se quindi non avete ancora visto la puntata vi consigliamo di tornare più tardi.
1972. Nixon è diventato Presidente e incontra la disapprovazione generale a causa della guerra in Vietnam, che si rivela una scelta strategica voluta dagli alieni per distogliere l’attenzione generale dalle numerose sparizioni avvenute in tutto il paese. Nixon non è affatto contento, temendo che la guerra possa inficiare sul suo ruolo cosa storicamente veritiera. Eppure, gli extraterrestri non sono le uniche presenze aliene sul suolo terrestre. Accanto agli esseri umani vivono indisturbati dei rettiliani, in puro stile Visitors. Il loro scopo, ai fini della trama, non viene mai chiarito e risulta solo nell’accontentare un’altra teoria del complotto voluta da Murphy in American Horror Story 10. Di fatto, gli ultimi due episodi di Death Valley non sono che questo: un calderone in cui rimescolare le teorie complottiste americane più famose ma privarle di un reale significato per la serie.
Mamie Eisenhower diventa improvvisamente paladina dello show attraverso una imprecisata conquista di screen time di cui avremmo fatto volentieri a meno. D’altronde è Sarah Paulson, quindi vuoi che il suo personaggio debba essere quello con più battute anche se metà delle quali sono ripetitive e l’altra metà non servono? In questo delirante avanzare di minuti, Nixon vien rapito dagli alieni, ricattato e costretto alle dimissioni mentre Mamie stringe un patto con gli alieni che le promettono la vita eterna.
La ex First Lady viene così condotta nell’Area 51 dove, sembra senza spiegare nulla, le viene donata l’immportalità e con Calico apre un club della briscola.
Presente. Troy e Cal sono morti (ah) e la creatura polipo risulta alquanto inutile, così Theta decide di sbarazzarsene. Adesso inizia una carrellata di immagini e dialoghi volti a commuovere lo spettatore ma che servono solo a far impazzire l’asticella del cringeometro di American Horror Story. All’interno dell’Area 51 scoppia rapidamente il caos e mentre le ragazze cercano di capire cosa stia accadendo, anche per loro è arrivato il momento del parto. L’essere dato alla luce da Kendall risulta nell’ibrido perfetto (insert video delle Coliche), il raggiungimento di anni e anni di sperimentazioni e quindi lo scopo ultimo degli alieni. Contrariamente a quanto promesso, però, gli extratterestri non hanno alcuna intenzione di condividere il pianeta con gli umani, preferendo a loro i rettiliani. Mamie, insieme a Calico, decide allora di sbarazzarsi dell’ibrido ma viene infine tradita dalla stessa Calico e da Theta.
L’episodio finale di American Horror Story 10B si conclude con un cliffhanger che ci lascia solo intuire quale sarà il destino dell’umanità.
Titoli di coda. L’umanità è dunque spacciata e gli alieni si preparano a conquistare la Terra insieme ai rettiliani. Eppure, davanti a quello schermo nero, non ci rimane altro che una sensazione di malessere crescente che sfocia pian piano in rabbia e non per quello che abbiamo visto. Sia chiaro, la storia è trita e ritrita ma potrebbe avere delle premesse interessanti se ben sviluppate. Ed è proprio da quel “se” che scaturisce la rabbia. Perché, a differenza della nona stagione che si trattava di un trash puro e semplice, la decima ti presenta delle tematiche tutt’altro che banali, con un tocco di moralità e critica alla società che ci potrebbe stare benissimo. Peccato sia finito tutto in caciara. L’insensatezza dei dialoghi, l’evolversi della trama, l’inspiegabile presenza ed evoluzione di alcuni personaggi hanno reso American Horror Story 10 uno spettacolo di dubbio gusto. Siamo passati da uno sceneggiatore in crisi, disposto a diventare un mostro per la fama per poi ridursi a parassita e comprimario, a dei ragazzini costretti sfornare bambini per la salvezza di una razza aliena. La perfetta, lunga metafora che riguarda il nostro viaggio di spettatori, ma io non ci sto più.