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American Horror Story 9×02 – Chi si cela nell’ombra?

American Horror Story 9x02
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Attenzione: questo articolo contiene spoiler su American Horror Story 9×02!

American Horror Story 9x02

Nel finale della prima puntata di AHS: 1984 (di cui potete trovare la recensione in questo articolo), la situazione inizia a farsi spinosa: Mr. Jingles è fuggito dall’ospedale psichiatrico e sta lasciando una scia di cadaveri in direzione di Camp Redwood. American Horror Story 9×02, scritto da Tim Minear e diretto da John J. Gray, racconta l’evoluzione dei fatti nella prima notte al campeggio.

Ci si focalizza sul poliedrico personaggio di Brooke, la quale si rivela timida e dolce, ma è anche in grado di affrontare con coraggio demoni e paure. L’attenzione si sposta poi su Margaret e sulla sua distorta visione del bene e della fede, che viene proposta durante la più improbabile delle conversazioni. Inoltre, alla presenza di ben due assassini psicopatici, si aggiunge ora anche quella di un’entità inspiegabile e paranormale: Jonas, un fantasma ignaro della propria natura, i cui ricordi si fermano alla carneficina del 1970.

Ecco cosa succede in American Horror Story 9×02: “Mr. Jingles”

American Horror Story 9x02

L’episodio incomincia mostrandoci Karen Hopple (interpretata da Orla Brady), direttrice dell’istituto psichiatrico in cui fino a poco prima era rinchiuso Mr. Jingles, dirigersi a Camp Redwood per avvertire la proprietaria della sua evasione. Nonostante la dottoressa solleciti la chiusura immediata del campeggio, Margaret non sembra incline ad accogliere la proposta: la donna, impassibile, rimane ancorata al suo sogno di trasformare quel teatro degli orrori in un piccolo paradiso, e lascia intendere di voler consumare la propria vendetta affrontando Mr. Jingles di persona, pistola alla mano.

Intanto i ragazzi di Camp Redwood se la spassano nella loro baita tra un sorso di birra e l’altro, ignorando le regole imposte da Margaret. Il clima festaiolo non è condiviso solo da Brooke, tormentata dalla certezza di essere perseguitata da Mr. Jingles e dal Night Stalker (il Richard Ramirez già comparso in AHS Hotel, di cui noi vi raccontiamo la vera storia qui). Un vero peccato che nessuno dei compagni le creda: tutti sostengono infatti che la ragazza, colta dalle paranoie, abbia confuso delle ombre per veri e propri mostri, viaggiando un po’ troppo con la fantasia.

Quando il gruppetto maschile si ritira per la notte, Brooke cerca di confidarsi con Montana, spiegandole quanto sia frustrante per lei conoscere la verità senza che qualcuno che le dia ascolto. Montana, accondiscendente, approfitta del momento per cercare di sedurre Brooke, la quale sconvolta decide di uscire a prendere una boccata d’aria. Nel frattempo, anche Xavier si è separato dagli altri: il ragazzo scopre così di essere stato rintracciato da Blake, losco figuro con cui aveva già lavorato in passato, e che vuole costringerlo a recitare nuovamente nel settore pornografico.

Né la dottoressa Hopple né Blake riescono però a scampare alle grinfie di Mr. Jingles, il quale continua ad aggirarsi nell’ombra e a mietere vittime (ed orecchie). Il Night Stalker, che nel frattempo ha cercato di aggredire Brooke, si imbatte in Jonas, il ragazzo con la testa bendata, e cerca di ucciderlo con scarso successo: quest’ultimo, infatti, riappare ogni volta illeso, contro qualsiasi logica. La sua identità viene svelata: Jonas era uno dei capigruppo rimasti uccisi durante il primo massacro di Mr. Jingles, e il suo fantasma vaga ora confuso per il campeggio. Infine, mentre i ragazzi sono alle prese con un disperato tentativo di fuga, l’incontro tra Richard Ramirez e Margaret dà il via a una stravagante alleanza tra i più vivi sostenitori del Bene e del Male.

Nessuno crede a Brooke

Come già detto, in American Horror Story 9×02, centrale è il ruolo di Brooke, la cui assordante richiesta di aiuto viene continuamente sottovalutata dal resto del gruppo. Non importa cosa lei abbia visto o sentito, l’evidenza del pericolo imminente viene negata da tutti, attribuendo a questi segnali di allarme lo stesso valore del pastorello che grida “Al Lupo!” nella favola di Esopo. Solo quando finalmente saranno costretti a guardare in faccia la cruda realtà dei fatti ammetteranno che, in fin dei conti, in questo caso i lupi esistono.

Ad un certo punto Brooke racconta a Montana di un altro episodio drammatico simile: anche qui le sue parole, per quanto vere, non sarebbero bastate a salvare la situazione. Si apre quindi un flashback riferito all’anno precedente: Brooke cammina verso l’altare ed è pronta a sposarsi con quello che crede essere l’amore della sua vita, tuttavia quest’ultimo si è convinto che lei lo abbia tradito con il suo migliore amico, e nulla, nemmeno le rassicurazioni della sposa, sono sufficienti a fermarlo dal compiere un plurimo omicidio, per uccidersi subito dopo.

Da quel momento la ragazza, con il vestito bianco sporco di sangue, si convince di essere portatrice di sventura e morte. Un po’ come la Cassandra della mitologia greca, se vogliamo, che cercava invano di impedire immani catastrofi grazie alla sua capacità di preveggenza: la povera donna era però destinata a vedere il futuro senza poterlo cambiare, poiché nessuno avrebbe mai creduto alle sue profezie. Almeno finché non fosse stato troppo tardi.

Per essere liberi servono due cose: Dio e un trauma.

La scena forse più interessante dell’intero episodio è quella che vede protagonisti Richard Ramirez e Margaret Booth: il Night Stalker, dopo aver fallito miseramente nel tentativo di uccidere Jonas, cerca spiegazioni dalla proprietaria del campeggio. I due rimangono immediatamente ed inspiegabilmente ammaliati l’una dall’altro: l’adoratrice di Dio e il servo di Satana siedono a parlare di bene, male, sensi di colpa e libero arbitrio, e Margaret legittima tutti gli omicidi di Richard sostenendo che qualsiasi azione, se commessa in nome di Dio, non possa che essere giusta.

L’assassino rivela in questo contesto il lato più vulnerabile di sé, atteggiandosi in modo quasi infantile e raccontando di tutti i maltrattamenti e i soprusi di cui è stata costellata la sua vita. Il suo legame con Satana è proprio dovuto a questo desiderio di restituire il male che ha sempre dovuto subire. Richard cerca la libertà assoluta, selvaggia e priva di sensi di colpa, e Margaret gli offre la soluzione ad ogni dubbio morale, svelandogli i due ingredienti che giustificano ogni pensiero, parola e gesto, per quanto violenti: Dio e un trauma, la fede e il dolore.

Si tratta di una visione controversa per una donna che si eleva a paladina di bontà e purezza, eppure il confronto tra i due ci mostra un equilibrio perfetto: se il seguace di Lucifero cova dolore e sensi di colpa, Margaret esprime un concetto di Bene malsano, crudele e folle. Dal loro incontro nasce una curiosa collaborazione, tanto intensa quanto inquietante. Ci si chiede solo dove possa portare.

Un titolo poco azzeccato e troppi elementi caratterizzano American Horror Story 9×02.

Questo secondo episodio più che spaventare confonde: in neanche 40 minuti vengono raccontati moltissimi fatti in modo un po’ sommario, inserendo contemporaneamente elementi e informazioni su troppi personaggi: da un lato abbiamo Brooke e le sue malaugurate vicende, dall’altro Xavier e la sua sordida carriera attoriale, senza nulla togliere a Jonas il fantasma o alla crudele infanzia del Night Stalker.

Nonostante lo sviluppo della trama rimanga chiaro e tutto sommato lineare, i personaggi sembrano correrci davanti senza lasciarci il tempo di addentrarci nel loro vissuto, mescolando passato e presente con un risultato non sempre piacevole. L’atmosfera da film slasher rimane intatta, ma l’impressione ultima è quella di essere davanti ad un prodotto che, nel tentativo di apparire ricercato, risulta dispersivo. Sicuramente American Horror Story 9×02 ci lascia un forte senso di curiosità, magari di inquietudine, ma siamo lontani dal vero terrore.

Ultima questione, non meno importante, è quella del titolo: Mr. Jingles. Il killer naturalmente è una figura ricorrente in vari momenti della narrazione, ma non riesce a conquistarsi lo spazio che meriterebbe rispetto a ciò che il nome della puntata sembra promettere. La sua storia già ci è stata raccontata in precedenza, ma non viene in alcun modo approfondita, nessun flashback ci accompagna nel mondo di Benjamin Richter, e noi concludiamo la visione con un leggero amaro in bocca. A questo punto, speriamo che la terza puntata ci riporti in carreggiata.

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Un saluto agli amici di American Horror Story ITALIA