Attenzione: questo articolo contiene spoiler su American Horror Story 9×04!
Se dall’inizio di 1984 abbiamo avuto più volte l’impressione che ci fosse stato già raccontato tutto, American Horror Story 9×04 scagiona a gran voce questa nona stagione. La trama si infittisce, i segreti di ciascun personaggio vengono lentamente alla luce e, anche se ormai abbiamo capito di doverci aspettare un colpo di scena dietro l’altro, la direzione da cui arriverà la prossima bomba rimane sempre imprevedibile.
Nella recensione della scorsa settimana ho evitato di guastare l’effetto sorpresa sul finale di Slashdance, che svelava la tresca amorosa tra Montana e Richard Ramirez. True Killer non narra solo l’inizio della sordida relazione tra i due, ma prosegue anche nel processo di ribaltamento dei ruoli già iniziato negli episodi precedenti: i cattivi si credono nel giusto, mentre gli innocenti si sporcano di sangue, dubitando di se stessi e dei propri ricordi.
Insomma, i moventi non mancano ai residenti di Camp Redwood, e ormai tutti (o quasi) sembrano essere disposti a uccidere: chi per lealtà, chi in nome della scienza, chi per pura vendetta personale. Intanto Ryan Murphy si diverte dietro le quinte della sua opera slasher, intavolando una narrazione sempre più complessa e uccidendo i suoi personaggi a intervalli regolari. Peccato che alcuni siano meno propensi di altri a restare morti.
Sangue ed Eros
American Horror Story 9×04 si apre con un flashback ambientato in palestra. Sulle note di Rebel Yell di Billy Idol, l’esuberante Montana impartisce una lezione di aerobica a un gruppo di ragazzi. A questi si aggiunge Ramirez, che entra nella stanza attirato dalla canzone. Tra lui e Montana scatta subito una certa chimica, che raggiunge il suo apice quando il Night Stalker le fa trovare nello spogliatoio il cadavere sventrato di Rod, un tipo con cui la ragazza aveva discusso poco prima.
La reazione di Montana è di inaspettata e perversa eccitazione, e i due si ritrovano in pochi istanti a fare sesso sul pavimento insanguinato. Qui ha inizio un rapporto che mescola passione e morte, e Ramirez comincerà a perseguitare Brooke proprio sotto richiesta di Montana. Quest’ultima, infatti, incolpa Brooke della morte brutale di suo fratello, Sam, durante il fallimentare matrimonio dell’anno prima, e cova la sua personale vendetta sin dall’inizio. I nodi finalmente vengono al pettine.
Chi muove le fila?
In American Horror Story 9×04 i ragazzi sono ancora separati. Dopo aver avuto l’illuminazione di utilizzare la Cadillac dell’ormai defunto Blake per scappare, i gruppi si sono infatti nuovamente divisi per soccorrere i compagni rimasti indietro. Questa situazione porta Xavier e Bertie, la cuoca, a scontrarsi direttamente con Mr. Jingles, con esito tutt’altro che positivo.
Mentre l’attore si salva per un pelo dalla cottura in forno ventilato, Brooke viene catturata da Donna Chambers, che intende proseguire con la sua ricerca scientifica sfruttandola come cavia: la psicologa vuole capire se l’istinto omicida di Richter sia legato al gusto per la caccia, o se anche una “preda” già in trappola possa farlo emergere.
Si apre a questo punto una scena speculare, in cui Mr. Jingles e il Night Stalker giungono quasi simultaneamente nel luogo in cui Brooke è trattenuta, mentre Donna e Montana si nascondono tra gli alberi, tifando per i rispettivi serial killer. Queste ultime non sono solo osservatrici esterne, ma anche delle burattinaie, se vogliamo, che hanno condizionato gli assassini, offrendo loro carne fresca e conducendoli a Camp Redwood. Suona ironico il fatto che ora le due “menti” si ritrovino ad assistere, impotenti, al susseguirsi degli eventi.
I peccati di Margaret
La parte finale di True Killer è quella forse più interessante: tutti abbiamo sentito puzza di bruciato nella folle benevolenza di Margaret Boothe sin dal primo episodio (di cui trovate la recensione qui), ma chi avrebbe potuto, a questo punto, dubitare delle manie omicide di Mr. Jingles? Eppure un flashback frammentato ci mostra la versione corretta della storia. Il massacro del 1970 non è in realtà opera di Richter, ex custode di Camp Redwood, ma di una giovane Margaret, esclusa e sbeffeggiata dagli altri capigruppo.
L’uomo, accusato ingiustamente da quella che credeva un’amica, viene portato all’ospedale psichiatrico, e sottoposto all’elettroshock, che confonde e condiziona i suoi ricordi sino a fargli credere di essere colpevole. Una convinzione che gli costerà cara: se il passato è solo una ricostruzione errata, ora Mr. Jingles esiste, ed è un pluriomicida senza scrupoli. La redenzione sarà mai possibile? Una domanda che Margaret Boothe non si pone: Dio le ha mostrato la retta via, ed è lastricata di cadaveri.