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And Just Like That – La Recensione del sesto episodio: un luogo non definisce uno stato d’animo

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Con il sesto episodio di And Just Like That, revival di Sex and the City, saremmo ormai dovuti entrare nel vivo della storia, comprendere con maggiore chiarezza l’intento degli autori e dare finalmente un senso all’intera storia che cercano di raccontarci. Purtroppo, però, arriviamo alla fine di questa puntata con le idee ancora più confuse di prima.

In così poco tempo siamo passati da un funerale, ai sandali con i calzini, alla convalescenza, alla fisioterapia, all’agente immobiliare simpatica, a Miranda arcobaleno e a Rose che ha cambiato nome in Rock. Ma la maggior parte di queste storie sono come dei fantasmi lasciati in bilico sul filo di un rasoio tanto affilato quanto mutevole.

Questo episodio in particolare mi lascia abbastanza perplessa. La confusione tra ciò che era Sex and the City e ciò che vuole essere And Just Like That si percepisce con stridente chiarezza.

And Just Like That
Carrie – And Just Like That

Ogni tanto Carrie si ricorda che suo marito è morto, il dramma riemerge ma non abbiamo neanche il tempo di metabolizzarlo che la stessa Carrie è già sui suoi 12 centimetri a comprare, traslocare e vendere appartamenti, neanche si trattasse di un paio di scarpe con Vinted alla mano.

L’appartamento ovviamente diventa la metafora della vita, un luogo in cui bisogna stare bene e che bisogna addobbare affinché ci si senta a proprio agio con se stessi. L’idea di base del sesto episodio era sicuramente quella di iniziare a combinare le diverse storyline e i diversi personaggi che abbiamo conosciuto nelle scorse puntate, ma il tutto si srotola via veloce in maniera troppo superficiale e a tratti caotica.

Per tenere il filo del discorso bisogna essere ben concentrati e non cedere alla tentazione di distrarsi, perché in un attimo è facile perdersi tra i problemi di Charlotte, quelli dell’insegnante di Miranda e le fantasie sessuali di quest’ultima. Tutto diventa troppo e se ripenso alle prime due puntate (qui trovate la nostra recensione), stento a capire dove gli autori vogliano arrivare.

Ad esempio, la problematica di Charlotte ed Henry nell’affrontare nel modo giusto il coming out di Rose, aveva fornito uno spunto interessante, aprendo un mare di possibili alternative e un’ottima occasione per gestire una tematica così importante. Invece Henry sembra sparito di nuovo, lasciando Charlotte sola con le sue bambole e con lo stress improvviso del dover ridecorare la stanza per assecondare i gusti di su* figli*.

Probabilmente la carenza di dialoghi ben fatti è forse il più grande problema di And Just Like That, che ogni volta getta l’amo per qualcosa di stimolante ma che, però, sfuma via affogata in dialoghi inesistenti e banali, spesso interrotti da un capriccio di Carrie.

Charlotte e Carrie – And Just Like That

Sex and the City era una compagnia piacevole, accompagnati dalle pillole di Carrie e dalla frizzante movida della Grande Mela. And Just Like That ha provato a trasporre questo mondo con qualche anno in più, ma a questo punto iniziamo a vederne tutte le rughe e non basta certamente un po’ di lifting a riparare il danno (anche con un medico come quello interpretato dal meraviglioso Jonathan Groff).

Speravo che a questo punto della storia, ad esempio, Steve avrebbe avuto lo spazio che meritava. Invece viene accantonato in un angolo con i suoi apparecchi acustici e la sua prematura vecchiaia, Miranda si comporta come se non esistesse affatto, mandando in fumo un amore coltivato per anni e costruito con sacrificio e perdono. Quella che poteva essere una buona occasione per far evolvere il personaggio (come pensavamo al termine del quinto episodio), si tramuta in una stramba crisi di mezza età di una donna che sostituisce una dipendenza con un’altra.

Poi c’è Carrie che, come suo solito, si diimostra incapace di prestare l’orecchio a ciò che hanno da dire le sue amiche, trasportando sempre l’attenzione su se stessa. Qualsiasi cosa accada nella vita di Charlotte e Miranda lei è sempre pronta a tirare fuori il suo marito deceduto, fino al punto da sembrare quasi una caricatura o un tormentone. Per non parlare dei continui rimandi a Samantha, che ci ricordano ogni volta quanto pesante sia la sua assenza e quanto insulso sia il motivo del litigio mortale con le sue ragazze.

L’unica sfumatura positiva di questa puntata è sicuramente la metafora degli appartamenti.

And Just Like That
And Just Like That

Carrie fatica a trovare il suo posto nel mondo a cavallo tra passato e futuro. Ricerca all’esterno ciò che non riesce a trovare dentro, pensando che quattro mura possano aiutare a definire la sua vita, darle una svolta e finalmente voltare pagina.

Ma finchè non si trova la pace in se stessi, aprendo lo scantinato dei ricordi e fronteggiando i propri mostri, nessun luogo sarà accogliente abbastanza da sedare i tumulti interiori.

Dov’è l’irriverenza, dov’è la profonda leggerezza del saper raccontare la vita? Dov’è la Carrie che sorride a un paio di Jimmy Choo in vetrina utilizzando la realtà come riflesso dei suoi scritti?

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