Vai al contenuto
Home » Recensioni

Attack on Titan: The Last Attack – La storia non cambia mai, si ripete e basta

Una scena tratta da Attack on Titan: The Last Attack

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie animata Attack on Titan, e soprattutto sui due episodi finali.

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. È arrivato Hall of Series Discover, l'abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi, direttamente sulla tua email. Avrai anche accesso a un numero WhatsApp dedicato per parlare con il team di Hall of Series, disponibile 7 giorni su 7 per consigli e indicazioni sulle tue visioni.

Dal 3 al 5 marzo è stato possibile vedere al cinema Attack on Titan: The Last Attack, un lungometraggio di due ore e mezza che unisce gli ultimi due episodi del famoso anime. Entrambi gli episodi sono comunque disponibili, separatamente, su Prime Video, ma nella versione cinematografica c’era anche una scena post credits, che più avanti vedremo nel dettaglio.

Tratto dall’omonimo manga di Hajime Isayama, Attack on Titan non ha bisogno di molte presentazioni: ci troviamo in un mondo in cui l’umanità si nasconde tra mura altissime per difendersi dai giganti, creature antropomorfe che si cibano di umani. Dietro di loro però aleggia un mistero: chi sono i giganti? Da dove vengono? Quando sono nati? E soprattutto, cosa c’è oltre le mura?

Tutte domande alle quali la storia risponde, portando però con sé storie e tematiche più complesse e più ampie, dal respiro universale. L’intero manga (e anime) avrebbe bisogno di un’analisi a sé stante, ben più approfondita, ma questa recensione si concentrerà solo ed esclusivamente sugli ultimi due capitoli finali. Se volete conoscere meglio Attack on Titan e capire tutti i misteri e le sotto trame che nasconde, potete recuperare la serie che attualmente è disponibile su Amazon Prime Video. Se la conoscete bene, invece, proseguite pure con la lettura.

Conflitto interno e conflitto mondiale

credits: Amazon Prime Video

Rivedendo al cinema entrambi gli episodi di Attack on Titan: The Last Attack, uno dopo l’altro, mi sono resa conto di alcune sfumature che avevo perso alla prima visione. La guerra che noi vediamo sullo schermo non riguarda solamente Marley ed Eldia, ma anche gli stessi personaggi. Che Eren Jaeger fosse un personaggio complesso, caratterizzato da una guerra interiore costante, lo sapevamo già, ma forse non ce ne rendiamo conto fino alla fine. A inizio episodio il boato della terra arriva a Marley, sterminando indistintamente la popolazione.

Con un breve salto nel passato vediamo Eren girare per le strade di Marley ben prima dell’assalto al porto, riflettendo su boato che scatenerà e sulle persone che ucciderà. Lui già sa come andrà a finire, sa che non c’è via di scampo, e nella sua rassegnazione evita persino di prestare soccorso a un ragazzino che viene picchiato. Non si sente nella posizione di fare la morale a nessuno.

Tuttavia, seguendo le sue riflessioni, si vede che prova ad aggrapparsi a una speranza, alla ricerca di un metodo alternativo che porti la pace sia tra le due nazioni che con il resto del mondo. Perché il mondo di Eren non si è fermato quando ha visto il mare fuori dalle mura, ed è rimasto talmente deluso dall’esistenza dei nemici nel continente che non è mai riuscito a trovare la pace, né tanto meno la libertà tanto agognata.

Eren però non è l’unico personaggio a vivere un costante dissidio interiore. Tra i suoi (ormai ex) compagni Mikasa lotta tra la consapevolezza che l’unico modo per fermare Eren è ucciderlo e la quasi totale impossibilità nel farlo; Armin vorrebbe trattare e trovare una via pacifica d’azione pur sapendo che non può, e lo stesso vale per gli altri.

Il concetto di libertà in Attack on Titan: The Last Attack

Quello che forse meglio definisce il personaggio di Eren è l’essere “schiavo della libertà”, una definizione che lui stesso dà verso la fine dell’anime, nel lungo dialogo/spiegazione con Armin nei sentieri. Ed effettivamente la sua vita, per scelte che solo in parte dipendono dalla sua volontà, è caratterizzata da una costante ricerca della libertà, un po’ come quelle persone che vogliono raggiungere un sogno irraggiungibile. La sensazione è sempre quella di esserci vicini, ma di raggiungerla mai a pieno.

E molto spesso si rischia di focalizzarsi talmente tanto su quello che si dovrebbe provare una volta raggiunto l’obiettivo, che non lo si gusta mai a pieno. Tornando al finale della terza stagione, perché Eren, giunto al mare, non pensa a godersi quel momento di libertà ma si spertica parlando dei nemici al di là del mare? Perché ormai la sua mente è tutto un sovrapporsi di ricordi del futuro e del presente, senza dubbio, ma anche perché si focalizza su qualcosa di più lontano e più distante. Si focalizza su quella che lui crede sia la vera libertà, quella totale.

Quello è anche il momento in cui abbiamo un capovolgimento del suo punto di vista, l’istante in cui passa da eroe che abbiamo conosciuto a cattivo della storia. Le sue scelte tuttavia, nella spiegazione finale, possono essere condivise o meno, ma quel che è certo è che ci riportano alla domanda: cos’è la libertà? Perché in definitiva, in Attack on Titan: The Last Attack ma in generale in tutta la serie, ognuno la vede in maniera differente.

Gli eldiani sarebbero stati più liberi passando come eroi per aver fermato Eren? O sarebbero stati più liberi se avessero seguito il piano per l’eutanasia di Zeke che li portava a estinguersi progressivamente?

Tra filosofia, azione e politica

Il sacrifico di Hange Zoe in Attack On Titan: The Last Attack
credits: Amazon Prime Video

Nessuna della due scelte rende la popolazione totalmente libera, in realtà. C’è sempre qualche sorta di condizionamento, esterno o interno, che porta l’ex corpo di ricerca ad agire in una determinata direzione. Nemmeno il libero arbitrio offerto da Eren, alla fine, è una libertà vera e propria, perché i ragazzi sono comunque spinti verso lo scontro.

Qui si apre un altro grande dilemma: chi decide “ciò che è giusto” e “ciò che è sbagliato”? Culturalmente abbiamo idee precise su quello che fanno i buoni e i cattivi, ma se si prende un contesto generale e si ascoltano tutte le campane è difficile stabilire chi ha ragione e chi torto. Gli eldiani sono stati oppressi e manipolati per anni, perciò la loro reazione è, per quanto estrema, giustificabile. D’altro canto i marleani hanno subito anni prima la dominazione dei giganti di Eldia, perciò anche le loro scelte, sempre e comunque estreme, possono essere giustificate.

È evidente che l’obiettivo di Eren, oltre a far sparire i giganti, fosse quello di portare Eldia alla pace, ma come si evince sul finale (di cui comunque abbiamo già parlato alla sua uscita) così non è stato. L’impero viene difeso da una fazione di Jaegeristi, e dalla lettera di Historia è chiaro che sono pronti ad affrontare nuovi conflitti, a combattere per non doverlo più fare in futuro.

Alla fine dei giochi, quindi, Attack On Titan: The Last Attack porta con sé un insegnamento importante, e al tempo stesso brutalmente realistico: la guerra non finisce mai, e la storia non fa altro che ripetersi. Con forme diverse, ma con risultati identici. Lo spiegano bene le scene nei titoli di coda, dove dopo un periodo di pace aumentano gli scontri, in un ciclo continuo di morte e distruzione.

La scena post-credits di Attack on Titan: The Last Attack

Uno dei momenti più attesi al cinema durante la visione di Attack on Titan: The Last Attack era la scena post-credits. Se ne era discusso tanto, perché aggiunta successivamente all’uscita online del finale, ormai un paio d’anni fa. Ora che l’abbiamo vista, per intero e sottotitolata, siamo riusciti a capire cosa significa…Forse.

Ci ritroviamo ai giorni nostri, con un Armin, Eren e Mikasa adolescenti che escono dal cinema dopo aver visto Attack on Titan: The Last Attack, proprio come farebbe un fan qualunque. Si mettono quindi a discutere e scambiarsi opinioni, tra un Armin dispiaciuto perché non ha ottenuto tutte le risposte che sperava e una Mikasa che l’ha trovato un ottimo finale. A risolvere tutto, un Eren che si dichiara contento di aver visto il film con i suoi amici e che torneranno a vederlo insieme, se mai avrà un seguito.

I casi sono due, quindi: o Hajime Isayama ha voluto creare questo inside joke per prendere in giro il fandom e le diverse opinioni scaturite dal finale (cosa che personalmente trovo divertente e azzeccata), oppure vuole mandare un messaggio subliminale su un possibile ritorno dell’universo di Attack on Titan. A corroborare quest’ultima ipotesi l’inquadratura finale, che si sposta verso un grande albero, identico a quello sotto al quale è stato seppellito Eren e che rivediamo anche nella scena finale, mentre i ragazzi parlano della possibilità che la storia possa essere stata tratta da fatti reali.

Questa scelta si apre a diverse interpretazioni, lasciando quindi il finale ulteriormente criptico e alimentando le discussioni tra fan. Quello che rimane tuttavia, alla fine di tutto, è il messaggio pessimista e forse cinico di una storia immutabile nel tempo e di una guerra infinita, specchio di una realtà fin troppo chiara e vicina.

Ripercorrendo la storia di Attack on Titan, queste sono state certamente le 5 scene più struggenti dell’anime