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Avvocato di difesa – La recensione della prima parte della seconda stagione, ora su Netflix

Dopo il grandissimo (e forse anche un po’ inaspettato) successo ottenuto dal suo primo rilascio, ecco che, dopo un anno di attesa, su Netflix è sbarcata la seconda stagione di Avvocato di difesa o, in originale, The Lincoln Lawyer. I nuovi episodi della serie, per ora cinque in attesa del rilascio della seconda tranche in arrivo a fine agosto, vanno a trasporre, seppur con sostanziali differenze, il romanzo Il Quinto testimone, quarto volume appartenente all’omonima saga scritta del celeberrimo autore Michael Connelly. A metà tra procedural e legal drama dalla trama orizzontale che non manca di sfumature soap-operistiche, la serie di David E. Kelley e Ted Humphrey aveva tutti gli ingredienti giusti per sfondare su Netflixsin dagli esordi: la seconda stagione della serie ripagherà le aspettative della piattaforma streaming e accontenterà il pubblico?

Per scoprirlo, ecco a voi la nostra recensione senza spoiler della prima parte della seconda stagione di Avvocato di difesa.

Avvocato di difesa (640×360)

Dopo una prima stagione dai buoni presupposti e piuttosto godibile nonostante i suoi limiti, eccoci ritornare in quel di Los Angeles, precisamente allo studio legale e alla travagliata vita personale dell’affascinante avvocato Mickey Haller che, tra nuovi casi da affrontare in tribunale e il riemergere di questioni che sembravano risolte, è sempre in azione. Continuando a praticare e gestire il suo nuovo studio dalla sua immancabile Lincoln, l’uomo, infatti, viene messo costantemente alla prova, sia sul lavoro che per quanto riguarda la sua sfera privata e intima.

A fare da filo d’unione della stagione è il caso che coinvolge la bella e carismatica ristoratrice Lisa Trammel, interpretata dalla magnetica Lana Parilla (la Regina di Once Upon a Time), in aperto contrasto con un imprenditore edile che, con un’opera di gentrificazione sta andando a distruggere il volto e l’identità del suo quartiere, ma non finisce qui! Il caso Mendoza continua infatti a lasciare i suoi strascichi anche in questa stagione, in un’evolversi di situazioni che rischieranno di mettere in serio pericolo la vita e la carriera del nostro protagonista, un uomo ormai di successo conclamato che rischia di farsi abbagliare dalle luci della ribalta. Ma oltre a Mickey non mancano neppure le vicende riguardanti le sue due ex mogli, da un lato Maggie, che cerca nuovi orizzonti dopo la retrocessione da parte dello studio centrale, dall’altro Lorna (la Quinn di How I Met Your Mother), impegnatissima a gestire lo studio avvocatesco di Mickey e l’università, nonché l’imminente matrimonio con Cisco, il detective dello studio, nonché ex biker determinato a chiudere i conti con il passato.

Ma ciò detto, questi primi cinque episodi finora proposti ci hanno soddisfatto?

Partiamo da questo presupposto: The Lincoln Lawyer è una serie onesta. Questo perché non finge di essere più di quello che è, un prodotto leggero che, seppur manchi di intrighi particolarmente accattivanti o di colpi di scena brillanti, fa il suo discreto dovere nel proporre un legal che faccia venire voglia allo spettatore di continuare la visione. Il principale pregio della serie risiede infatti non tanto nella trama in sé, quanto nel suo protagonista, un personaggio a cui ci si affeziona facilmente e con il quale viene facile empatizzare grazie alla carismatica presenza del suo interprete, Manuel Garcia-Rulfo, capace di calamitare l’attenzione e di fornire una buonissima performance attoriale.

I mattatori seriali guardando la seconda stagione di Avvocato di difesa non si troveranno infatti di fronte a nulla di mai visto prima: gli stilemi, d’altra parte, sono i medesimi di un genere che ha già avuto le sue migliaia di rivisitazioni e non presentano nulla di particolarmente innovativo nel panorama seriale. Ma, forse, questo non è un difetto imputabile allo show, che nulla pretende se non fare compagnia allo spettatore e provare a coinvolgerlo come meglio può. La serie, infatti, nonostante tutto, non sembra nemmeno volersi prendere troppo sul serio. Certo, non mancano momenti più introspettivi ed emotivi, soprattutto nello svilupparsi dei rapporti tra i personaggi, ma, durante la visione, non siamo mai riusciti a sperimentare un pathos tale da farci immergere completamente nella storia, soprattutto per quanto riguarda i casi secondari, abbastanza dimenticabili, che vanno ad arricchire puntate già di per sé parecchio cariche e che con una decina di minuti in meno sarebbero risultate ancora più godibili.

Avvocato di difesa

Una semplicità, quella di Avvocato di difesa, che, però, molto probabilmente è ricercata dalla serie stessa, che nonostante la propria collocazione su Netflix e nonostante cerchi di essere più simile al format delle serie tv moderne a trama orizzontale, non disdegna i classici stilemi dei prodotti di stampo legal più storici. Questo perché, lontana tanto da essere una serie straordinaria, quanto dal poter essere definita un disastro, The Lincoln Lawyer è pensata per poter abbracciare un pubblico quanto più largo possibile, dagli amanti dei procedurali a stampo legal/crime, a chi ama storie più articolate e che ricoprano tutto l’arco di una stagione.

Quello che si ottiene è quindi una storia semplice e piacevole, con un ottimo protagonista e dei comprimari simpatici che si fanno voler bene, una trama facilmente seguibile e godibile nel suo insieme.

Insomma, una serie che riesce facilmente a far compagnia al pubblico e che coinvolge il giusto, così come aveva fatto la prima stagione, almeno per quello che abbiamo avuto modo di vedere fino ad ora, dato che, per formulare un giudizio definitivo dovremo aspettare ancora qualche settimana.

Da questo punto di vista, infatti, la scelta di suddividere in due il rilascio della seconda stagione potrebbe scindere l’opinione. Da un lato, infatti, comprendiamo benissimo la scelta da parte di Netflix di operare questa suddivisione molto probabilmente per richiamare il classico finale mid-season delle serie di stampo televisivo, ma da un altro non sappiamo se questa si rivelerà poi una decisione particolarmente efficace a livello di marketing. La prima e la quinta puntata, infatti, chiudono idealmente un cerchio, dovuto anche alla scelta di anticipare al pubblico tramite un inizio in medias res, un particolare evento che, come mostrato dal trailer della parte 2, avrà particolari conseguenze per il futuro, ma siamo sicuri che questo sia un bene? Nonostante il cliffhanger sul destino del protagonista, non siamo infatti così certi che il pubblico, da qui a un mese sarà stato così catturato dalla storia da volersi precipitare a recuperare il secondo atto della stagione, ma saremo ben lieti di fare ammenda qualora la situazione dovesse prendere un corso inaspettato.

Avvocato di difesa
Cisco (640×360)

Sperando che la serie possa regalarci delle particolari sorprese, vi invitiamo, qualora non l’abbiate ancora fatto a recuperare questi primi cinque episodi di una serie che, in un’epoca che vive di estremi e in cui le serie tv sono spesso acclamate o affossate, ben si colloca in quella aurea via di mezzo da non sottovalutare mai.

Avvocato di difesa: la recensione della prima stagione