ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sui primi cinque episodi di Bang Bang Baby.
Pochi giorni fa abbiamo avuto l’opportunità di assistere all’anteprima dei primi due episodi di Bang Bang Baby, la nuova serie tv italiana targata Amazon Studios e prodotta da The Apartment e Wildside, in co-produzione con Enormous Films. Grazie alle idee innovative dei registi Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito e dell’ideatore Andrea Di Stefano, la storia di Marisa Merico, erede di una potente cosca calabrese trapiantata al nord Italia negli anni ’80, è stata portata sullo schermo ed è stata riadattata con una chiave davvero originale. Alter ego seriale di Marisa è la sedicenne Alice Giammatteo (Arianna Becheroni), che già nei primi cinque episodi della serie vediamo evolvere e prendere in mano le redini della sua vita, fino a quel momento a dir poco noiosa e monotona.
Nelle puntate uno e due, siamo stati immediatamente catapultati nella Milano del 1986, anno in cui Bang Bang Baby è ambientata, e abbiamo iniziato a conoscere tutti i personaggi principali, uomini e donne fatti di contrasti, vizi e virtù. Abbiamo avuto modo di apprezzare le scelte registiche che prediligono grandangoli e primi piani, che guidano dritti all’interno del mondo emotivo dei protagonisti della storia. Siamo riusciti a fare un tuffo nel passato e a immergerci direttamente in quell’immaginario pop che ci ha accompagnato per anni e che per molto tempo ha condizionato il modo in cui vediamo le cose, così come nella serie è diventato la lente attraverso cui Alice osserva il mondo che la circonda.
Nella conferenza stampa a cui noi di Hall of Series abbiamo avuto l’onore di partecipare, Michele Alhaique aveva anticipato che la cultura pop avrebbe avuto un ruolo essenziale in tutti gli episodi, che ciascuno di essi avrebbe intrecciato la narrazione degli eventi con una diversa reference culturale di quegli anni.
E così è stato in tutti i primi cinque episodi di Bang Bang Baby.
Riuscire a intessere una struttura narrativa fatta di dark comedy in un crime drama all’italiana non era una passeggiata o una scelta scontata, eppure questa serie ci è riuscita alla perfezione. Soprattutto nel quarto e nel quinto episodio, quando Torna a casa, Lassie! è diventato un pretesto per introdurre con leggerezza il tema del destino, o quando Alice si è ritrova a giocare in prima persona una partita di Pac-Man, cercando di scappare dai suoi inseguitori in una macchina gialla che ricorda il colore dell’avatar protagonista del famoso videogioco.
Ognuno di questi riferimenti tenta di sdrammatizzare la gravità degli eventi che stanno sconvolgendo la vita di Alice, come il fatto che suo padre Santo Maria Barone (Adriano Giannini) stia sfruttando il bisogno d’amore della figlia per farsi aiutare a coprire i suoi crimini, e che quindi ne abbia distrutto l’innocenza con indifferenza avviando la sua trasformazione in un mostro dal cuore d’acciaio (tema su cui infatti si concentra il terzo episodio). In primis, però, è Alice a essere fatta di contrasti. Quando inizia a comportarsi come una Barone, decidendo innanzitutto di tenerne il cognome, innalza una dura corazza, tempra il proprio carattere osando e imparando a difendersi, ma al tempo stesso non smette di desiderare quella spensieratezza tipica di un’adolescente in cerca di affetto. Per questo si affeziona a Giuseppina (Denise Capezza), l’amante di suo padre.
Non avrebbe mai immaginato nulla del genere, eppure Alice intraprende una vera e propria discesa negli Inferi senza un Virgilio che però le tenga la mano e la guidi verso il Paradiso. È evidente dalle immagini dell’Inferno dantesco presenti nel suo libro di scuola, che confermano l’attenzione che Bang Bang Baby pone nei dettagli riguardanti l’emotività dei suoi personaggi principali.
Molta cura viene posta dalla serie anche nello sviluppo dell’arco narrativo di questi personaggi.
La struttura interna degli episodi è stata gestita molto bene e ha permesso di costruire un pezzo alla volta dei personaggi forti, imprevedibili e folli ma comunque credibili. Il loro modo di pensare e le loro azioni, nonostante qualche scena volutamente esagerata per enfatizzare il lato di commedia nera della serie, non risultano mai forzate o fuori luogo ma assolutamente giustificate. Per questo motivo, per esempio, lo spettatore finisce per provare empatia persino nei confronti di Nereo Ferraù (Antonio Gerardi), con le sue insicurezze, con le sue fragilità e il suo attaccamento nei confronti del fratello che lo portano a essere estremamente impulsivo e instabile quando le sue capacità vengono sottovalutate dal giudizio altrui.
Inoltre, attraverso alcune scene in cui tutte le donne sono protagoniste, Bang Bang Baby riesce a portare sullo schermo anche dei messaggi di inclusività e sorellanza, sia quando si concentra su una protesta femminista in corso per le strade di Milano, sia quando le donne che lavorano al Secret Dreams si uniscono e fanno fronte comune per salvare Cleopatra (Carlotta Antonelli) dalle violenze di Nereo. Nonostante sia ambientata nel 1986, quindi, la serie non dimentica di portare avanti tematiche ancora molto attuali e lo fa senza dimenticare tutto il resto.
In questi primi cinque episodi, a stupire il pubblico è stata anche la crudezza di alcuni momenti in cui la scelleratezza della famiglia Barone si è mostrata in tutta la sua potenza. Eppure, questi momenti non sono mai risultati pesanti da guardare. Sono stati quasi sempre smorzati al punto giusto da cambi scena perfettamente contrastanti (il miele che viene usato dai Barone per torturare è lo stesso che poi vediamo mangiare con nonchalance dagli stessi membri della famiglia) o dall’ironia che contraddistingue la serie. Il sangue che si vede non è mai gratuito, così come anche l’uso del dialetto è funzionale allo svolgimento delle puntate e costituisce un elemento imprescindibile di questa come di numerose altre serie italiane.
Il continuo scivolare tra luci e ombre che aveva già distinto i primi due episodi anche nei successivi rappresenta uno dei punti di forza della fotografia eccentrica ma unica di Bang Bang Baby. A non far scollare lo spettatore dallo schermo contribuiscono poi il continuo crescendo della tensione narrativa dal primo al quinto episodio, che culmina infatti con l’entrata in scena della polizia milanese e con l’inseguimento di Alice e Santo da parte dei Ferraù, e alcuni inaspettati colpi di scena che confermano l’originalità del prodotto targato Amazon Studios.
Ora che la prima metà della serie è stata resa disponibile in 240 paesi su Prime Video, non resta che portare pazienza e attendere giovedì 19 maggio. Solo allora potremo scoprire cosa ha portato Alice a fare il patto di sangue con cui si apre la serie, e solo allora sapremo se il livello di Bang Bang Baby rimarrà alto anche nella seconda metà e se il suo appeal internazionale avrà l’effetto desiderato e porterà ad alti livelli questo prodotto seriale tutto italiano.