ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Batman: Caped Crusader
Gli anni Novanta stanno rivivendo con forza in questo 2024, specialmente per quanto riguarda la serie animate supereroistiche. Dopo la magnifica X-Men ’97 (serie che dovreste assolutamente vedere), la DC Comics risponde con Batman: Caped Crusader, un’opera che strizza prepotentemente l’occhio alla mitica serie degli anni ’90 sul pipistrello. D’altronde, la mano è la stessa. Quella di Bruce Timm, gigante dell’animazione e creatore, insieme a Paul Dini, di quella mitica serie e dell’universo delle serie animate DC. Altri grandi nomi si rincorrono nella produzione distribuita da Amazon Prime Video. Da J.J. Abrams, per cui non servono presentazioni, a Matt Reeves, regista dell’ottimo The Batman. Alla scrittura anche abbonda la qualità, con penne d’eccezione come Ed Brubaker e Greg Rucka, grandi nomi del fumetto, che hanno già lavorato al personaggio nelle loro carriere.
Insomma, Batman: Caped Crusader era un progetto ambizioso e non ha deluso le aspettative. Al pari della citata X-Men ’97, la serie cavalca l’effetto nostalgia (se volete approfondire, qui parlavamo di questo aspetto in relazione alla produzione di Disney+), ma lo fa in modo egregio, sviluppando una narrazione forte, solida e appassionante. Tanti personaggi si rincorrono nei dieci episodi di Batman: Caped Crusader, il cui epilogo rivela il senso più profondo della serie, insito nel titolo stesso. Parleremo di tutto questo nelle prossime righe, nella recensione di un titolo che ci ha convinto davvero tantissimo.
Le origini di Batman e il clima poliziesco
Diamo un po’ di contesto alla serie presente su Prime Video. Batman: Caped Crusader ci porta ai primi tempi della crociata del pipistrello. Batman, infatti, è ancora un mito. Dominano i dubbi sulla sua esistenza. Sussurri si rincorrono per le strade. Alcuni credono alla sua esistenza, altri si rivelano più scettici. Progressivamente, però, il nostro eroe spicca il volo e si mostra ai cittadini di Gotham. Intesse i primi rapporti collaborativi, specialmente con la famiglia Gordon, e si dedica alla sua lotta al crimine. Non senza difficoltà. Fisiologiche, considerando che siamo agli esordi. Vedere questi primi passi di Batman è molto interessante e la serie ci restituisce alla perfezione le incertezze e le difficoltà del protagonista, ancora non propriamente a suo agio con la sua missione.
Come conseguenza di questa scelta, il clima della narrazione ci riporta al poliziesco e al noir. Batman è ancora un detective. Un cacciatore di strada. I suoi nemici anche sono molto terreni e si muovono entro confini ben precisi e comprensibili, fatta eccezione solo per il fantasma gentiluomo. Siamo lontani da quelle versioni superumane del pipistrello e dalle minacce extraterrestri. L’umanità, invece, è dilagante, e ben si coniuga con questo comparto crime, che d’altra parte ci riporta proprio alla mitica serie anni degli anni Novanta, di cui Batman: Caped Crusader si fa apertamente erede. Con questo assetto, la serie si configura come un gigantesco grido d’amore alle origini più tradizionali del personaggio.
I personaggi di Batman: Caped Crusader
Non mancano, comunque, le riletture. E queste abbondano soprattutto tra i villain. Batman: Caped Crusader abbonda di personaggi. Alcuni ricorrenti, altri episodici. Una delle operazioni più interessanti è relativo al personaggio del Pinguino, presentato in versione femminile nella prima puntata. Cambiano i connotati anche di altri personaggi classici. Selina Kyle è una ricca decaduta, che diventa Catwoman per ovviare alla perdita della sua ricchezza. Harley Quinn porta avanti una vera e propria doppia vita, mantenendo anche il suo alter ego originario della dottoressa Harleen Quinzel. I due personaggi si distaccano dalle letture tradizionali, dove Selina viene dalla strada e le identità di Harleen e Harley sono consequenziali, non contemporanee.
Non mancano personaggi più classici, da Jim Gordon (qui potete approfondire il suo personaggio in Gotham) a sua figlia Barbara, passando per la detective Montoya e l’immancabile Alfred Pennyworth. Batman: Caped Crusader dà anche spazio a qualche villain minore, da Clayface a Firebug e Onomatopoeia. Il personaggio più interessante di tutti, però, è per distacco Harvey Dent, aka Due Facce, intorno a cui, non a caso, si concentra l’epilogo. La parabola del candidato sindaco di Gotham è estremamente funzionale al messaggio che soggiace l’intera narrazione e il destino di Dent, dunque, è preziosissimo per carpire l’essenza del racconto.
La crociata e la giustizia
In apertura abbiamo suggerito che il titolo stesso contiene un riferimento prezioso al senso della serie, che si esprime completamente nel finale. La scelta dei termini, specialmente per personaggi così complessi, non è banale. E allora perché Bruce Timm ha optato per questo “Crusader”? Ovvero, “crociato”? Il riferimento è a uno degli elementi fondamentali della mitica di Batman, collegato specialmente agli albori della sua leggenda. I tempi al centro di Batman: Caped Crusader. Per il pipistrello, la lotta al crimine si configura come una vera e propria crociata in nome della giustizia.
Quella giustizia che gli è stata negata da bambino, quando la sua vita è stata sconvolta dall’assassinio dei genitori. Da quel momento, da quando l’infanzia gli è stata strappata via, Bruce medita vendetta. C’è un flashback preziosissimo nell’episodio 3 che ci mostra il piccolo Wayne giurare ad Alfred che tutti i criminali la pagheranno. Una promessa che Bruce mantiene mettendo costume e diventando il crociato incappucciato.
La narrazione sottolinea questo aspetto fondamentale dell’ideologia del pipistrello. La sua lotta è un atto di fede. Una crociata, appunto. Nel nome della giustizia. Tuttavia, come ben sappiamo la fede si tempra attraverso il dubbio. Con la prova. Ed ecco che arriva Harvey Dent, come dicevamo preziosissimo nel finale. Anche lui conduce una propria crociata. Lo fa attraverso la giustizia, piegandola però talvolta a suo vantaggio.
Dopo l’incidente che gli comprometterà metà faccia, il dissidio interiore di Dent esplode. Il fisico riflette la psiche, anch’essa divisa in due. Il dualismo di Harvey viene sottolineato in diversi passaggi e spiana la strada al finale, quando l’ex procuratore si sacrifica per salvare Barbara, compiendo un disegno di giustizia. Perché lui, che si è sporcato le mani per inseguire la propria giustizia, alla fine ha pagato, proteggendo un innocente. E qui Batman è stato messo alla prova. Perché davanti a Fless, al suo “diritto di sparare” sbandierato, il crociato dubita. Tentenna. Ma alla fine non cede. Si piega alla giustizia. Prosegue la sua crociata. Temprato da questo nuovo atto di fede. Il senso sta tutto qui.
Vorremmo più serie tv come Batman: Caped Crusader
Lo avevamo detto dopo la visione di X-Men ’97. Lo ripetiamo ora. Quest’animazione che strizza gli occhi alla tradizione, creando però una sua fortissima identità, ci piace da morire. Il segreto del successo sta sempre lì: nella scrittura. Batman: Caped Crusader possiede tanti pregi, ma ha soprattutto una sceneggiatura solida, che sviluppa coerentemente la narrazione, i personaggi e i temi fondamentali. Tutto ciò che viene è conseguenza di questo eccezionale lavoro di scrittura, che costruisce la struttura, solidissima, in cui poi ritroviamo tutti gli altri elementi. L’effetto nostalgia, la crociata, la rilettura dei personaggi. Tutto è reso possibile e armonico da una scrittura ineccepibile.
Arriva una promozione a voti pienissimi, dunque, per Batman: Caped Crusader. Un risultato non banale anche per il futuro della produzione DC. A settembre arriverà la tanto attesa The Penguin. Alle porte ci sono anche il seguito di The Batman e soprattutto il battesimo del nuovo universo di James Gunn, col film di Superman e la serie animata Creature Commandos, che inaugurerà ufficialmente il nuovo ciclo DC (per approfondire, quI parlavamo, al loro annuncio, delle nuove serie della DC). Batman: Caped Crusader in tal senso dà un’iniziazione di fiducia, facendoci rivivere un magico passato, ma aumentando anche la fiducia per il futuro.