Battlestar Galactica è un’ottima Serie, probabilmente un must se vi piacciono i telefilm sci-fi.
Io personalmente ci ho messo sin troppo tempo a conoscerla e guardarla. Battlestar Galactica mi era stata consigliata molto tempo fa, poi di nuovo me ne parlarono ad un paio di anni di distanza e alla terza volta che me ne parlavano come una delle cose più belle che si fossero mai viste, ho dovuto iniziarla. Ora sono qui a scriverci al riguardo perché credo che vada fatto, perché è un piacere e perché vale la pena guardarla e quindi spero che con questa recensione di farvi venir voglia di riprenderla in mano, rivederla, o iniziarla.
Ma occhio che ci sono alcuni spoiler della prima stagione, essendo questa una recensione al riguardo.
Quella a cui mi riferisco è un “retelling” di Battlestar Galactica, creato dal veterano decennale di Star Trek Ronald D. Moore e il produttore esecutivo David Eick, una rinascita sorprendente della serie originale.
Nella versione nativa Starbuck era un uomo ed i nemici erano i classici Centurioni robotici, tutt’altra cosa rispetto ai Cylon apparentemente umani di questo Battlestar Galactica – alcuni di essi persino sexy – con cui lo spettatore si trova, anche suo malgrado, a simpatizzare.
Il rifacimento di Battlestar Galactica (cominciato nel 2003, inizialmente concepito come miniserie, e che verrà poi protratto fino a diventare un vero e proprio telefilm) risulta una versione dai toni più scuri e seriosi rispetto alla precedente.
Ne risulta una serie in cui i personaggi sono piacevolmente strutturati, credibili e reali, così come lo è la trama in generale.
La prima stagione di Battlestar Galactica viene introdotta da due lunghi pilot (o meglio, uno diviso in due parti) in cui ci viene mostrata Caprica, una delle dodici colonie umane che viene attaccata dai Cylon. Questi ultimi sterminano la quasi totalità della popolazione, così come succede anche negli altri pianeti.
La Battlestar Galactica, che è un’antica astronave da guerra trasformata praticamente in un museo, è dotata di una tecnologia arretrata per il fatto che i Cylon (androidi creati dall’uomo e successivamente ribellati), nella prima guerra, sfruttavano le reti informatiche in loro favore.
Al momento del ritorno dei Cylon, il comandante Adama decide di fuggire dal pianeta in fiamme a bordo del Galactica, la sua nave, portando con sé quel che rimane dell’umanità compattata in una flotta da 50.000 persone circa.
L’umanità ritrova la sua guida nella nuova presidente, l’ex senatrice all’educazione Laura Roslin (Mary McDonnell), trovatasi in questo ruolo a causa della morte di tutti i suoi superiori. Lei però ha un tumore e pochi mesi di vita, cosa che terrà momentaneamente segreta. Questo è un personaggio molto interessante per il suo pragmatismo e la sua forza interiore, oltre che per la responsabilità di dover prendere decisioni molto dure. Lei, insieme alla Cylon “Numero Sei”, sarà la prima a introdurre più approfonditamente il tema religioso, un campo fondamentale che per ora causa più domande che risposte. È avvincente come sia molto presente la mitologia greca nella religione di Battlestar Galactica, sebbene alcuni nemmeno credano nell’esistenza della Terra in quel futuro lontano in cui la Serie è ambientata.
Il comandante Adama (nella versione originale Adamo.. io non credo nelle coincidenze), interpretato da un impeccabile Edward James Olmos è un personaggio molto ben fatto, molto ben studiato, che raramente si lascia prendere alla sprovvista. Sebbene all’apparenza sia freddo, in realtà si considera il padre di tutta la ciurma, e per questo se ne sente responsabile, in particolare del figlio reale Lee Adama (aka Apollo) e della quasi nuora Starbuck.
Lee Adama è un bell’uomo. Al di là di questo, è anche un uomo che agisce come ritiene giusto secondo valori universali che non sempre vanno d’accordo con la gerarchia militare e per questo talvolta si trova in contrasto con il padre. Lui è un pilota di Viper come tutti gli altri componenti della famiglia, sebbene, purtroppo, il fratello Zak sia morto in un incidente a bordo del velivolo. I due hanno un rapporto molto particolare con Kara Thrace, aka Starbuck (Scorpion), la fidanzata di Zak, proprio perché lei si ritiene responsabile della morte del ragazzo, così come la considera inizialmente anche Lee. Il rapporto successivamente cambierà poco a poco.
Kara è tanto ribelle quanto brava nelle sue missioni. Lei fuma, beve e ha un caratteraccio, forse a causa del suo passato, forse per il fatto che è nell’esercito, forse per entrambe le cose, in ogni caso le sue caratteristiche verranno poi utilizzate dalla presidente per inviarla a Caprica, in cerca delle reliquie degli dei di Kobol. Ancora una volta, trovo molto intrigante questo lato mistico che effettivamente potrebbe guidare i personaggi verso la Terra, terra promessa da Adama ma di cui lui ignora la locazione.
Tra gli altri presonaggi, come il Colonnello Saul Tigh, Ufficiale Esecutivo (aka XO), la sua moglie ritrovata, i Cylon, Sharon e le copie (che tra di loro sono diverse e hanno aspirazioni differenti), il capo meccanico ne spiccano in particolare due: Baltar e la sua misteriosa e biondissima Cylon. Gaius Baltar (James Callis, anche in Eureka) è un dottore tanto geniale quanto egoista. Lui pensa solo a sé stesso, eppure lo amiamo lo stesso, perché ci vediamo del potenziale, tanta umanità e senza dubbio un interesse per il suo intrigo.
Infatti per colpa sua i Cylon hanno avuto accesso facile ai server della Difesa, perché lui era inconsapevole che la sua bellissima amante era una di loro. Quello che stupisce un po’ di più è piuttosto come successivamente a lui vada anche bene la sua strana relazione (dopo essere fuggito da Caprica, ha delle visioni sin troppo vivide di lei, e non si capisce se è immaginata o no). Dall’altra parte lei, Number Six, lo manipola più o meno subdolamente ma anche qui impariamo ad apprezzare le sue varie versioni: sono intriganti e rimane comunque costante il mistero di come una creatura artificiale possa avere una fede così solida.
La trama a volte diviene pesante e impregnata di politica e relazioni di potere, dimenticando talvolta le scene d’azione; insomma ci sono puntate che sono meglio se le vedete con la luce accesa ma tutto sommato sono comunque cose utili a dipingere il contesto.
La prima stagione sostanzialmente segue gli umani che combattono per sopravvivere e per proteggere la flotta; ma spesso il morale è basso e loro sono sporchi e stanchi. È un’interessante scelta farci conoscere tutto l’equipaggio. Impariamo a capire anche l’importanza di ruoli apparentemente minori quali i meccanici: è vero che non sono necessariamente in prima linea a rischiare ma, d’altro canto, si spaccano la schiena per rendere i Viper (le piccole ed agili astronavi da battaglia) utili e pronti per il combattimento. Ho apprezzato inoltre come dei problemi non necessariamente ovvi e considerati in altre Serie Tv siano alla base di Battlestar Galactica: la ricerca dell’acqua o la necessità di estrarre del combustibile.
Lo stile delle riprese è documentaristico, concepito per dar l’impressione allo spettatore di entrare realmente in un mondo futuristico, con molti zoom sui primi piani e videocamere tenute a mano.
Ma le battaglie non possono essere da meno: anche qui lo zoom è molto usato, dall’interno della cabina di pilotaggio a fuori dalla navicella, in modo tale da far comprendere la portata e l’epicità dello sconto. Ovviamente, dato che il genere dà molta importanza a questi particolari, tentano con successo di mantenere una fisica più possibilmente realistica.
Questo stile a mo’ di documentario si percepisce anche nell’ascolto della colonna sonora e nell’uso dei suoni.
Suoni o sottofondi più che musica, visto che quando si sentirà una canzone ci si accorgerà della “mancanza” sinora e non prima di questa. Anche questo rende il tutto molto reale, con suoni ricorrenti come per esempio la sequenza della Cylon bionda forse immaginata da Gaius Baltar, un ottimo espediente narrativo.
Quello che lascia sulle spine di Battlestar Galactica è più che altro la consapevolezza che la serie non ha tendenze ottimistiche, non sembra puntare ad happy endings. Anche per questo quando, alla fine della prima stagione, la Sharon dell’equipaggio spara due colpi al petto di Adama, e noi lo vediamo sanguinante sul tavolo di comando, con il medico non a bordo, un po’ lo diamo per spacciato.
Insomma, la prima stagione di Battlestar Galactica è in poche parole ottima!