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Berlino: (Quasi) Mai oltre il limite consentito – La Recensione dello spin off de La Casa de Papel

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C’era chi, pensando al declino de La Casa de Papel, non nutriva alcuna aspettativa per il nuovo spin-off incentrato sul controverso personaggio di Berlino, ma c’era anche chi ne aveva molte. D’altronde Berlino è sempre stato considerato come il rimpianto della serie madre, un personaggio tagliato fuori dai giochi troppo in fretta di cui La Casa de Papel avrebbe dovuto servirsi ancora. Fin dall’annuncio del suo arrivo, uno spin off incentrato su di lui sembrava un’idea giusta, un’occasione per conoscere finalmente il personaggio più controverso, affascinante e folle di una Serie Tv che ha perso se stessa lungo strada di casa. Non mentiremo: l’incontro promozionale con Ilary Blasy un po’ di paura ce l’aveva messa: le due cose sono ben distanti, e la paura che a un certo punto nello spin off si potesse avere un crossover con i rolex del Re di Roma era tanta, ma fortunatamente tutto questo non è avvenuto. E’ successo altro, di bello e di meno bello. Perché, come vedremo, Berlino non è una Serie Tv perfetta. Sta nel mezzo, ma riuscendo sempre a non superare quel limite che invece La Casa de Papel ha superato. Qualcosa, da sua madre, l’ha dunque imparata. Ma sarà stato sufficiente?

Berlino è un’ode alla follia del personaggio più controverso de La Casa de Papel, una sequenza di scene che si dirigono verso la burrascosa strada del trash e che poi, con un testa coda, riescono a evitarla. Berlino è salva, ma solo per un pelo

Berlino (640×360)

Siamo di nuovo in viaggio, siamo di nuovo diretti verso una nuova rapina. Siamo nel passato di Berlino. L’uomo, insieme a un gruppo di ragazzi che sembrerebbero non avere nulla a che fare con le rapine professioniste, sta organizzando un colpo da 44 milioni di euro. In una Parigi frenetica, la nuova banda cerca di organizzare il colpo da dentro un lussuoso hotel. Ognuno di loro cerca qualcosa, ma non stiamo parlando solo di soldi: cerca se stesso. Seguendo Berlino come un Dio, provano a mettere in atto una delle rapine più importanti della storia, una di quelle che potrebbero consegnargli la gloria eterna, oltre che un bottino che cambierebbe tutto. Da questo punto di vista, Berlino e La Casa de Papel si scoprono immediatamente figlie della stessa natura: azione, pianificazione, spiegazione, coinvolgimento. Il telespettatore sa sempre che cosa sta per succedere, come i protagonisti si muoveranno. In un certo senso, è come se anche noi partecipassimo al colpo. Siamo parte di qualcosa: dei pensieri timidi di Keila, del passato di Cameron, del piano perfetto di Berlino, del dolore di Damian. Loro tre sono d’altronde i tre personaggi secondari più importanti di questa narrazione che non intende focalizzarsi solo sul protagonista ma, al contrario, vuole puntare un riflettore potente sulla vita di un gruppo di disgraziati che non hanno mai davvero conosciuto la felicità.

Come però si scoprirà fin dai primi minuti del primissimo episodio, Berlino non mette al centro di tutto soltanto l’adrenalina e l’azione. Il vero punto centrale di questa storia è l’amore. Attraverso numerosi espedienti narrativi, questo ci viene raccontato sotto diversi punti di vista passando dal dolore all’abbandono, dall’innamoramento all’inizio di una nuova avventura. Berlino stesso, attraverso il personaggio di Camille, prende parte a questo turbinio emotivo mostrandoci una parte di lui vulnerabile, ma mai troppo. Rendere troppo sdolcinato il suo personaggio avrebbe significato mettere in crisi un’identità che già conosciamo. Per questa ragione la serie riesce a mettere in atto una narrazione in cui chiunque conosca il suo personaggio riesce a ritrovarlo, ma con delle sorprese, con delle sfumature che mai prima di quel momento era riuscito a osservare da vicino. Il lavoro fatto dalla serie si conferma studiato e portato avanti nel migliore dei modi, con un grande rispetto nei confronti dell’opera prima ma anche con un grande spirito di innovazione dal punto di vista del personaggio.

Come nel caso de La Casa de Papel, a farci da guida in questa narrazione sono i rapporti che i personaggi creano tra loro. Spicca in questo senso il legame tra Cameron e Roi. Disincantata dall’amore, la ragazza ha paura di amare nuovamente. Per lei gli esseri umani non sono più individui con cui creare rapporti, ma prodotti confezionati con una data di scadenza attaccata in fronte. Tutto, per lei, è destinato a svenire, perfino se stessa. Divisa tra l’adrenalina e il dolore, Cameron sembra essere un connubio tra Nairobi e Tokyo, due figure che, nel bene e nel male, hanno tenuto banco nella serie madre dando vita a dei personaggi ancora discussi e divisivi. Attraverso il connubio di queste due personalità, Cameron appare come un personaggio già visto e a volte ripetitivo, ma non per questo non interessante. Come detto prima, Berlino è una serie che sembra sempre essere pronta a sbagliare e a fare il passo più lungo della gamba. Eppure, chissà come, alla fine riesce a contenersi e a non fare gli stessi errori de La Casa de Papel. Nello stesso modo, Cameron riesce a interessare il pubblico nonostante spesso sembri la copia di qualcosa di già visto.

Berlino (640×360)

Come nel caso di Cameron, anche il trash sembra sempre pronto ad avvolgere lo spin off. Come un fantasma, sembra esserci, anche se non si vede. E’ nascosto, non viene mai fuori del tutto. Il motivo ha a che fare con l’aria più sofisticata di cui Berlino si serve. Grazie a un personaggio controverso e affascinante, la serie mostra di avere consapevolezza, di sapere benissimo quando fermarsi, quando interrompere un momento che – se prolungato – potrebbe mettere a repentaglio la sua qualità. Con un ritmo costante, Berlino porta avanti la sua narrazione giocando su più fronti e dando il giusto spazio a tutti i personaggi. Ognuno di loro ha una storia, un passato, una spiegazione al perché fa quel che fa. Tutto viene spiegato e portato a compimento anche grazie a un uso dei dialoghi di cui sentiamo già l’odore di reel. Per spiegarci meglio, Berlino presenta diversi monologhi incentrati sui sentimenti che ricordano molto tutti quei reel che ogni giorno intasano la nostra home di Instagram. Con Experience in sottofondo, la serie probabilmente diventerà la star del web per i prossimi mesi per via delle numerose perle di saggezza che, dalla prima all’ultima puntata, tira fuori.

In alcuni casi, bisogna dirlo, molti di questi risultano forzati e studiati proprio per diventare virali, ma nulla di imperdonabile, soprattutto se consideriamo il risicato margine di errore che poteva esserci. Sbagliare in questi casi è molto semplice, ma Berlino – servendosi di frasi ciniche ma anche realiste – riesce a schivare anche questo altro ostacolo, mostrandosi ancora una volta abile e consapevole. Quando la visione sarà finta, molti probabilmente paragoneranno lo spin off alla sua serie madre cercando di decretare quale sia la migliore. Non fatelo: è tutto fiato sprecato. Nonostante siano figlie della stessa natura, le due rimangono comunque due produzioni diverse che non nascono per un paragone, ma per essere l’una il prolungamento dell’altra. In entrambi i casi non parliamo di un capolavoro. Nel primo, si parla di rimpianti e cose andate male, nel secondo di più consapevolezze ma anche meno lavoro. E’ semplice fare una buona stagione, più complicato farne cinque. Prendendo consapevolezza di ciò, potrete vivere questa nuova esperienza con libertà e meno limiti, esattamente com’è bello che sia.

Berlino non farà la storia delle Serie Tv e, forse, non diventerà neanche un fenomeno mediatico come sua madre. Per cercare di fare bene, ha perso forse quel lato iconico che avrebbe potuto coinvolgere di più, ma è stata la giusta decisione. Osare troppo, in questo caso, sarebbe stato troppo rischioso. Bisognava andare con i piedi di piombo, con il giusto rispetto nei confronti di un personaggio che è stato taciuto troppo presto e che aveva ancora tanto da darci e dirci. Non ne parleremo come una delle migliori Serie Tv del 2023, e neanche come la peggiore. Ne parleremo come una buona conclusione, come la produzione che chiude l’anno mettendo fine a una storia che avevamo immaginato per tanto tempo, e che adesso è finalmente nostra.

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