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Better Call Saul 1×10 – Il primo episodio dopo il finale

Better Call Saul
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Attenzione: questo articolo contiene spoiler sul finale di Better Call Saul.

Ogni sabato sera, sempre alle 22.30, vi portiamo con noi all’interno di alcuni tra i momenti più significativi della storia recente e passata delle Serie Tv con le nostre recensioni ‘a posteriori’ di alcune puntate. Oggi è il turno della 1×10 di Better Call Saul.

La 1×10 di Better Call Saul non è un semplice episodio. Non lo era otto anni fa, al momento della sua uscita, non lo è ora, dopo il finale della serie. Eppure, adesso assume un valore completamente nuovo perché abbiamo la netta, violenta sensazione di trovarci di fronte a un ricordo alterato dal rimpianto, modellato da quella consapevolezza che Jimmy può avere solo nell’ultimo episodio di Better Call Saul. Sembra di essere lì, in quel finale, in quella cella, in quel bianco e nero alimentato appena dal flebile colore della brace di una sigaretta.

Slippin' Jimmy
(640×360)

E lì c’è Jimmy, c’è Gene e c’è Saul, uno e trino, ognuno perfettamente consapevole, come noi, di quello che è stato. Consapevole ma ancora desideroso di rivivere e riflettere su quanto successo, su quella vita di eccitanti montagne russe che non abbiamo ancora metabolizzato del tutto. E allora eccoci ripiombare nel decimo episodio di Better Call Saul, eccoci di nuovo a guardare, ripensare, e tornare a sperare in un tempo in cui ogni cosa era ancora possibile. Così ce lo immaginiamo Jimmy in quella cella: intento a rivivere ogni cosa, a riavvolgere il passato per provare a riacciuffare quello che il tempo e le scelte sbagliate hanno compromesso per sempre.

E in quell’istante, in quel desiderio recondito e fortissimo di Jimmy, il passato della 1×10 di Better Call Saul si altera per sempre.

Diventa l’episodio degli ultimi abbracci, l’episodio in cui il protagonista può rifugiarsi per trovare sollievo alle sue colpe. Lo so, non ha senso: come può l’episodio essere cambiato rispetto a otto anni fa? Eppure è così, pensateci. Inizia tutto con un Jimmy completamente diverso da ogni altro episodio, precedente e successivo. Inizia con la calma, la saggia pacatezza che non avrebbe mai potuto avere allora e che ci appare comprensibile soltanto se gli attribuiamo la triste consapevolezza di ora. “Come sei saggio“, gli riconosce la Kim dell’epoca. Non avrebbe senso, se lo guardassimo solo con gli occhi di allora, vederlo ricongiungersi con Howard, chiedergli scusa, osservare con imbarazzo la pattumiera abbozzata che aveva scalciato a inizio serie. E ricevere dallo stesso Howard il riconoscimento del suo sacrificio di fratello e del suo valore di avvocato. “Mi sei sempre piaciuto“, gli dice. Assurdo, a pensarci, Howard che si complimenta con lui.

In quel ricordo, in quelle illogiche parole ci crogioliamo e si crogiola di certo Jimmy, ora che ha una pena all’ergastolo da scontare. Si culla nel sollievo di ripensare alla volta in cui Howard gli ha voluto bene e lo ha rispettato. Alla volta in cui ha potuto scusarsi con lui anticipando la colpa tremenda che grava sul suo capo. La colpa di averne causato la morte. È l’episodio in cui rifugiarsi, l’episodio da rimpiangere e rivivere, il momento della ricongiunzione e del sollievo. Non solo con Howard ma con tutto ciò che circonda Jimmy, perfino con se stesso. Così, quando grida disperato, prigioniero di un ricordo immodificabile che lo porterà dopo sei stagioni dentro quella cella, quando grida “Io sto ancora pagando per quella storia, ecco perché sono qui“, abbiamo la ferma consapevolezza che a parlare sia il nostro Jimmy, il Jimmy del finale. Che quello che vediamo sia proprio lui, a imprecare per una “storia” alla quale non si è saputo sottrarre.

Jimmy
(640×360)

Perché è andata così? Perché ho commesso tanti errori? Come è stato possibile arrivare a questo punto? Jimmy ripensa alla sua vita e riparte da lì, dalla 1×10, dai momenti iniziali di una storia che ha irrimediabilmente segnato la rotta della sua intera esistenza. Torna indietro nel tempo per capire, e arriva fino a Cicero, alla sua città natale. Regredisce a Slippin’ Jimmy e può così rivedere Marco. È il secondo abbraccio, dopo Howard. Il secondo fantasma del passato col quale vuole ricongiungersi. Lo fa nel solo modo che gli è possibile, nel modo in cui si riconnetterà con Kim nel finale di quinta stagione, quando i due sembravano ormai irrimediabilmente distanti e invece si scoprono di nuovo affiatati: progettando un raggiro, qualcosa di imperdonabile. Nella chimica della truffa, nella perfetta alchimia di una spalla che gli regge il gioco, Jimmy si esalta, diventa un artista, crea un ponte comunicativo con l’altro, lo lega a sé e lo ammalia.

Così sarà con Kim, trascinata in un vortice tanto irresistibile quanto fatale.

Così è con Marco che in quei momenti, negli attimi in cui il suo dio lo illumina con la grazia della truffa, può diventare grande, può dimenticare un lavoro noioso, che non fa per lui, per abbracciare la magnificenza. Kim e Marco sono devoti sudditi di un dio misericordioso che dispensa eccitazione, vendetta, arte, potenza. Al suo fianco sanno di potersi sentire vivi, di vedere accelerare il mondo e sottrarsi al deserto della loro routine. Quando Jimmy schiocca le dita, tutto un universo si mette in moto: vittime e truffatori diventano un tutt’uno, inscindibilmente legati da un’avventura che li frulla in un vortice di emozioni. Non si ha il tempo di riflettere, tutto avviene in un istante, in un grandioso momento, mentre la coscienza perde aderenza con la realtà ipnotizzata dalle parole ripetute, scandite come una formula magica dalla bocca del suo mago. E quando si rinsavisce è troppo tardi per rendersi conto che lui non è Kevin Costner.

Better Call Saul
(640×360)

Anche qui c’è lo sguardo nostalgico dello James McGill del finale di Better Call Saul. Anche in questo momento dell’episodio ci sembra distintamente di trovarci in un ricordo, in un piacevole riaffiorare alla mente. Neanche nel finale, infatti, Jimmy rinnega la sua anima da Saul Goodman. Anzi, se ne compiace perfino, quando gli altri carcerati ne invocano il nome. Perché lui è sempre stato l’uno e l’altro, Saul e Jimmy. E ha amato esserlo. Ora, riavvolto il tempo, tornati noi con lui a questa 1×10 ci godiamo i raggiri e ce ne compiaciamo, nonostante tutto.

Jimmy si ricala in quel vortice, si sofferma voluttuoso sulle truffe, sui volti dei truffati, sulla malia delle parole, sulla genialità delle trovate. Guarda nostalgico a tutta quella vita così viva. Rivive ancora una volta il suo ultimo giorno con Marco, lo saluta, degnamente, nel modo che gli è più proprio. Saluta il caro amico di una vita. Indossa di nuovo il suo anello, canticchia Smoke on the Water, comprendendo daccapo perché ha deciso di non farsi fermare da un legaccio morale che non gli appartiene. “Io lo so qual è la cosa che mi ha fermato. E sai che ti dico? Quella cosa non mi fermerà più“. A nulla serve la voce della coscienza futura di Jimmy, quel Mike che prova a fargli cambiare strada, a riscrivere la storia con un finale diverso. “Se non sbaglio hai detto qualcosa che concerneva il fare la cosa giusta“. Quelle parole, quella speranza che il Jimmy del finale pure deve avere nutrito, l’irrealistica speranza di scegliere di fare la cosa giusta, rimane sospesa, si dissolve nel vento, perché tutto vada come è già scritto che debba andare.

Perché il passato non può cambiare.

Non può cambiare il fatto che Chuck veda Jimmy e stia per aprire la porta, per andargli incontro, per provare a ricongiungersi con lui ma che non lo faccia, che non abbia la forza né il tempo per farlo prima che il fratello sgasi via sulla sua malmessa Suzuki Esteem. Anche questo, in fondo, con gli occhi del presente non ci appare che un insensato desiderio, una irrealistica fantasia di Jimmy che vuole immaginare un fratello più vicino a lui di quanto non fosse. Così come è una bellissima illusione il ruolo da associato alla Davis & Main: il successo, il denaro, la tranquilla monotonia di una vita lunga e libera al fianco della sua Kim. Le successive stagioni lo dimostreranno. Ma ora, qui, in questo limbo in cui ci troviamo insieme a Jimmy, non esistono altre stagioni. Esiste solo questo episodio ed esiste l’illusione di un futuro diverso.

Better Call Saul
Kim osserva dall’alto Jimmy (640×360)

Esiste la fantasia, l’estatico crogiolarsi in memorie alterate dai desideri. Un mondo in cui tutto è possibile, in cui anche Howard lo perdona, gli fa i complimenti e lo raccomanda presso la Davis & Main. In cui Marco, per un istante, torna a vivere e a ringraziarlo per averlo reso vivo a suon di raggiri. In cui Kim è ancora lì in alto alle scale, a guardarlo dall’alto della sua morale e a volergli bene senza sentirsi in colpa per volergliene. In cui Chuck vuole aprire la porta e andare da suo fratello. Questa non è la 1×10 di Better Call Saul, no. Questo è il primo episodio dopo la fine. E qui, in questo terreno di ricordi, fantasie, desideri e fuga da un carcere di sensi di colpa insuperabili, tutto è possibile. Tutto è possibile. Almeno qui. Allora, lasciateci qui.