Uno dei prodotti più politicamente scorretti e ambiziosi di Netflix, esente da qualsivoglia censura o senso del pudore. Una serie che per tre stagioni ci aveva convinto e non poco, ma che iniziavamo a sentire con un andamento più a rilento. Qualche settimana fa in attesa del rilascio abbiamo provato a dirvi il nostro futuro ideale per la serie (trovate l’articolo proprio qui). Big Mouth 4 è riuscita a soddisfare le aspettative?
Sì, ma a modo suo.
Sembra una frase di circostanza ma non lo è: il prodotto Netflix è riuscito a tirare fuori nuova linfa vitale e un senso dell’ironia ancora più raffinato.
Dal trailer sembrava che la parentesi al campo estivo sarebbe stata l’espediente narrativo principale della stagione, e invece dei dieci episodi ne copre solo tre. E dalla puntata successiva ci siamo ricordati perché amiamo questa serie: Big Mouth 4 può fare assolutamente tutto ciò che vuole.
Parlare di sesso è solo l’idea di base. Ma la genialità dietro arriva a trattare ogni tipo di tema che si possa pensare.
A partire dalla forte autocritica attuata su Missy: personaggio afroamericano che fino a oggi aveva preso la voce da una doppiatrice caucasica. Il cambio di doppiaggio verso una voce più adatta a lei sarebbe potuto esser fatto senza alcun problema, ma è su quel filo del rasoio che alla serie piace giocare.
Al personaggio viene detto esplicitamente da compagne e cugine che parla come una “bianca” ed è solo il suo cambio di atteggiamento a farle cambiare anche voce.
Qualcosa di fine, ma estremamente sfizioso una volta colta la sottotrama.
Come il fatto che la vecchia doppiatrice non lasci la serie ma continui a lavorare come coscienza malvagia e rappresentazione della “vecchia Missy” che vuole farla tornare come prima.
Senza poi dimenticare l’intero episodio che vuole sensibilizzare contro la troppa ironia che si fa sull’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre, ironizzando per tutto l’episodio sulla vicenda e facendo vedere come questo possa turbare a morte un personaggio.
Razzismo, black humour, e anche una piccola dose di OCD nel rito propiziatorio di Andrew per l’intimità con se stesso. Sono quei contorni che la serie sta imparando a controllare perché supportati da ciò di cui sentivamo veramente il bisogno. Ma di questo parleremo a fine articolo.
Perché il tema principale di Big Mouth 4 è l’ansia, e non potevano cadere meglio di così in questo periodo storico. Viviamo in mezzo a una pandemia nella quale il timore di sbagliare, di essere senza futuro, di causare danno ci assilla ogni giorno.
Ed è fantastico come il personaggio di Tito non lavori da solo: accompagnato per lunghi tratti da Kitty, il gatto della depressione. E se può sembrare un semplice riciclaggio di vecchie idee, ha estremamente senso che queste due condizioni possano agire contemporaneamente su un individuo.
Un’ansia che troviamo nelle versioni più svariate in base al suo bersaglio. Un’ansia che può portare a impazzire, isolarsi dal mondo o piangere in continuazione.
Non mancano ovviamente le geniali stilettate ad altri prodotti televisivi o cinematografici, come quando al Nick del futuro viene proposto un ruolo in un film d’animazione del futuro
È un reboot di Toy Story, ma con le armi. Tu fai la voce di un fucile che vuole sparare a tutti.
Senza dimenticare le due puntate più singolari della serie: la quarta, in pieno stile futuro distopico tra Black Mirror e The 100 in cui i protagonisti sono cresciuti e devono salvarsi da una fine del mondo imminente, rivelatasi poi tutto frutto di un sogno di Nick.
O ancora la puntata interamente a tema Halloween, con ospedali psichiatrici, incidenti stradali, parchi del divertimento abbandonati, stanza degli specchi inquietanti e moltissimi riferimenti a IT.
E rendetevi conto che fino a ora non abbiamo menzionato ancora i temi sessuali.
Sì, la serie introduce un personaggio transgender per sensibilizzare il pubblico, ma lo fa come sempre a suo modo con fortissima ironia e giocando sul filo che quasi porta all’eccesso. Continue domande sui genitali e critiche al modo di vestirsi che sembrano di basso livello ma rappresentano una realtà che ormai è di norma anche per le nuove generazioni.
Vediamo i primi approcci con i tamponi interni per i nostri personaggi femminili, con l’ovvio dubbio iniziale sul come usarli e sulle dimensioni adatte. O ancora cicli mestruali più consistenti e il primitivo tentativo di contenerli con i normali assorbenti.
Senza parlare dell’intera puntata dedicata all’autoerotismo, sia maschile che femminile, sia su di sé che sul prossimo. Che ci presenta quattro scenari diversi e con risvolti molto curati che non sono il semplice scherzare sul sesso di tanti prodotti.
Big Mouth 4 non ha paura di osare e mostrare, questa stagione lo ha urlato a squarciagola. Ma in questo turbinio di ormoni, sessualità, ansie e paure, cos’è la caratteristica che riesce a legare il tutto?
La domanda è sbagliata. Non cosa, ma chi è. E la risposta è: i genitori.
Per tre stagioni abbiamo visto passi in avanti e indietro riguardo la vicenda: insicurezza, paura di aprirsi anche a quei personaggi. Ma finalmente abbiamo avuto il passo in avanti che ci serviva.
Gran parte dell’ansia e la depressione di Jessi vengono allontanate nel momento in cui i suoi genitori, separati, uniscono le forze per starle accanto e confortarla. Diventano così il punto di appoggio che mancava alla ragazza per avere sicurezza in se stessa. Il tutto viene ancora adornato da ironia e battute ma sentiamo questo cambio di rotta deciso e sicuro.
La grande aggiunta è sicuramente la presenza delle figure genitoriali di Matthew, personaggio che affronta con difficoltà la propria omosessualità ormai dalle stagioni passate e che finalmente possiamo vedere nelle mura domestiche insieme a Maurice. La madre, inizialmente più legata a lui, è una religiosa devota e ha difficoltà ad accettare l’omosessualità del figlio, arrivando addirittura ad usare come scusa il marito, ancora più bigotto di lei. Veniamo invece a scoprire che il padre di Matthew è completamente aperto e cosciente dell’omosessualità del figlio e vuole sostenerlo nel proprio percorso per trovare pace e felicità, aiutandolo anche a risanare i rapporti con la madre.
Senza dimenticare quella che è la relazione più disfunzionale genitori-figlio, ovvero quella di Andrew, che ci mostra un’incredibile passo in avanti preparato da stagioni intere. Per molti episodi anche negli scorsi anni abbiamo visto il padre Marty ritenere Andrew un pervertito. La cosa continua e le situazioni in cui si ritrova il ragazzo sono sempre più dannose e incrinano il rapporto tra i due.
Per un mix di ansia e coincidenze, Andrew pensa di aver ucciso suo nonno per non essersi dato piacere dopo il rito che fa ogni volta, e la cosa lo porta a un’astinenza forzata. Il tutto sfocia in una liberazione al funerale, proprio nella stanza dove si trova la salma (scena della quale avevamo avuto un’anticipazione qualche episodio prima) in cui il ragazzo viene ancora una volta beccato dal padre in corso d’opera.
Lo sappiamo: è qualcosa ai limiti dell’esagerato, anche per Big Mouth. Eppure, quando ti aspetteresti il cazziatone più grande e prolisso della serie, alla spiegazione di Andrew entrambi i genitori mettono tutto da parte spiegando al ragazzo come sia impossibile che la morte del nonno sia opera sua.
Il tutto avviene di nuovo al centro di situazioni comiche e surreali, ma ci mostra un percorso di avvicinamento tra genitori e figli. Basti pensare a una delle citazioni che apre la prima stagione:
Paul: “Marty, forse dovremmo riportarlo a casa“
Marty: “E quindi cedere al mio nemico?“
Andrew: “Aspetta, sono io il tuo nemico? Pensavo che lo fosse il bike sharing“
Marty: “No, sei tu!“
Una perfetta esagerazione che mostra come durante la fase della pubertà si tenda a vedere i propri genitori come i nemici da sconfiggere e non le guide a cui affidarsi. Ennesima lezione di vita portata al suo limite ma non snaturata.
Big Mouth 4 è un grosso sì: non perché ci ha fatto ridere e passare delle ore spensierate, anche se lo ha fatto alla grande. Ma perché abbiamo visto quell’accuratezza e sviluppo delle vicende che ci fanno notare un vero cambiamento nei personaggi, e non solo una storia di transizione.
E adesso, con le prossime due stagioni già confermate, non possiamo che goderci il futuro di Big Mouth, tra politicamente scorretto e insegnamenti di vita.