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BoJack Horseman 6×14 – Il pezzo che non combacia

BoJack Horseman
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La recensione della 6×14 di BoJack Horseman si sofferma sulla difficoltà di trovare l’incastro per comporre il puzzle delle nostre vite.

Sei tu il pezzo che non combacia“. Queste parole pronunciate da Diane fanno eco nella nostra mente, nel profondo di noi. Perché spesso ci siamo sentiti così. Spesso siamo stati e siamo noi il pezzo fuori posto, quel tremendo errore di natura che non ha ragione di esistere. Attorno a noi il mondo gira, e ognuno sembra trovare collocazione nel quadro generale della propria vita venendo a ricomporsi in una perfetta unità.

Bojack

Tra questi pezzi ci aggiriamo, soli e diversi. Irrimediabilmente incapaci di inserirci in quel quadro, semplicemente perché non è il nostro quadro. Proviamo a unirci a un altro pezzo nella convinzione che sia la prima di tante unioni. Il primo passo verso la figura finale, quella che è disegnata sulla scatola ma che ancora non riusciamo a distinguere neppure lontamente. E invece non è così. Quel pezzo non si adatta, non combacia e non possiamo far altro che rimuoverlo e tornare a essere la singola parte di un quadro che forse – così ci convinciamo – non esiste neppure.

Quel quadro ce lo siamo immaginati spesso, siamo tornati a fissarlo più e più volte.

L’immagine di una felicità che non possiamo ricomporre. La guardiamo ancora e ancora. Cerchiamo di fissare bene i dettagli, quelli determinanti per riconoscere due pezzi che vanno insieme. Programmiamo la vita attraverso questi pezzi, in un susseguirsi di decisioni che necessariamente devono venire a tessere tutto insieme. Devono farlo.

Diane Nguyen

Ma la vita, forse, è composta solo di pezzi che non combaciano. O che, almeno, non lo fanno subito. Parti che si avvicinano ed entrano in collisione e ci feriscono, ci rendono felici per un istante per poi perdersi per sempre. Queste parti, questi momenti sono errori, sono rimpianti, sono storie passate. Eppure, come ricorda uno stranamente saggio Mr. Peanutbutter, “Se non ci fossimo incontrati fino ad ora, non saremmo le persone che siamo adesso“. Se non avessimo incontrato questi pezzi incompatibili non avremmo mai scoperto che, in parte, la causa di quell’incompatibilità eravamo noi.

Siamo dei “pezzi” strani, noi uomini. Siamo parti costantemente mutevoli, capaci di cose tremende e meravigliose. Parti che si confrontano ogni giorno con ferite profonde, enormi sbagli e fallimenti deprimenti. Eppure, alla fin fine, ognuna di queste cose ci arricchisce. E così finiamo per cambiare, per modellarci secondo quel puzzle sbalorditivo che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi. “E un giorno scopri con sgomento che all’improvviso non ti senti più così. All’inizio non ti fidi ma poi, gradualmente, lo fai“.

Sei diventato parte del quadro.

Lo stanno diventando tutti i protagonisti che scorrono sulla scena mentre le parole di Diane eccheggiano nella nostra mente. Lo sta diventando Princess Carolyn che ha trovato ora in Judah più di un confidente e un complice: qualcuno da amare. Per lei la vita familiare sembrava essersi consumata inseguendo un amore malato per Bojack Horseman. I suoi anni migliori erano andati per sempre perduti. E ora invece eccola: madre, donna realizzata lavorativamente e adesso anche compagna da amare.

Diane Nguyen

E lo stesso vale per Todd che si è ricongiunto a sua madre seppur errori e problemi non possano scomparire con uno sguardo complice. Ma è un primo passo. Quel primo passo che compie anche Mr. Peanutbutter che fino ad ora si era sempre e solo impegnato per piacere agli altri.

Ho sempre voluto essere un noi con la gente. […] Ora che sono single sto finalmente imparando a essere un io“. Sta trovando la sua identità, la sua indipendenza e la forza di avere proprie idee e convinzioni. Idee che, chissà, a volte comporteranno anche scontrarsi con gli altri ringhiando a chi è ostile.

Più di un primo passo lo ha fatto, infine, Diane.

Rilassata, in pace con ciò che è ora, con quello che ha scoperto di essere. Parte di un noi più ampio che l’ha unita al suo amato Guy. Un noi che la sta portando a seguirlo senza più commettere gli errori del passato o, comunque, pronta a porvi rimedio.

BoJack Horseman

Rispetto a questi bellissimi puzzle, di cui si arriva finalmente a distinguere l’immagine generale, c’è un pezzo che invece è rimasto là, in quel punto dal quale la vita non ha saputo schiodarlo. Da cui lui non è riuscito a uscire. BoJack Horseman, come scritto nella precedente recensione, è fermo al palo in un mondo che va avanti. È lui il pezzo che non combacia e che, forse, non combacerà mai. Perché non è un uomo e non è un cavallo, è lui quell’errore di natura, quel tremendo essere né carne né pesce che non può trovare pienezza.

BoJack Horseman incolpa gli altri.

Incolpa la presidente del network per l’inizio del suo declino. Ma è solo lui il colpevole. E, forse, neanche lui. BoJack semplicemente non può cambiare. Rimane quel pezzo sempre uguale a sé stesso al quale gli altri si legano per qualche tempo ma finiscono, infine, inevitabilmente per distaccarsi ed evolvere. Lui no. Lui è sempre lì. Sempre BoJack Horseman, vittima del suo passato e della sua contraddittoria essenza.

BoJack Horseman

E così l’immagine di quello che fu, di quella felicità che ancora poteva immaginare nel suo futuro, si scontra con il dramma del presente: il tempo in cui tutto è ormai passato e non c’è più salvezza. Solo fallimento. Fino alla fine, se mai ci sarà una fine.

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