Lo abbiamo detto la volta precedente e lo ribadiamo: Brennero è stata una sorpresa in questo inizio di stagione televisiva 2024/2025. Era inattesa e, forse, ha anche avuto meno ascolti di quanto avrebbe dovuto, ma ha saputo come funzionare. Lo ha fatto staccandosi da molte produzioni simili, trovando solo nella sua identità solida il suo punto di forza. Lo stesso Martari, attore protagonista di Brennero insieme alla collega Elena Radonicich, afferma che Brennero è una Serie Tv diversa dai canoni (comunque ottimi) che vengono spesso proposti in prima serata su Rai Uno. E’ fedele solo a se stessa, tanto da poter convincere anche chi si dice scettico rispetto a una Fiction.
La penultima puntata ci aveva lasciato con tanti dubbi e tante altre quasi ritrovate risposte che, in questa ultima puntata, si sono giocate tutto. Brennero è iniziata ed è finita alla velocità della luce, lasciandoci increduli di fronte a una produzione sorprendente che ha saputo come portare avanti l’atmosfera thriller e drama ma sempre tenendo bene a mente anche argomenti più spinosi, come crepe sociali e conflitti. Al menù non è mancata neanche la parte più sentimentale che, in questo caso, ha coinvolto Paolo Costa ed Eva, oramai sempre più vicini ma anche sempre più in bilico tra un legame li tormenta ma li fa di nuovo sentire pronti di rimettersi in gioco sentimentalmente. Che sia con loro o con gli altri.
Brennero giunge così al termine accendendo una speranza: rivederla di nuovo in Tv
Si ritorna dove ci eravamo lasciati. Infiltrati, il possibile coinvolgimento del padre di Eva, potenziali colpevoli in procura: Brennero aveva lasciato tanto in sospeso e questa è solo una piccola parte di quel puzzle che i due protagonisti cercano di ricostruire, mentre intanto chi accanto a loro ruba di nascosto i pezzi. Perché se c’è una cosa che è certa, è che Eva e Paolo non hanno a che fare soltanto con il mostro, il serial killer, ma anche con chi sa e non vuole dire. Con l’omertà. La paura. I pregiudizi.
E poi, con quei fantasmi personali e intimi che ogni giorno intasano la loro vita, rendendola sempre un po’ più stretta. E a salvarli, tutt’un tratto, quel rapporto. Questo rapporto che nella scorsa puntata sembrava finalmente aver trovato il coraggio, e che in questo episodio ritorna con tutti i freni del caso. In mezzo a questa montagna russa, anche il suicidio di Fischer in una cella del carcere in cui era stato trasferito. Necessaria la domanda di Costa e Kofler: siamo certi che si tratti di un suicidio? La risposta sembra dirigere verso una sola strada: è stato un omicidio, e tutto sembra fluire verso il nome di Marco Tatti e, ancora una volta, verso il padre di Eva.
Con i suoi toni freddi, cupi, Brennero sembra essere stata girata tramite un effetto fotografico. Tramite dei colori che sembrano voler rappresentare graficamente la sofferenza dei protagonisti. Quella freddezza che tenta di staccarli da qualsiasi forma di emotività, ma che non è mai così tanto forte da riuscire davvero nell’impresa.
Altra puntata, altro nuovo caso da risolvere per i due protagonisti che, questa volta, dovranno cercare di vederci più chiaro sulla morte di un noto ricercatore trovato senza vita in un hotel. Con lui era presente durante la serata anche una escort Emma che, durante l’inizio della puntata, vediamo scappare di corsa dall’albergo. Fin da subito la sua colpevolezza apparrebbe evidente, ma niente in Brennero è come sembra. Soprattutto perché la vittima stava svolgendo un’indagine importante su una rinomata azienda.
Più le cose vanno avanti, però, e più si capisce che il padre di Eva potrebbe davvero essere innocente, o comunque meno coinvolto di quanto si potesse immaginare. E’ per questo che Brennero è una Fiction che funziona. Seppure si possano intuire alcune risposte e si possa cadere anche nella prevedibilità, ogni personaggio è sempre potenzialmente colpevole. Esclusi i due protagonisti, intorno non sembra mai esserci nulla di stabile, veritiero, limpido. E’ tutto opaco, oscuro, freddo come i colori prima menzionati. E’ una gara a quale delle tante intuizioni possibili e prevedibili sia reale. Una sfida tra cosa lo sia di più. A quale personaggio abbia, alla fine, davvero costruito quel piano che immaginiamo fin dalla prima puntata. Quindi sì: Brennero è prevedibile, ma soltanto perché rende tutti i personaggi potenziali sospettati con presupposti e moventi, curando ogni aspetto della trama. 1 a 0 per la Fiction.
E così sospetti del padre, del marito, dell’autista, del capo, del collega. Entri dentro ogni dinamica, pensando che sì: questa è sicuramente la strada per la verità. Ma poi, come se fossimo a un bivio in cui avremmo giurato di dover andare a destra, scopriamo di dover andare in realtà a sinistra. E in questo modo, per tutta la stagione.
Ed ecco co la fine: La Lopez, Franco Venturi. I colpevoli che non avevamo visto arrivare, ma che poi sono presto diventati sospettati. Ancora una volta, la prevedibilità che riesce comunque a darti uno schiaffo in faccia. La scena che non avevi visto, che ti spiega cosa non hai osservato, in cosa non sei stato attento seppur con i tuoi sospetti.
Brennero finisce nello stesso modo in cui è iniziata: con ottime premesse, un potenziale che viene fuori, toni e atmosfere tangibili e un viaggio nelle emotività di personaggi sempre troppo tormentati per mettere a fuoco la loro vita. Sempre troppo inclini a fuggire, a essere scostanti. Ma che nello stesso modo, incosciamente, si avvicinano sempre di più a quel che hanno sempre voluto, ma da cui erano terrorizzati. Non abbiamo fatto in tempo a vedere i titoli di coda che subito lo abbiamo pensato: c’è bisogno di una seconda stagione. Non perché questa non fosse completa, ma perché – se stimolata – potrebbe creare qualcosa di davvero molto più grande del previsto. Quindi nessun voto troppo alto a conclusione di questa storia. Ce lo riserviamo, sperando di poterlo dare in futuro. Come forse quella relazione, smarrita e interrotta, forse mai davvero iniziata, tra Paolo ed Eva.