Alla fine del primo episodio di Britannia il corpo di Antonio, il legionario che non aveva tutti i torti a non volersi avventurare in quella terra maledetta, dava voce al tribuno Plauzio, l’antenato del generale Aulo. Una voce dall’Oltretomba che il generale non può permettersi di ascoltare, tuttavia ha appoggiato i piedi in una terra in cui i morti accompagnano gli uomini e nella loro voce è celato il segreto dell’eternità.
In questo secondo episodio cominciano a delinearsi le personalità dei personaggi, e una strana scacchiera sembra prepararsi sotto i nostri occhi.
Nelle intenzioni del generale Plauzio si definisce estremamente bene il concetto di romanizzazione, ossia quel processo attraverso cui i romani portavano il proprio criterio di civiltà ovunque. Con l’aggiunta di qualche tassa, mantenevano al potere le elites locali, inglobandole all’interno del proprio sistema e controllandole attraverso dei funzionari provenienti da Roma. Cercavano di infiltrarsi nei precari equilibri locali approfittandosi di ogni inimicizia per poi volgerla a proprio vantaggio. In fin dei conti era una strategia di ferro per ampliare i confini dell’impero, e certo non si può dire che non abbia funzionato.
Esistevano due opzioni: Roma o l’estinzione.
E in questo secondo episodio di Britannia osserviamo compiersi proprio quelle due scelte in grado di cambiare le sorti del mondo come lo conosciamo. Re Pellenor opta per l’orgoglio, per la medesima scelta che fecero i suoi antenati. La regina Antedia preferisce la strada del compromesso se questo significa ottenere la propria vendetta.
Kerra è la causa di tutto, colei che ha suggellato una faida che evidentemente andava avanti da generazioni tra Cantiaci e Regnensi.
Un’altra donna, un altro pomo della discordia capace di definire gli equilibri fra tre differenti popoli.
Caparbia e coraggiosa, affronta il generale romano per amore verso il suo popolo, indifferente agli ordini di un padre legato a una generazione che ormai non esiste più. Il suo è stato un atto di coraggio e valore che potrebbe avere delle conseguenze nella vita di Aulo Plauzio, tutto sta a capire quali.
Nelle sue vene scorre quello stesso sangue romano di cui il Re Pellenor vuole tingere le proprie terre, quel sangue che ha provocato la morte di una madre maledetta. Tuttavia Kerra ha un lato oscuro di cui dobbiamo ancora comprendere le ragioni.
Al contrario il lato oscuro di Amena ci appare tanto evidente quanto ancora privo di un perché. Perfettamente calata nelle dinamiche di una “corte” ante litteram, Amena crea scompiglio in una famiglia che davvero non sembra averne bisogno. Sposata al futuro re, non esita a godere della compagnia del suo secondo marito voluto dai druidi. Una donna pronta a mettere padre contro figlia, marito contro marito, e a fomentare una guerra destinata a perdurare nei secoli.
Da un altro lato di questa storia troviamo Divis che nell’oscurità naviga a proprio agio. Un druido rifiutato, il reietto scacciato dal proprio mondo e che inevitabilmente vaga al confine con l’Al di là.
Non è più un druido, non è soltanto un uomo. Lui è un maledetto, un posseduto su cui pesa una grande missione: sconfiggere i romani e uccidere l’imperatore. Niente di più semplice in effetti.
È una figura che ci lascia estremamente confusi: non è riconducibile a nessun tipo canonico di personaggio, è sicuramente un folle, ma è proprio in quel genere di follia che si annida la più lucida verità.
Dall’altra parte l’innocenza lo accompagna, e forse anche quella ragazzina è destinata a qualcosa di molto più grande e fondamentale nelle dinamiche di questa nuova storia. Una predestinata che ha sfiorato la morte almeno tre volte dall’inizio di Britannia e che per una qualche ragione è riuscita a sopravvivere. È stata davvero protetta da quel cerchio? E se così fosse perché gli dei la vorrebbero viva? Che cosa c’è in serbo per lei nella storia della Britannia?
Un segreto che forse si cela in quel nome ancora sconosciuto. Un nome che sarà l’essenza di una nuova vita di una ragazzina che vive a metà tra due mondi.
Gli dei non sono figure aleatorie, degli esempi lontani che non interferiscono con le vite degli uomini. Non in questa terra, non in questo mondo maledetto. Il culto, la religione o se preferite la magia permeano di sé ogni attimo di vita, e dobbiamo essere pronti a osservare un nuovo tipo di storia, una nuova realtà in cui dei e defunti camminano in mezzo ai vivi e ne cambiano le esistenze.
Conosci il tuo nemico è la regola fondamentale in guerra, e da buon generale Aulo Plauzio ne è ben consapevole. E il suo nemico non sono le tribù, ma coloro che di quelle tribù definiscono le sorti.
Con una struttura perfettamente circolare questo episodio si conclude laddove è cominciato.
La bocca del numida porta ancora una volta un messaggio, ma non sono più i morti a parlare ma i loro tramiti in quella terra lontana. Aulo va a conoscere il proprio nemico, affronta Veran nel territorio dei druidi, e gli permette di guidarlo in un mondo il cui accesso è consentito solo a pochi.
Aulo compie il suo viaggio nell’Oltretomba, incontra i suoi morti, incontra i suoi demoni, e in un rapido susseguirsi di immagini sconnesse trae la sua unica soluzione: non puoi sconfiggere questi popoli sconfiggendo i loro guerrieri. Devi sconfiggere i loro dei.