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Captain America: Brave New World, dopo un anno di stop, l’MCU prova a ripartire – La Recensione

Sam Wilson con lo scudo di Captain America
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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul film Marvel Captain America: Brave New World

Prove di ripartenza per l’MCU. Dopo un anno di doveroso stop, la Marvel torna sul grande schermo. Un appuntamento molto atteso, dopo i disastri del 2023. Captain America: Brave New World aveva il compito di archiviare le incertezze del passato e costituire un nuovo punto d’inizio e il risultato, bisogna dire, è stato raggiunto. Siamo di fronte, infatti, a un buonissimo film. Solido e concreto, con delle vibrazione che ci riportano finalmente al passato. Il debito con Winter Soldier è evidente e il modello scelto è quello giusto (ancora oggi, d’altronde, rimane uno dei più bei film Marvel). Sam Wilson regge la prova dell’eredità di Steve Rogers, ragionando proprio sul peso che quello scudo costituisce. Tutto sembra filare, finalmente, senza grossi intoppi.

Ne esce fuori, come dicevamo, un buonissimo film. Arricchito dalla presenza di grandi attori come Giancarlo Esposito e soprattutto un Harrison Ford capace sempre di impreziosire tutto ciò a cui prende parte. Soprattutto, però, ne esce fuori un film con una propria anima. Un racconto che, finalmente, non guarda solo al futuro, ma si costituisce e si esaurisce in se stesso. Lanciando, sì, alcuni spunti sul futuro dell’MCU, ma concentrandosi soprattutto sul proprio sviluppo. Captain America è sempre una certezza e non delude e così, dal suo eroe a stelle e strisce, la Marvel prova a ripartire pure sul grande schermo dopo i segnali incoraggianti ottenuti sul piccolo (qui, a proposito, potete recuperare la recensione dell’ultima serie tv Marvel Agatha All Along).

Thaddeus Ross a colloquio con Sam Wilson
Credits: Disney

Con Captain America: Brave New World torna il thriller politico

Particolarmente azzeccata la scelta (obbligata in teoria, ma con l’MCU visto di recente non si sa mai) del genere. Con Captain America: Brave New World si torna ad abbracciare il thriller dall’ampio respiro internazionale. L’adrenalinica azione politica. Ancora una volta evidenti gli echi di The Winter Soldier. Qui la narrazione funziona benissimo. Assume un buon ritmo, bilancia con efficacia l’azione e la tensione. Soprattutto si avvolge di un mistero molto interessante, relativo all’identità del compratore e al suo articolato, ma lucidamente spiegato, piano.

A convincere è però soprattutto lo sviluppo narrativo, che per una volta si spoglia di tutti quei legami col macro-universo che hanno tremendamente inficiato su molti dei film recenti dell’MCU. Captain America: Brave New World allestisce una propria storia, con una sua autonomia e una precisa identità. Ciò dà una definizione al film che non vedevamo da un po’ in casa Marvel e finalmente si percepisce un marchio di riconoscibilità che connatura con precisione il film. Poi le connessioni con la trama generale ci sono. Come base di partenza più che come conseguenza. Ma restano una cornice. Lo sviluppo narrativo rimane costantemente al centro del discorso e proprio per questo riesce ad assumere una direzione assolutamente convincente.

Larghe sono le spalle che reggono lo scudo

Era molta la curiosità intorno alla performance del nuovo Captain America. Sam Wilson è ormai un habitué dell’MCU, e non avevamo dubbi sulla solidità del personaggio. Non sapevamo, però, se avrebbe retto il peso dello scudo, raccogliendo la pesantissima eredità di uno degli eroi più iconici dell’MCU come Steve Rogers. La prova, invece, è stata ampiamente superata. Sam è dominante sullo schermo. Riempie la scena, detta i ritmi del racconto. Conferisce anche una sua impronta ben riconoscibile al personaggio. Il suo è un nuovo Captain America. Diverso, non una copia. E anche grazie a questo lavoro di definizione il film ha funzionato.

Con Sam Wilson, inoltre, Captain America: Brave New World offre pure lo spunto per ragionare su nuovi spunti offerti dal personaggio. Di particolare impatto è una frase della guest star Bucky (vi proponiamo, a proposito, anche la recensione di The Falcon and the Winter Soldier), che sottolinea come con Sam la gente non ha più qualcuno da ammirare, ma a un modello a cui aspirare. Sam Wilson è meno eroe e più uomo. Non è un super-soldato. Non ha qualità sovrumane, se non una forza di volontà più che ammirevoli. Oltre ovviamente a parecchi gadget gentilmente offerti dal Wakanda. Comunque è un Captain America più umano. Più vicino e raggiungibile.

L’eroismo, così, viene declinato in una nuova ottica. Al di là delle implicazioni narrative, è anche interessante sottolineare quelle concettuali. Nel nuovo mondo che si apre dopo quest’ultimo capitolo di Captain America c’è ancora spazio per l’umanità. Le minacce sono sempre meno terrene. La realtà è sempre meno vicina alla normalità. Anche in un contesto del genere, però, gli esseri umani possono ancora fare la differenza. Un bel messaggio, che soprattutto rievoca un sottotesto largamente presente nei fumetti. Per di più, gli eroi più umani piacciono particolarmente al pubblico. L’esempio di Iron Man è particolarmente calzante. In questo senso, dunque, la definizione di Sam Wilson mette davvero d’accordo tutti.

Sam Wilson e Joaquin Torres in Captain America: Brave New World
Credits: Disney

Tra passato e futuro

Abbiamo parlato della precisa identità narrativa di Captain America: Brave New World. Ci sono, però, come sottolineato pure dei legami importanti col resto dell’universo Marvel. Tanto col passato quanto col futuro. Ottiene finalmente giustizia L’incredibile Hulk del 2008, che assume qui una veste centrale facendo da sostrato contenutistico all’intero racconto. Ritroviamo diversi personaggi lì presenti, da un Thaddeus Ross interpretato sublimemente da Harrison Ford, al Samuel Sterns di Tim Blake Nelson. Passando per il cameo di Liv Tyler nei panni di Betty Ross. Il legame con L’incredibile Hulk segna, probabilmente, anche una volontà di ritornare alle origini. E se ciò significa anche recuperare quella compiutezza narrativa dei primi film dell’MCU non possiamo che esserne lieti (seppur, piccola postilla, L’incredibile Hulk fu tutto tranne che un film compiuto, ma ora ha sicuramente una nuova definizione).

I legami col futuro vengono invece relegati quasi esclusivamente alla scena post-credit (e menomale!). Senza arrovellarci troppo sopra, le parole di Sterns aprono a una nuova minaccia multiversale (gli X-Men? Versioni alternative degli Avengers?). Difficile da capire da ora, ma per fortuna, per stavolta, non c’interessa. Tornare a parlare di un film Marvel senza per forza dover soppesare sviluppi futuri (perché gli unici punti d’interesse del racconto) è già una vittoria. Captain America: Brave New World vive di vita propria. Sta in piedi da sé e magari non sarà il più bel film dell’MCU, ma era il film che serviva in questo momento.

L’universo Marvel ha provato a ripartire pure al cinema e secondo noi ci è riuscita. Lo ha fatto rinnovando con efficacia un personaggio iconico. Rispolverando aspirazioni narrative che non si vedevano da un po’. Dando un genere, una cornice e una compattezza al racconto. Il 2025 dell’ MCU si apre bene, tra qualche mese avremo già l’occasione di vedere se questi passi in avanti verranno confermati, trasformando magari una buona ripartenza in una nuova, solida, realtà.

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